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Settembre: incontro mensile

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Settembre 2003

Natale Colombo (Usmate). Ci ritroviamo dopo un periodo di vacanza, alcuni di noi hanno trascorso delle giornate insieme e questo è il secondo anno che siamo presenti al Meeting di Rimini con uno stand, avremo modo di ascoltare delle testimonianze.
Questo momento è stato vissuto in modo intenso e si è visto un popolo in movimento.
Introduciamo questa giornata con una preghiera, ringraziando il Signore che ci ha permesso di ritrovarci qui. E’ un desiderio che c’è in tutti noi, poco fa una signora mi ha chiesto di iniziare pregando la Madonna. Don Giancarlo. Gesù dice: “Io sarò sempre con voi, fino alla fine del mondo”. Precedentemente, per fugare dubbi e pregiudizi, con una progressione incalzante, aveva detto di sé molte cose, dapprima per immagini, poi per affermazione d’identità.
“Io sono il pane vivo disceso dal cielo” “Io sono la via per andare al Padre”.
Il Padre non è solo la presenza di Dio Padre, ma è anche il luogo della pienezza, della realizzazione della felicità. Nessuno va al Padre senza Gesù.
“Io sono la verità, Io sono la vita, Io sono la luce del mondo, Io sono la Resurrezione. Chi crede in me non morrà in eterno”.
Questo non significa che non passerà attraverso la morte biologica, ma avrà la pienezza della vita eterna.
Poi, nell’ultima notte, prima che lo portassero al Calvario, ha detto: “Io sono Dio”.
Nel momento dell’io folle, che pensava di essersi sbarazzato di una presenza scomoda, ma vera, è incominciato il miracolo. Il Centurione, dopo aver visto l’esplodere di fenomeni naturali, e un assassino che la tradizione popolare chiama Buon Ladrone, hanno riconosciuto la divinità dell’uomo morto sulla Croce.
Con questo Gesù ha messo un seme nella terra del giardino, ha messo un seme nel profondo del mio mattino. Il giardino è l’io profondo, il cuore d’ogni persona. Il profondo del mio mattino è l’amore di Dio per ciascuno di noi, che ha potuto realizzarsi nel concepimento d’ogni singolo uomo. Il profondo del mio mattino indica anche il mattino di Dio, l’aurora di “chi crede in me non morrà in eterno”. Canto : Il seme Quando Maria ha avuto la certezza che era Lui il Creatore, il Signore di tutto, che la eleggeva ad un compito che non interessava solo lei, ma, attraverso di lei tutta l’umanità, quindi anche ciascuno di noi, ha detto: “Eccomi”.
Davanti a questo ECCOMI, ognuno decida dentro, qualsiasi dramma o gioia abbia nel cuore. Eccomi, ci sto ancora, ci sto non solo per me, ma per spendere me a favore di tutti: questa è la missione. Missione è guardare la vita e pensarla nell’ottica delle parole di Gesù:”Andate in tutto il mondo, siate miei testimoni”. Io sono per un disegno più grande che abbraccia tutti gli uomini partendo dalla singola persona, unica, originalissima, irripetibile.
Quando “Ci sto” è ripetuto fino a diventare mentalità, offre uno sguardo e una capacità di giudizio sulla vita, sui fatti, sulle circostanze e ne fa cogliere il positivo. Anche nella notte buia si vede un barlume di luce, anche nei problemi che disorientano si diventa capaci di cogliere un filo di positività che da’ speranza.
Ora recitiamo il Magnificat e la nostra preghiera.Natale. Ho sentito in molti di voi il desiderio di ritrovarsi dopo il periodo estivo. Questo mi fa capire come sia grande il compito di “Famiglie in Cammino”. E’ un sostegno ai genitori che sono afflitti per la morte del loro figlio.
Inviterei tutti voi a mettere in comune le esperienze vissute in questo ultimo periodo.Matteo Lapescara( Busto A.). Settimana scorsa è stato inaugurato, nella nostra parrocchia, l’oratorio. Sono state dedicate due aule di catechismo a Michele, mio figlio, e a Mirko, figlio di Marcello Crolla.
Per noi è stata una grande gioia poiché i nostri ragazzi hanno vissuto in oratorio per tanti anni e pensiamo che, anche attraverso il segno della targa, saranno continuamente ricordati.Marcello Crolla(Busto A.). Sono stati i giovani che, per l’inaugurazione dell’oratorio di S.Edoardo, hanno voluto ricordare i loro compagni di gioco, per dare un senso al loro cammino di crescita.
Per me il segno positivo è vedere che qualcosa di bello avviene nella nostra gioventù: viene colto qualcosa di grande, un messaggio.
I nostri figli che sono in Paradiso non hanno vissuto invano, hanno comunicato un messaggio d’amore.Nicoletta Rosselli (Varese). Quest’estate ho vissuto un periodo strano perché il mio cuore ha fatto le bizze e sono rimasta a casa. Questo mi è servito per riflettere e ritrovarmi. Ho scritto dei pensieri che vorrei leggervi.
“Sto vivendo da nove anni un’esperienza di mutamento non facile. Ma mi accorgo che le crisi di ciascun passaggio, qualunque esso sia, se hanno uno sbocco evolutivo, diventano il cardine fondamentale della propria crescita. Questo mutamento vuol dire verificare le proprie forze, credere in se stessi, perdonare gli altri, portare un sorriso d’incoraggiamento , un abbraccio, una stretta di mano e soprattutto una speranza”.
E’ questo che ho provato quest’estate, ringrazio Dio per essere qui.Giovanna Del Bello (Sovere). Ringrazio tutti perché lentamente in me è avvenuta una trasformazione molto profonda.
Quando è morto mio figlio mi sono sentita come orfana, perché mi mancava tutto. Poco per volta, però, partecipando ai nostri incontri, mi sono sentita capita, aiutata. Anche se avevo altre amicizie, non era la stessa cosa che ritrovarsi qui.
Prima che morisse mio figlio non partecipavo alla vita della Chiesa. Dopo questo evento la fede si è riaccesa con un calore un po’ strano, era un modo per stare vicino a mio figlio.
Prima lo aiutavo materialmente, poi ho pensato istintivamente di stargli più vicino attraverso la Chiesa e il mio era un senso di dovere.
Ora tutto questo si è trasformato in desiderio. Mi sento bene quando partecipo alla Messa e mi sembra di essermi trasformata. Appartenere a questo gruppo mi da’ sicurezza.
Dopo un mese dalla morte di mio figlio è nato un nipotino, ma dopo due mesi è morto di morte bianca. Questo mi ha aiutato a ridiventare mamma in quanto mio figlio e mia nuora avevano bisogno di me.
A distanza di tre anni è nato un altro bambino ed è stata una grande gioia. Mia nuora è tranquilla e non prova la paura che pensava di avere dopo di una tale esperienza. Sia io che mia nuora siamo fermamente convinte che i nostri figli, dal Paradiso, ci aiutano. Flora Colombo (Usmate). In veste di segretaria, conoscendo le varie vicissitudini, posso dire che il nostro gruppo è un gruppo che vive.
Sono contenta di essere qui, di vedervi numerosi nonostante abbia inviato le lettere d’invito per l’incontro un po’ in ritardo.
La nostra estate è trascorsa bene, godendo di tutto quello che ci veniva dato. Al Meeting abbiamo incontrato con piacere degli amici che sono stati i primi che abbiamo incontrato quando è morto nostro figlio Cristian. Persone che non conoscevamo e che facevano parte del Movimento di Comunione e Liberazione, che ci hanno guidato, sostenuto e ci hanno fatto intravedere la possibilità di rinascere e rivivere.
Averli rivisti al Meeting dopo qualche anno è stato bello perché, quando l’amicizia è vera, anche quando non ci si vede e non c’è un contatto stretto, è come se ci si fosse lasciati il giorno prima.
Conoscendo la nostra storia ci hanno invitato ad una testimonianza presso la loro parrocchia a Cambiago. Facendo queste testimonianze si ha la possibilità di riflettere, si guarda al proprio cammino. Questi impegni ci richiamano al senso di essere lì, di cosa poter dire.
Anche se chi partecipa agli incontri non vive in prima persona la nostra storia, conosce però qualcuno che la sperimenta e mi rendo così conto che l’opera di Famiglie in Cammino è qualcosa di grande.Valeria Borsani (Canegrate) Sono otto anni che frequento questo gruppo. La mia estate è stata sofferta, perché segnata dalla malattia. La vostra presenza e il ripensare a tutto quello che ho imparato qui, è stato importante.
La passione di Gesù è un disegno di Dio. Quello che è successo a Gesù non è stato un caso, neppure la passione e la morte. Ma poi ci fu la Resurrezione.
Dobbiamo saper leggere come volontà di Dio che ci ama quello che ci circonda e anche quello che ci fa soffrire. Basterà che, insieme a Lui, ci abbandoniamo con un atto di totale fiducia nell’amore del Padre.
Ho pensato che, se non avessimo incontrato questa realtà, la nostra fatica dentro a tante prove non avrebbe avuto soluzione.Giorgio Macchi (Varese). Quando due anni fa abbiamo iniziato a pensare allo stand per il Meeting di Rimini, eravamo all’avventura e vedevamo solo la fatica di preparare il materiale e i turni che ci aspettavano. Il nostro io metteva sempre davanti i ma, i se o i contro. Tutte cose che frenano l’azione e posso fornire l’alibi per non fare niente.
Se non avessi fatto l’esperienza del Meeting, il mio cammino sarebbe sminuito. Sono sedici anni che è morta Lidia e potrebbe esserci il pericolo di trovarsi con una memoria attenuata, o perlomeno diversa. Il rischio è credere di avere fatto tutto il possibile e che alcune cose le debbano fare gli altri.
In realtà c’è un percorso personale nella missione che apre alla felicità. Questo è il contenuto del titolo del Meeting, secondo me bellissimo: C’è un uomo che ama la vita e desidera giorni felici?”
La mia risposta, dopo una settima di Meeting con gli amici, è stata d’adesione totale: “IO”.
Il nostro stand è diventato un simbolo. La gente passandogli davanti e incontrando la nostra realtà, dimostrava rispetto e quasi ammirazione per la nostra testimonianza.
Casualmente una di queste sere, guardando un programma televisivo, ho visto il sindaco di S.Giuliano con una delle mamme dei bambini deceduti per il crollo della scuola ed ho visto la loro disperazione. Dopo un inizio di solidarietà nazionale in paese sono incominciate, per loro, le calunnie così che la disperazione per la perdita di un figlio si è ulteriormente aggravata.
Il messaggio del Vescovo di Loreto è stato molto edificante e sostiene quello che noi viviamo nel nostro piccolo gruppo.
Dice: “Il dolore va condiviso perché solo con la condivisione si trova la speranza per andare avanti”.PaolaMacchi (Varese). Al Meeting non andavo neanche a mangiare, perché mi piaceva stare allo stand e incontrare le persone. Questo mi caricava e non sentivo neanche la fatica.
Anche Tina era presente con Giuseppe, dopo due giorni è tornata a casa ma poi è ritornata, attratta da quella realtà.
Mettersi a disposizione degli altri è capire ancora di più il dolore e la condivisone. Abbiamo incontrato le situazioni più varie, anche di chi non ha provato personalmente il dolore di una morte ma era interessato per un amico o un parente.
Una signora non aveva il coraggio di avvicinarsi, ma poi, tutta titubante, mi ha raccontato la sua storia: non aveva perso un figlio, ma aveva un marito che la picchiava e si è fermata a lungo a parlare. Questo è lo spirito con cui ci proponiamo al Meeting.
Vi auguro di provare, l’anno prossimo, questa esperienza perché è veramente un’esperienza grande.Giorgio. Un progetto, visto sulla carta, può apparire folle; in realtà gli incontri sono tutt’altra cosa.
L’assemblea tenuta al Meeting è stata una vera sorpresa per il numero di persone che vi hanno partecipato e per la ricchezza di testimonianze. Ho vissuto una cosa brutto e una bella, devo ringraziare le persone del gruppo che mi sono state vicine in queste circostanze.
Il fratello del marito di mia figlia si è suicidato, era in cura dallo psicologo e lavorava presso le suore. Ha telefonato al fratello, perché capiva di non stare bene, il quale lo ha consigliato di rivolgersi allo psicologo. Nel frattempo, con mia figlia, sono andati in Brianza, dove abitava, e dopo aver abbattuto la porta lo hanno trovato impiccato. E’ stato un dolore grande, aggravato da un rapporto col padre molto problematico.
Al contrario, il matrimonio di mia figlia è stata una festa gioiosa e tutte le amiche le sono state particolarmente vicine.Marisa Crolla (Busto A.). Abbiamo avuto ospite Paola Giorgetti, presso il cui albergo andiamo a dormire in occasione del Meeting. E’ venuta per salutare Luigia, la madrina di Mirko.
Questa è stata una bella estate, ma la malattia di Luigia mi ha provocato un grande vuoto. Luigia, oltre ad essere la madrina di Mirko, è la nostra guida spirituale. Ha dato anche tanto al nostro gruppo di scuola di comunità, in cui siamo cresciute.
Anche adesso, nella sofferenza, riesce a comunicare tanto e andando a trovarla si viene via con serenità. Lei dice: “Vogliatemi bene e state uniti a questa compagnia che, pur scalcinata, è l’unica cosa che avete in questo mondo di nulla”.
Chiedo a tutti la preghiera, perché Luigia continua ad avere fiducia nel miracolo e chiede di pregare Don Orione cui lei è molto devota. Preghiamo perché sia fatta per lei la Sua volontà e per me ci sia il coraggio di guardare a lei con la speranza che mi ha sempre dato e la fiducia nel Signore.Teresina Meroni (Erba): Quando è morto nostro figlio Davide, con lui era deceduto un ragazzo della Sicilia, Calogero, che era nostro ospite perché i ragazzi avevano fatto il periodo militare assieme. Di questo ragazzo non conoscevamo i genitori e li abbiamo sentiti solo telefonicamente in questa circostanza.
Il nostro desiderio più grande era quello di incontrarli e portare la nostra vicinanza. Questo passo non era assolutamente facile e se siamo riusciti a farlo dobbiamo ringraziare Vito e Savina che, durante un soggiorno in Sicilia, sono andati da questa famiglia.
Hanno potuto parlare con loro e hanno parlato soprattutto di noi, preparando la strada perché anche noi li potessimo incontrare. Da questa famiglia abbiamo ricevuto un calore che non ci aspettavamo. Abbiamo capito che la loro accoglienza era dovuta a quello che Vito e Savina avevano raccontato.
I giorni che abbiamo trascorso con i genitori e i fratelli di Calogero, sono stati emotivamente molto ricchi ma anche tristi. Ci hanno dato però anche serenità di cuore perché loro sono con noi, quello che è successo ai nostri figli ci accomuna e una parte del nostro cuore è anche in Sicilia.
Nel mese di maggio ho letto una lettera di una mamma disperata per la morte del figlio. Oltre alla disperazione ha in cuore una grande amarezza e rabbia contro tutto il paese dove è avvenuto il fatto, per una sorta d’omertà dei vicini, che non vogliono testimoniare. E’ una signora piena di rabbia.
Nella lettera chiedeva un po’ di pace. Ho ritagliato l’articolo e a luglio le ho scritto con parole spontanee dettatemi dal cuore, raccontando la mia esperienza e cercando di portare un po’ di conforto.
Quando ha ricevuto la mia lettera, è andata alla ricerca del mio numero telefonico e mi ha chiamato. E’ stata un’esperienza spiritualmente grandiosa, non so cosa sarò in grado di fare, anche perché questa signora ha tutta la sua rabbia addosso e non riesce a trovare conforto. Ha voglia di conoscermi e spero che, prima o poi, riusciremo ad incontrarla.
Penso che la spinta a scrivere la lettera derivi dal fatto che, partecipando a questo gruppo, nasca il desiderio di camminare, di trovare qualcosa di positivo in questa nostra vita.
Le parole che mi piacciono di più, nella nostra preghiera, sono proprio queste: “Aiutaci a vivere con più verità la nostra vita e il nostro compito”. Quando è successo l’incidente di Davide domando questo al Signore, di farmi capire quale dovesse essere il mio compito, cosa avrei dovuto fare. Incomincio ad intuire la risposta, il fatto di partecipare a questo gruppo e trovare la forza di continuare viene riversata anche nelle situazioni che ci possono capitare intorno, saper cogliere le circostanze per portare conforto a chi ancora è nella disperazione totale.Don Giancarlo: Prima mi hanno presentato alcune coppie provate da poco, si portano dentro il dramma che tanti in questi anni hanno fatto evolvere nel solco di una speranza e di un recupero di gioia di vivere.
Se se la sentono, possono presentarsi, o possono farlo chi li ha accompagnati.Tiziana Bettollini (Parabiago). Vi presento questi nuovi amici di Nerviano: Mariuccia e Gabriele, hanno perso recentemente il figlio. Cerchiamo di star loro vicino.Franca: E’ morto mio figlio, mi manca tanto.Don Giancarlo: Durante una gara, era un cicloamatore, stava preparandosi alla mille chilometri che sarebbe terminata a Parigi. Stava allenandosi con altri e una macchina lo ha travolto, uccidendolo all’istante. Alcuni di voi hanno preparato delle torte, possiamo gustarle assieme e fare una pausa.
Don Giancarlo. Cercherò di estrapolare dalla ricchezza delle testimonianze qualche spunto. Seguirà poi una serie di comunicazioni che è importante conoscere e memorizzare per vivere la corresponsabilità.
Quando si incontra Famiglie in Cammino si è frastornati e spaesati. Segue poi la fase di un rodaggio in cui si intuisce la possibilità di un percorso di speranza. Nel passo successivo, quando la vita del gruppo risponde alle proprie aspettative, inizia il momento della responsabilità. L’opera, nata per iniziativa di qualcuno, diventa opera di tutti. La casa che ti ha accolto diventa la tua casa. Prima eri stato accolto come ospite. Adesso sei tu ad aprire la porta per accogliere altri ospiti.
La Chiesa si è diffusa nel mondo in tal modo. “Andate in tutto il mondo e annunciate”.
Parlate di Me, quello che avete capito stando con me.
Anche quando l’autorità civile, politica, militare, impedisce di parlare, la risposta dei primi apostoli era: “Non possiamo non parlare di ciò che ha cambiato la nostra vita; non possiamo tacere di quello che i nostri occhi hanno visto e di ciò che la nostra vita ha avuto come grazia d’incontro, da cui si è trovata arricchita”. E’ più importante obbedire a Dio che agli uomini.
Parto da quello che mi confidava Anna Maria quando le ho chiesto: “Come va, stai lottando?” Questo è un complimento, se le sfide della vita colgono sul campo di battaglia pronti, sfidati e sfidanti.
Lei mi ha risposto: “E’ un conflitto unico, è sempre un conflitto. Ci sono dei periodi in cui mi sembra di tenere un cavallo focoso con le redini che lo guidano, per cui è un conflitto pilotato. Altre volte è un conflitto che mi schiaccia, dilaga e io sono portata come una naufraga un po’ di qui, un po’ di là”.
Parto da questa confidenza per fare un’affermazione. La vita è fatta di battaglie dove il contenuto di queste non è normalmente, o sempre, legato alle disgrazie che accadono, ai problemi. E’ legato al compito di vivere.
Don Giussani, fondatore di Comunione e Liberazione, con il quale sono in un rapporto di discepolo, quest’estate ha illustrato quello da cui sto partendo, con un’immagine che vi prego di imprimervi nella mente perché, secondo me, nei prossimi anni sarà la sfida che tutti i cristiani saranno chiamati a vivere, nella misura in cui ne diventeranno coscenti e ne capiranno la portata.
Don Giussani ci ha detto che oggi è in corso il conflitto fra l’essere e il nulla. Non fra le disgrazie e la speranza del cuore. Fra l’essere (Don Giussani si riferisce a Dio) e la tendenza culturale che ha fatto la scelta, e vede miriadi di persone fare la scelta o non scelta, di affidarsi al nichilismo, cioè al niente. L’effimero è il nulla.
Il conflitto di cui Anna Maria parlava, e Don Giussani, con la frase: “La lotta fra l’essere e il nulla fa riferimento” è il conflitto positivo tra ciò cui sono chiamato, noi uomini siamo chiamati come compito, come vocazione. La vocazione è il Paradiso, la salvezza; una parola catechistica che significa il compimento di tutti i desideri veri, di tutte le aspirazioni e delle esigenze primarie del cuore, della natura umana. Esigenze di verità, di giustizia, d’amore, di pace; che poi si riassumono in una parola: felicità.
Il conflitto è su questi contenuti positivi e la battaglia quotidiana è perché il nulla, gli scoraggiamenti, lo sguardo annebbiato, l’appiattimento del cuore, non abbiano il sopravvento sul rigurgito di vita, sul desiderio dell’infinito.
Don Giussani aggiunge che in una creatura, la Madonna, ha il paradigma, l’esemplarità più affascinante e inarrivabile. Questa ragazza, diventata poi madre e donna, ha vissuto una vita commossa e mossa dall’attrattiva dell’infinito. L’Essere, Dio, Gesù come avvenimento vivo, presente, operante in mezzo a noi insegna la familiarità. Chi guarda a lei, chi filialmente apre il cuore a lei e cammina con la concezione della vita che lei ha imparato alla scuola di Gesù, diventa familiare con la realtà tutta, affascinante o repellente.
C’è un sintomo che ci permette di capire se siamo gente in battaglia che accetta positivamente la conflittualità, indipendentemente da certe condizioni; perché non sempre si avanza. Qualche volta si va anche indietro ed ogni tanto si ha la necessità di fermarsi.
Bellissimo l’intervento di Nicoletta che ha detto: “Non ho potuto andare in vacanza, ma ho avuto la possibilità di verificare, nella riflessione, le mie forze e ho ritrovato l’impulso per donarmi di più agli altri, nel mio piccolo”.
C’è un indizio di questa conflittualità che è l’inquietudine del cuore. L’inquietudine come tensione positiva di chi non si rassegna mai al punto d’arrivo, ma mira a qualcosa di oltre, tende ad un passo ulteriore, cedendo all’attrattiva del mistero di Dio, che ha preso forma in Gesù, e ascoltando gli impulsi del cuore.
Assieme a questa inquietudine la preghiera come mendicanza a Dio che si è fatto mendicante per venire incontro all’uomo e farsi conoscere da lui, per svelare all’uomo i segreti sulla vita. Vuole che noi diventiamo mendicanti di Lui, perché quanto più si diventa mendicanti di Cristo, tanto più la soluzione (risposte adeguate ai nostri bisogni più profondi) la otteniamo.
Mi sento di indicare a tutti la formulazione che Giovanna ci ha proposto, come condizione che aiuta in questa inquietudine positiva,in questa sfida quotidiana, aiuta a riconoscere e a fissare lo sguardo sull’obbiettivo che promette. Il nostro cuore è inquieto finché non possiede la realtà, e la realtà è Dio.
Giovanna diceva che l’appartenenza alla nostra compagnia, in questi anni, le ha dato una carica di fede e di speranza. La vicinanza fisica, sperimentata in questi anni, l’ha portata a scoprire la comunione spirituale dentro la Chiesa e attraverso la Chiesa. Questo è un elemento che come strada fa risultare, nella fatica, vincenti e assicurati. Stare vicino, anche se non è possibile fisicamente, ricordando certi volti, certe parole ascoltate, certe testimonianze che ci hanno illuminato, o per il sussulto che hanno avuto dentro di noi.
Il libero pensatore, l’individuo autonomista, l’indipendente, non fa strada. Perché è sempre solo davanti a sé. Ma per poter vincere il limite che è in ciascuno di noi si ha bisogno di altro da noi. Il segreto è appartenere a segni che rimandano sempre più nel profondo di verità e pienezza, nel profondo della comunione che è Dio. Il miracolo sta che dalla comunione con persone limitate, ma libere e tendenzialmente vere, si arriva al tutto.
Parecchi hanno parlato della trasformazione del cuore e della mentalità, grazie all’appartenenza cui bisogna affezionarsi, che bisogna amare più di noi stessi. Il segno della nostra appartenenza è un sacramento, cioè un segno che rimanda a qualcosa di più grande che è onnipotente che è amore e misericordia.
Questa appartenenza ha una regola mai evitabile: la condivisione, quella che citava anche Paola, riferendola al vescovo di Loreto.
Paolo nella lettera ai Galati definiva così la condivisione: “Portare gli uni i pesi degli altri” per amore alla pienezza che è Cristo.
Chi cammina con la presenza di Dio negli occhi e nel cuore, si trova capace di decifrare la volontà di Dio. Cioè di capire cosa sta chiedendo a me Dio oggi, come il senso di quello che mi ha chiesto negli anni passati e quello che mi chiederà domani. Quando diventiamo capaci di fare questo, allora crescono gli atti d’amore nei confronti dell’amore che il Padre ha su tutti, dai più vicini ai più lontani.
Il conflitto non è un’obiezione, il conflitto, se è la sfida che la nostra natura accetta dai casi della vita, ma soprattutto dalle esigenze di pienezza del cuore, è positivo. Per questo dicevo di domandare l’inquietudine e di domandare da mendicanti l’aiuto che ci viene dall’alto.
Il segreto, la strada è il legame, l’affezione amorosa, l’appartenenza ad una compagnia di volti preferiti, in rapporto ad altri volti amicalmente vicini o caritativamente abbordabili, ma deve esserci una preferenza, una scelta di preferenze. Dove c’è preferenza c’è condivisione; non si condividono i mali o i bisogni del mondo. Si condividono i bisogni e i mali di chi ci è prossimo. Per potere condividere occorre decidere che quello è il proprio prossimo.
Il regalo che ci fa Dio, che si è fatto mendicante e di cui noi mendichiamo l’amorevolezza, è la capacità di discernimento. Cominciare a decifrare ciò che Lui indica e, starci. Standoci, avendo imparato qualcosa dal suo amore, ci fa diventare missionari.Natale. Don Giancarlo alle 18,30 celebrerà la S.Messa ricordando tutti i nostri ragazzi e in particolare: Giovanni Bulgheroni,………..
Come segnalato sulla lettera, dal 27 agosto è attivo il sito internet “wwwfamiglieincammino.org ”. Se potete visitatelo. E’ un sito nuovo e necessita di essere, non solo gestito, ma alimentato. Giuseppe ha la responsabilità di questa iniziativa e accetta l’aiuto del gruppo. Cedo a lui la parola in modo che possa spiegare meglio.Giuseppe Forame(Milano). E’ un sito creato per poter comunicare anche ad altri le nostre esperienze di fronte alla tragedia della morte di un figlio. Qui è raccolta la nostra storia, le iniziative che si sono attuate in questi quindici anni, le testimonianze, i verbali degli incontri svoltisi da settembre dello scorso anno fino a marzo di quest’anno.
Ci sono anche i contatti, cioè per il momento il numero di telefono della Parrocchia di Don Giancarlo, poi aggiungeremo altri numeri telefonici, con un po’ di cautela perché non sappiamo chi ci contatterà.
Per renderlo vivo occorre la collaborazione di tutti. Chi ha un computer vi può accedere e qualsiasi persona che abbia un’idea la può comunicare. Dobbiamo pensare a questo sito come fosse un giornale e lo dobbiamo rendere il più vivo possibile, con aggiornamenti e con suggerimenti vari.
Abbiamo deciso di impostare un comitato di redazione, come si fa per i giornali. Chi fosse interessato a dare la propria adesione ci può dare il suo nominativo e verrà contattato.
Org. è la sigla delle organizzazioni che operano non a fine di lucro e garantisce a chi si collega che il sito non serve per scopi di lucro.
La e-mail del sito è: info@famiglieincammino.orgNatale: Nell’ultimo incontro abbiamo terminato la meditazione del libro “Alla ricerca del volto umano”. All’interno della fraternità abbiamo preso in considerazione altri testi su cui lavorare. Invito Don Giancarlo ad illustrarli.Don Giancarlo: Quest’estate è uscito il libro di Don Giussani che, non è stato scritto da lui, ma che degli amici hanno redatto partendo da lezioni e consigli che abbracciano un arco di 25 anni di storia del Movimento. Interventi paterni che Don Giussani aveva fatto a suoi amici che avevano dato origine a Famiglie per l’Accoglienza.
Il titolo è: “Il miracolo dell’ospitalità”
Il sentirsi accolti, che genera poi la capacità di accogliere, nella gratuità fa fiorire nell’esistenza un miracolo: il cambiamento del cuore. L’altra opportunità ci è offerta dal libro del Cardinale Dionigi Tettamanzi: Sarete miei testimoni che è il messaggio per far conoscere la Chiesa nel Mondo.
Prenderemo degli spunti e dei capitoli a seconda degli argomenti dell’incontro. Vi invito a passare a Flora le eventuali prenotazioni.
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