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Ottobre: Incontro mensile

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INCONTRO Ottobre ‘05

Natale Colombo ( Usmate). Un saluto a tutti i presenti di cui alcuni portano ancora l’abbronzatura estiva.Stamattina, mentre preparavo l’incontro ho letto un trafiletto che mi sembra significativo per il nostro incontro: “Dio si traduce in una Presenza, una realtà presente che io incontro, una realtà perfettamente umana”. Ho pensato che, oggi, questo sarebbe avvenuto attraverso i volti dei presenti e di amici che condividono questa storia da molti anni. Per questo invochiamo la presenza di Dio fra noi con qualche canto.

Don Giancarlo. Faremo due canti centrati sulla parola “grazie”: “Grazie Signore” e “Grazie alla vita”. Sono canti che chiedono molta attenzione sia a quelli che sono nella fase problematica che a quelli che l’hanno già superata. Lasciamoci catturare dalla bellezza del messaggio che illumina le contraddizioni senza cancellarle. E’ diverso mirare all’ affronto dei problemi anziché alla loro cancellazione. Si può parlare di soluzione quando il significato di una prova diventa così luminoso da farla accettare.
La cancellazione mira alla rimozione del problema nella speranza di riavere quanto si è perso. Cosa impossibile per l’uomo. Consegnandosi nelle braccia di Colui che può tutto, la pesantezza del giogo verrà alleggerita e la si potrà portare con maggiore serenità. “Venite a me Voi che siete affaticati e stanchi, io vi ristorerò”.
In questa ottica cantiamo Grazie alla vita degli Intillimani, complesso cileno degli anni settanta., L’autrice, Violetta Parra, ha scritto questa canzone quando era in carcere per motivi politici.

Grazie alla vita che mi ha dato tanto…

La seconda canzone tratteggia i segni eclatanti del divino nella realtà e negli amici.

Grazie Signore che mi hai dato in tuo nome tanti fratelli per venire fino a Te…..

Anna Rimoldi ( Busto Arsizio). Quest’anno ricorre il mio venticinquesimo di matrimonio con Giovanni. Per ringraziare Dio abbiamo pensato di andare al Sacro Monte per fare la nostra adorazione nella cappella in cui era esposta la S. Eucaristia. Tra le varie preghiere recitate dalle suore io intercalavo spesso la nostra preghiera e, riflettendo sull’ultima frase…”ci guardi con la stessa pietà ed con lo stesso sguardo di Colui in cui sei” pensavo a mia figlia Gabriella che ora ha la possibilità di essere nella luce. Ciò mi ha dato conforto e mi ha portato gioia. Di questo sono certa e ringrazio per la possibilità che ho di vivere la presenza di mia figlia davanti al Signore.
Noi di solito siamo legati ai ricordi che, se ben analizzassimo, risultano più di tipo sentimentale che di giudizio. Umanamente siamo portati al ricordo che ci ha portato dolore e ci ha impedito di apprezzare l’amore del Signore e la certezza di sapere che i nostri figli sono con Lui e vivono la gioia.
In fin dei conti è la speranza a sostenere l’uomo, a confortarlo nei momenti difficili della vita e ad aiutarlo a vincere le paure, soprattutto la solitudine. Questa certezza ora la ritrovo più potente nei momenti in cui sono di fronte al Signore e sto anche rendendomi conto che ciò non è frutto di emotività ma di un giudizio che accompagna ogni momento della giornata.

Migliavacca Giancarlo ( Milano). Vorrei anch’io raccontare la mia esperienza. Il libro di don Giussani me ne fornisce l’occasione. Quello che a me appare più evidente è che noi accogliamo gli altri perché a nostra volta siamo stati accolti, amiamo perché siamo stati amati. All’inizio della nostra storia, quando eravamo annichiliti dal dramma accaduto, l’incontro con delle persone che avevano già vissuto la nostra esperienza e che ci potevano confortare, è stata l’ancora di salvezza che ci ha consentito a poco a poco di trasfigurare il dolore personale e di aprirci agli altri.
Ho un pensiero che mi porto dentro da molto tempo, difficile da concretizzare ma non impossibile. Mi piacerebbe che l’esperienza di qualcuno di noi potesse essere condivisa da altri attraverso la scelta di andare ad abitare insieme. Questo romperebbe gli schemi familiari individualistici e sarebbe di grande aiuto per la persona.
Voi sapete che Valentina ed io abbiamo accolto una ragazza cilena che, all’inizio, ci ha creato molte difficoltà. Proseguendo nell’esperienza ci siamo accorti che un conto è aiutare delle persone attraverso l’adozione a distanza ed un altro è accoglierle nella loro interezza e nella loro complessità senza avere progetti su di loro. In fin dei conti è stato l’incontro fra due solitudini: quella della ragazza che, orfana di genitori o abbandonata, cerca amore e comprensione e quella dei genitori che hanno perso un figlio ed hanno dentro un grande dolore. Dico questo per aiutare qualche persona qui presente a togliere eventuali riserve circa la possibilità di aprirsi a qualche esperienza analoga. Per noi è risultata di grande arricchimento. Pur essendo anziani ci siamo buttati in questa avventura affidandoci al Signore e Lui ci ha ripagato abbondantemente.

Don Giancarlo i due interventi contengono una tale ricchezza che vale la pena riprenderli.
L’esperienza di Giancarlo ci fa intravedere una prospettiva profetica, la possibilità cioè di vivere l’amicizia tra famiglie in modo più comunionale. Ma questo è potuto accadere perché c’è stato un uomo, Gesù, che a molti ha detto: venite e seguitemi per imparare..
Agli inizi i cosiddetti cristiani erano persone umili, ex schiavi, feccia non considerata persona che, nel seguire Gesù, hanno scorto la possibilità di un vantaggio per la loro vicenda umana.
I segni profetici sono opera di persone che, investite dalla grazia, generano forme di vita e di convivenza innovative rispetto ai costumi dominanti nelle società. Se quanto detto da Anna e da Giancarlo diventasse sensibilità comune, in Famiglie in cammino nascerebbero segni profetici per tutti.
L’uomo postmoderno ha incominciato a teorizzare, poi a pretendere e infine a legalizzare diritti soggettivi che non trovano giustificazione nella legge naturale e, di conseguenza, violano i diritti di Dio (aborto, eutanasia, manipolazioni genetiche…).
Il Papa, parlando ai giovani della GMG di Colonia, ha denunciato tale tendenza e ha messo in guardia ricordandoci che i diritti sono di Dio e non degli uomini. Agli uomini Dio ne ha dato alcuni come possibilità per una vita più vera e non come pretesa da gestire in modo libertario.
Vorrei anche far notare che Gian Carlo ha messo in risalto la differenza tra carità, caritativa e solidarietà. A lui si era presentata la possibilità di una adozione a distanza o di una accoglienza di persona fisica. L’ adozione a distanza è positiva e tanti di noi l’hanno già in corso con dei missionari o con delle associazioni no profit come AVSI. Anche noi come parrocchia, nella colletta della 3° domenica del mese, raccogliamo dei fondi a favore di Shakera, una bambina nata qualche mese fa a Partitico da una straniera che aveva rinunciato all’ aborto grazie all’intervento del CAV (Centro aiuto alla vita) di Busto Arsizio. L’adozione a distanza è un gesto di solidarietà e una forma di caritativa che viene incontro ai problemi di una persona gravata da un disagio economico ed educativo.
Accogliere in casa Evelyn a tempo indeterminato, come hanno fatto Giancarlo e Valentina, e’ una cosa diversa dall’adozione a distanza e non deve essere confusa con l’affido o l’adozione. L’accoglienza in casa di qualcuno è una libera scelta di amore, messa in atto da chi è disposto ad accettare il prossimo nella integralità della sua storia e del suo destino.
Quando l’amore viene vissuto così educa il cuore alla virtù della carità che diviene regola di ogni rapporto.
Don Giussani nel testo “Il miracolo dell’ospitalità” ci ricorda che a tale consapevolezza si arriva attraverso la fatica dell’esperienza della carità che matura nel corso degli anni.
Anna Rimoldi ne ha dato conferma. Ella che ha avuto per pochi mesi (da Natale a Pasqua) la sua piccola Maria Gabriella, dopo venticinque anni di vita matrimoniale, ha scoperto che segno e Mistero coincidono. Recitando la preghiera di Famiglie in cammino davanti all’Eucaristia ci ha detto di aver incominciato ad accorgersi che la sua Maria Gabriella era lì e, prima, non se ne era mai accorta.
Vi rendete conto del salto di qualità che la Fede fa fare alla ragione e al cuore!.. e che non è frutto di elucubrazioni filosofiche ma di esperienza. Nella misura in cui ciascuno di noi rimane fedele alla nostra compagnia, nel tempo, si ritroverà più libero e più capace di cogliere e di gustare il significato ultimo di tutte le cose.
Il metodo scelto da Dio per farsi incontrare dall’uomo è quello della familiarità e dell’amicizia tra persone custodi e testimoni della sua presenza in loro. Molti laicisti irridono tale convinzione attribuendola al fenomeno dell’autosuggestione. Secondo loro le persone diventano religiose perché rimangono impaurite e scosse dalle prove della vita. Non avendo più il coraggio di accettare la drammaticità dell’esistenza si inventano l’esistenza di un dio su cui proiettare e scaricare le loro paure, ansie e aspirazioni.
Essi però censurano la cosa fondamentale: che Dio è nato dall’utero di una donna, ha vissuto da uomo, è morto ed è risorto e che, attorno a quel fatto, uomini e donne di tutte le razze, culture e idiomi hanno trovato la risposta più significativa al vivere e al morire. In duemila anni questa catena umana, nata dall’incontro con quel fatto, non si è mai interrotta. E miliardi di persone hanno testimoniato e continuano a testimoniare un amore disinteressato a Cristo, al prossimo e alla realtà..
Sarebbe certamente bello se qualcuno di Famiglie in cammino mettesse su casa insieme per aiutarsi a vivere la comune vocazione condividendo con spirito evangelico risorse materiali e spirituali! E’ da augurarcelo ma non lo si può pretendere o imporre. Tra i miei amici ho parecchie famiglie che, da decenni, vivono questa scelta.
Anna Antonelli (Busto A.). Provocata dall’intervento di Anna Rimoldi volevo anch’io raccontare la mia esperienza. Sono di ritorno da una visita a Lourdes e già questo è quasi un miracolo. Dopo la perdita di Andrea la mia fede aveva vacillato ma senza crollare. Mio marito invece ha vissuto una sorta di ribellione a Dio. Il fatto che lui mio marito mi avesse chiesto di andare in pellegrinaggio era già un grande segno. Devo però onestamente dichiarare che, al primo momento, nella confusione non avevo captato un granchè. Anzi, in certi momenti, covavo una sorta di rabbia nell’ascoltare esperienze straordinarie mentre a me non succedeva niente.
Andando però a pregare sotto un tendone dove era esposto il Santissimo Sacramento mi sono ritrovata a fissarlo intensamente e, in quel contesto, nella mia mente sono passate diverse figure di familiari fra cui quella di mio figlio Andrea. Sentendo la testimonianza di Anna ho rivissuto quel momento che si è ripetuto durante la processione dei malati. Non so se sia stata una illusione ottica ma questo mi ha fatto molto contenta.

Natale Colombo( Usmate). Provocato dall’intervento di Giancarlo, confesso che guardo con simpatia l’idea suggerita di avere una casa comune anche se tale proposta non è di facile realizzazione perchè porta con sé molte insidie. E’ bello, comunque, tenere vivo questo desiderio. A questo proposito ho incontrato recentemente un amico frate che, conoscendo la nostra realtà, ci ha proposto la possibilità di avere una sede per Famiglie in cammino in Brianza.

Vito D’Incognito (Milano). Il testo l’ho letto un paio di volte e vi ho trovato parole chiave come amore e familiarità in parte già commentate. Vorrei aggiungere qualcosa sulla preghiera, umiltà, testimonianza e miracolo. Mi ha colpito molto il ricordo di don Giussani della sua mamma che, durante i lavori domestici, si fermava un attimo e, nel tempo, ha scoperto che pregava. Anche la mamma di Don Bosco sosteneva la missione apostolica del figlio pregando davanti al Crocefisso. Anche per me sono fulgidi esempi di fede e di libertà. In alcune occasioni a me risulta difficile fare il segno della croce per paura di essere giudicato.
In altre invece, specialmente all’inizio delle colazioni di lavoro, prego e faccio memoria dei volti delle persone care e dei miei amici. La preghiera, a volte, può assumere anche la forma di uno sguardo di comunione nei confronti dei nostri cari.
Caritativa è fare qualcosa per gli altri. Diventa esemplare quando fa trasparire quello che si ha nella mente e nel cuore. La caritativa che faccio alla mensa dei poveri di un convento carmelitano di Milano è un modo per portare testimonianza dell’amore di Gesù.
Per Savina, anche se lei non lo dice, andare a Messa nei giorni lavorativi durante l’intervallo è un altro modo di fare testimonianza. In conclusione camminando nel solco dei passi di Cristo si può essere suoi testimoni anche con piccole cose.

Maria Vallini (Arcore). E’ difficile trovare qualcuno in grado di capire veramente la sofferenza che ti riempie l’anima quando le persone più care ti lasciano sola. Troverai tanta gente con tante buone parole, parole di circostanza, parole preconfezionate, parole di rito che si perdono come foglie al vento. In realtà chi ha conosciuto, toccandolo con mano, il significato del dolore e dell’abbandono può veramente capire cos’è la sofferenza che si porta dentro. E’qui, in questo gruppo di amici accomunati dallo stesso dolore per la perdita dei nostri figli che ho ritrovato la forza di amare ancora la vita.
All’inizio lo strazio e il dolore ci fanno perdere il valore della fede ma grazie a Maria, abbiamo ritrovato la forza per ricominciare a vivere affidando la nostra sofferenza a Dio. Se non fossero stati i nostri figli a coinvolgerci non avremmo mai conosciuto il significato della misericordia e dell’amore di Dio. Grazie anche al carisma della nostra guida spirituale, don Giancarlo, ho sentito vibrare quella corda che spesso tiene chiuso il nostro cuore.

Don Giancarlo. Il metodo della familiarità è stato quello scelto da Dio per farsi incontrare e conoscere. Da Abramo in poi, Dio ha sempre scelto degli amici come tramite per altri. Quando si è fatto uomo si è circondato di discepoli che ha coinvolto nella sua amicizia dicendo loro che chi li avesse incontrati avrebbe incontrato Lui. La Chiesa è questo. La Chiesa è una compagnia di amici che si aiutano a guardare a Cristo per cogliere la verità delle cose.
Domenica sera mi trovavo a Milano per incontrare una persona che non vedevo da un po’ di tempo. Era un colonnello con alle spalle un matrimonio fallito e che, negli ultimi due anni, era scivolato in un pessimismo spaventoso arrivando addirittura a bestemmiare Dio. Gli ho offerto la mia amicizia e il mio sostegno Il suo risentimento è verso Dio perchè, secondo lui, un Dio che permette una vita tribolata sulla terra non può essere Dio. Non ha più fiducia in nessuno e nemmeno in me gli resisto facendogli capire la pericolosità della sua situazione psicosomatica e non solo religiosa. E’ una persona completamente trasformata dalle pesanti vicende della sua vita. e che non vuole più essere aiutato. Questo esempio l’ho fatto per far capire come, alcune volte, la perdita della speranza è tale che anche gli amici più cari non possono far niente. In altri casi invece le persone riconoscono il baratro in cui sono cadute e la vicinanza degli amici riesce a ridar loro speranza.
Concludendo la Chiesa è fatta di persone che vivono un’amicizia e si condividono in nome di Cristo.

Maria Vallini (Arcore). E’ difficile trovare qualcuno in grado di capire veramente la sofferenza che ti riempie l’anima quando le persone più care ti lasciano sola. Troverai tanta gente con tante buone parole, parole fatte giusto per il momento, parole preconfezionate, parole di rito , parole che si perdono come foglie al vento. In realtà , solo chi ha vissuto, chi ha conosciuto toccando con mano il significato del dolore e dell’abbandono può veramente capire cos’è la sofferenza che porti dentro di te. Ed è qui, in questo gruppo di amici, accomunati dallo stesso dolore per il distacco dai nostri figli a causa di malattie, incidenti, che ho ritrovato la forza di amare ancora la vita.
All’inizio strazio e dolore ci fanno perdere il valore della fede, ma grazie a Maria, abbiamo ritrovato la forza per ricominciare a vivere, affidando la nostra sofferenza a Dio. Se non fossero stati i nostri figli a coinvolgerci in un modo particolare, non avremmo mai conosciuto il significato della misericordia e dell’amore di Dio e questo grazie anche al carisma della nostra guida spirituale , don Giancarlo, che con il suo aiuto ha fatto vibrare e sciogliere in ognuno di noi quella corda che spesso tiene chiuso il nostro sentiero ed il nostro cuore.

Don Giancarlo. Se permetti , in riferimento all’umano ed agli amici, dove alcune prove hanno offuscato la vita o la stanno spegnendo, è la tradizione del metodo della familiarità. Dio che si è fatto uomo, è parlare ad altri uomini che possono perdere la trebisonda, scoraggiarsi, essere tentati di disperazione di fronte a certe prove della vita. La Chiesa è questo. Per me, e sono decenni, per me la Chiesa è la compagnia degli amici, che però mi aiutano sempre a guardare nel profondo per cogliere, riconoscere, in alcuni momenti con una chiarezza limpida, la verità, ed in altri una forma di chiarezza tormentata, dove la chiarezza è nel giudizio mentre i sentimenti sono nel tormento. In altri momenti c’è il buio completo e manca la ragione per cui ci si affida solo ai sentimenti del cuore. Ma a chi ti affidi? A colui che attraverso i tuoi amici traspare e attraverso di loro ti esorta a continuare e a non scoraggiarsi.
L’altra domenica mi trovavo ad una fermata di Milano ed ho incontrato una persona che non vedevo da molto tempo. Era un colonnello della finanza; un uomo il cui matrimonio era andato a catafascio e che negli ultimi periodo era caduto in un continuo degrado, addirittura con la bestemmia. Io gli ho offerto la mia amicizia e il mio sostegno esortandola a sentirsi ed a sostenerci per quanto riguarda le cose della vita. Il suo risentimento è contro Dio perchè, secondo lui, un Dio che permette una vita d’inferno sulla terra non può essere un Dio. Non ha più sfiducia in nessuno e nemmeno nella mia persona in quanto lo ostacolo e gli faccio capire la crudezza della sua situazione che a mio parere è a livello psichiatrico. E’ una persona completamente trasformata dalle vicende della vita, ed adesso capisco che è lui che si è lasciato andare e che non vuole essere aiutato. Questo esempio l’ho fatto per far capire come alcune volte la disperazione è tale che anche gli amici più cari non possono far niente. In altri casi, quando dietro c’è una volontà buona, le persone riconoscono il baratro in cui sono cadute e la voce, o familiarità, degli amici le riportano a galla ridando speranza e fiducia.
Comunque io pregherò per te ed inviterò i miei amici a farlo.
Per cui la Chiesa è fatta di volti e di persone che soffrono con te ed in alcuni casi sono impotenti nel trasmettere un messaggio di speranza ed in altri casi addirittura testimoniano il miracolo, che non è solo un fatto eccezionale, ma un qualcosa che accade nella quotidianità come molti esempi, anche fra noi, testimoniano.
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