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Ottobre: incontro mensile

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FAMIGLIE IN CAMMINO
Incontro di Ottobre

Natale Colombo (Usmate). Introduciamo la nostra assemblea con un canto e con la preghiera. Poi seguiremo i suggerimenti della lettera mensile.

Don Giancarlo. Da tempo stiamo dicendo che il cantare non è dei giovani ma è di chi ha una speranza nel cuore. Quelli che possono attingere a una speranza inesauribile sono i credenti veri e, in particolare, i Cristiani che hanno incontrato e conosciuto Gesù come il contenuto della speranza che non delude. In certi frangenti della vita, senza la sua presenza nel cuore, voglia di cantare non ne viene. Con Lui nel cuore si riesce.
Magari lo spunto del canto non parte da te ma da qualcuno che è più sereno o più disinvolto. Basta guardarlo e seguirlo in uno spirito di amicizia.
Vi propongo oggi il blues del giovane ricco. In forma dialogica, sottolinea come il cuore di sasso abbia bisogno di essere trasformato in un cuore palpitante per il miracolo dello Spirito che, mi auguro, possa investire anche noi (pag. 14). L’altro canto: Quando uno ha il cuore buono è a pag.16. Non tutti ci riusciranno, non tutti conoscono i canti. Chi non è capace o non è abituato si lasci condurre da altri il cui cuore è infiammato dal fuoco dello Spirito Santo.
IL BLUES DEL GIOVANE RICCOUn giorno domandai a lu mio Signore:Dimmi c’ho da fa pè veni con te?Isso ma rispose: Nun c’è niente da fare:apri bene gli occhi e mettete a guarda.Un giorno domandai a lu mio Signore:Dimmi c’ho da fa pè veni con te?Isso ma rispose: Nun c’è niente da fare:basta solamente che ma stai a ascoltar.Gli occhi ce l’ho aperti e le orecchie pure;che me manca ancò pè veni lassù?Spacca quellu sasso che c’hai dentro lu core,lassa perde tutto e vieni dietro a me. QUANDO UNO HA IL CUORE BUONOQuando uno ha il cuore buono non ha più paura di niente, E’ felice d’ogni cosa, vuole amare solamente. Quante volte t’ho chiamato per nome,quante volte ho cercato di te,ma tu fuggi e ti nascondi,vorrei proprio sapere perché. Rit.Poco dopo è calata la notte,la tua voce ho sentito gridar;io ti dico: ritorna alla casa,il mio amore è più grande del mar. Rit.Tu hai sentito chiamare il tuo nome:non puoi certo scordarlo mai più.Su non fingere di essere sordo,puoi rispondermi solo tu. Rit.

Natale Colombo. Nella lettera del mese c’è questo spunto: il santo non è un superuomo, il santo è un uomo vero in quanto aderisce a Dio e quindi all’ideale di pienezza per cui è stato costituito il suo cuore. Lasciamoci interpellare.

Don Giancarlo: Le persone nuove che vogliono presentarsi lo facciano con libertà. Invito Gabriella che conosco da alcuni decenni a farlo per prima. So che Gabriella è una mamma forte.

Gabriella (Legnano). Buon giorno a tutti. Mi chiamo Gabriella. Mia figlia Silvia è morta 10 giorni fa. Anche se non ho mai detto perché proprio a me? non ho mai provato invidia per situazioni più normali. Devo dire che, dopo tre anni di sofferenza e di matrimonio Silvia, anzichè una vita che le doveva sorridere, si è trovata in una malattia che non dà scampo. Come tutti ha avuto la sua ribellione. Non capiva perché le venisse chiesto tutto questo. Anche se non ha mai detto perché proprio a me?, ha affrontato la malattia alternando speranze a cedimenti. Quando ha capito la ragione che poteva dare senso alla sua malattia, allora si è veramente trasformata e ha aiutato anche noi. Ha affrontato giorno per giorno quello che le veniva richiesto e l’ha offerto al Signore. Ha lasciato scritto delle cose molto belle che abbiamo trovato. Una ve la voglio dire brevemente : Tutte le mattine, quando mi alzo, io entro nei calici di tutte le Messe che vengono dette. Questo era il suo modo di affrontare la malattia.
Non so se questa è una forma di santità. Dato però che il santo è un uomo vero, lei era una donna che offriva tutto questo in modo vero. Io sono venuta qui anche per farmi aiutare perché sto soffrendo quanto state soffrendo voi. Sono rimasta sola dopo la morte prematura di mio marito. Ho ancora un figlio, dei nipoti e tanti amici. Spero soprattutto che la mia Fede non venga meno. Mia figlia aveva 29 anni. Prima del matrimonio era sanissima, bella, faceva parte del Movimento di CL e faceva caritativa. Questo incontro con il Movimento, per lei e per il resto della mia famiglia, è stato molto importante. Silvia amava profondamente la vita.

Giorgio Macchi (Varese). Parlo per conto della nostra amica Maria che è qui per la prima volta ed è stata portata da un’amica comune. Mi ha chiesto di raccontare la sua storia. E’ una persona che ha perso Barbara, una figlia di vent’anni e che ha una grande forza e una grande sofferenza dentro. E’ passato un po’ di tempo dalla morte e ha fatto un cammino da sola, non avendo trovato persone che la potessero aiutare. E’ qui per camminare con noi.
La sua è una situazione che, a volte, si crea quando si precipita in certi drammi. La famiglia si unisce o si divide. Il suo cruccio maggiore è il rapporto col marito che si è chiuso in se stesso e non ha saputo reagire al dolore. Oggi lei inizia un cammino con noi, sperando che, un domani, anche suo marito possa seguirla. Chiedo a tutti di starle vicino in modo che questo contesto familiare possa cambiare. Ha un altro figlio di vent’anni. Ognuno vive il dolore per conto proprio e non riescono a comunicare fra di loro.

Teresina Meroni (Erba). Voglio portare un’ esperienza che ho vissuto questa settimana nella mia parrocchia. Ho partecipato all’incontro di catechesi per adulti. Il prete che la guidava ha parlato dell’ultima frase del Padre nostro. Mai come in quella situazione sembrava che il sacerdote parlasse a me. Il sacerdote ha letto il brano dell’Esodo che narra la fuga di Israele dall’Egitto per avviarsi verso la terra promessa. Di questo brano mi ha colpito l’inizio: il grido del popolo oppresso che gridava la sua sofferenza. Allora mi sono venuti in mente quei genitori che fanno fatica a pregare od a invocare Dio. Lui sembra non voler ascoltare il grido dell’uomo anche se l’uomo continua ad invocarLo. Dio ascolta comunque il grido degli oppressi e si fa carico della loro sofferenza. Questo crea un legame tra noi e Dio. Egli è un Dio attento alla sofferenza dell’uomo ed interviene per liberarla.

Don Giancarlo. Non dimentichiamo mai che ogni forma di grido è l’espressione di un cuore inappagato che dà voce alla sua insufficienza e alla sua impotenza. Tanto è vero che il soddisfatto o l’ orgoglioso non grida la domanda ma, spesso, sentenzia dall’alto in basso. Chi grida dà sfogo al suo bisogno di incontrare qualcuno che possa intervenire e aiutarlo. Il grido è l’espressione naturale del mendicante. La preghiera infatti è mendicanza. A chi? A qualcuno che c’è e che, ascoltando, voglia intervenire. Il Manzoni ha dato forma letteraria a quanto ci stiamo dicendo in quel famoso capitolo dei Promessi Sposi passato alla storia con il nome La notte dell’Innominato. E’ la notte nella quale egli grida Dio, se ci sei manifestati. Poi trova una risposta indiretta nello scampanio dell’ Ave Maria della chiesa di Olate (Lecco). Ho voluto fare questa precisazione perché non siamo ancora di fronte al contenuto del grido della preghiera cristiana insegnataci da Gesù che non si rivolge al se ci sei ma al Padre che è nei cieli. Ogni grido è da valorizzare anche se, in molti casi, il grido assomiglia di più alla ribellione o alla bestemmia che al lamento di un cuore ferito.
E’ uno spunto su cui la nostra ragione deve riflettere. L’ esperienza ci aiuterà a coglierne la verità o meno. La convinzione non viene mai da nessuno, è l’esito di un’ esperienza personale. Quello che qualcuno ci può testimoniare è uno spunto, magari credibile e autorevole, ma sarà sempre e solo l’esperienza a portare alla certezza.
La legge da seguire è quella della gradualità e della progressione che prevede, però, una eccezione, il miracolo come folgorazione che brucia le tappe.
Il grido più ragionevole di cui l’uomo è capace è veni sante spiritus: Spirito Santo fà il miracolo, manifestati e fammi capire. Allora sì che si bruciano le tappe. Pensate a Paolo che sulla via per Damasco si ritrova disarcionato da cavallo. Lui, il comandante che impara in un istante a obbedire. Va’ da Anania e, dopo che Anania gli ha fatto l’annuncio di Gesù, gli cadono le squame dagli occhi. Da quel momento parte subito per la missione e, dopo alcuni anni, torna a confrontarsi con Pietro.

Natale Colombo. Ieri con Flora ed alcuni amici ero a Loreto con 20.000 persone che avevano aderito al pellegrinaggio per il ventennale del riconoscimento della Fraternità di Comunione e Liberazione. Sono rimasto commosso e stupito da come insieme si recitava il rosario. Avevo dentro il desiderio di pregare per gli amici. Pregavo per voi e per chi oggi non è qui e anche per quelli che non riescono a trovare un senso al dramma che è loro capitato. Ho capito il significato di quello che l’ Angelo ha annunciato a Maria e che noi ricordiamo nell’Angelus: il figlio non cercato ma avuto in dono sarebbe morto in croce. E’ un pò come la nostra vita. Trovandomi insieme a migliaia di amici ho incominciato ad avere più coraggio perché ho capito che la preghiera ha una forza grandissima e può dare molto ad ognuno di noi. Siamo tornati molto tardi questa mattina. Sono molto contento di essere qui, nonostante la stanchezza, perché volevo raccontarvi questa esperienza.

Don Giancarlo: Natale ha tirato in scena il gesto del pellegrinaggio di ringraziamento alla Madonna per il riconoscimento che il Papa ha dato al carisma di un prete brianzolo, Don Luigi Giussani, fondatore del Movimento ecclesiale Comunione e Liberazione. Quest’anno ha compiuto 80 anni. Il quotidiano Avvenire gli ha fatto un’intervista. A una delle domande Come prega Don Giussani e quale invocazione sale più frequentemente dal suo cuore durante la giornata? egli ha risposto: La mia preghiera è la liturgia e la continua ripetizione di una formula Veni Sante Spiritus, Veni per Mariam, cioè, renditi presente attraverso il ventre, la carne della Madonna. Questa antica giaculatoria è la sintesi di tutta la Tradizione cattolica e segna il metodo di Dio per farsi conoscere dagli uomini: l’incarnazione non la sublimazione. Tutto il cristianesimo è lì. Nell’inno alla Vergine, Dante parla del caldo del ventre della Madonna. Il fatto che lì prende forma il Mistero è la cosa più impensabile e, solo se vissuta nell’esperienza di una comunione in Cristo, si può cominciare a capire qualcosa. La preghiera è il gesto più ragionevole che l’uomo, ingaggiato nella lotta per la vita, possa compiere. Il mistero-carità rivelatosi in Gesù è l’inizio e la fine di tutto. Io non sono niente, sono uno zero. E’ l’infinito che fa tutto, non si farebbe niente se ciò che facciamo non ci fosse donato.

Marisa Crolla (Busto A.) Anch’io sono stata a Loreto con Giovanna e con Anna. Sono molto legata alla fisicità delle persone. Lì conoscevo tante persone. L’ aver vissuto gomito a gomito dalle 22 del sabato fino a mezzogiorno della domenica è stato grande anche se faticoso. Mi viene da ringraziare Giovanna e Anna perché da sola non ce l’avrei fatta. Ho anche capito che devo dire sempre di sì alle occasioni straordinarie che mi vengono proposte anche se costano fatica. E’ stato troppo bello andare e compiere insieme questo gesto!

Gabriella (Legnano). Vorrei dire una cosa a proposito della preghiera. Noi, nel nostro dolore, non riusciamo ad essere serene. Io ho pianto tanto e mi sono chiesta il perché della malattia di mia figlia. Il piangere è la forma di preghiera più semplice e più efficace. Mia figlia era troppo stanca per dire tutto il rosario. Don Giussani ci ha detto che il veni sancte spiritumè la forma di pregare più semplice e più corretta. Spero che questa forma di preghiera vissuta da Silvia possa servire anche a qualcuno di voi.

Don Giancarlo: Quando l’uomo aderisce a Dio che è pienezza, crea la premessa per un cambiamento di mentalità nella sua vita e nel suo itinerario educativo. Di fronte alle circostanze concrete attraverso cui Dio ci sorprende, qual è il metro di misurazione che abbiamo? La fede, non dimentichiamolo mai, è il metro unificante di tutto. In che modo far diventare Cristo il punto unificante?

Giorgio Targa (Milano). L’altra sera stavo leggendo insieme a Raimonda un brano del Vangelo se non diventerete come bambini non entrerete nel regno dei cieli. Gesù invita ad avere un cuore puro, un cuore di bambino che si rivolge al padre e alla madre perché essi sono tutto per lui. L’amore che riceve nella sua vita lo deve a loro. Il bambino non fa altro che abbracciare il padre e la madre perché sa che gli vogliono bene.
Nella mia vita c’è un’altra figura di riferimento, la Madonna. Ella riceve la visita dell’ Angelo Gabriele che le dice: Rallegrati o Maria perché il Signore è con te, il Signore ha scelto te per il suo disegno di salvezza e per fare nascere dalla tua carne il Messia, il figlio dell’ Altissimo. Quello che mi ha impressionato della Madonna è la sua risposta senza tentennamenti e senza dubbi. La Madonna ci invita a dare risposte serene ai casi della vita. Per Lei era in gioco la nascita di un figlio; per noi invece la morte di un figlio. La sua risposta avvenne all’inizio della sua vita, consapevole, quindi, di una opzione quindi di libertà vantaggiosa per Lei e per l’umanità. Io chiedo alla Madonna di aiutarmi ad avere la fede nel suo disegno buono che porta serenità.
In molti quadri che rappresentano l’Annunciazione, la Madonna è raffigurata nella posizione di chi sta leggendo. Vuol dire che ella si preparava alla vita meditando nella Bibbia i contenuti imprevedibili del disegno di Dio. Io chiedo alla Madonna che aiuti me e ciascuno di noi ad avere tale familiarità con la Parola di Dio.

Don Giancarlo. Sulla questione del sì non vorrei che si insinuassero logiche di tipo moralistico. Di Madonna ce n’è stata e ce n’è una sola. Lei è la piena di grazia, la riempita di benevolenza da Dio. La sua grandezza è stata quella di aver usato la sua libertà per dare una svolta decisiva alla sua esistenza. Il sì di Marco che cosa vuol dire? Che io non mi appartengo più; non voglio che il mio io divenga il criterio per misurare la realtà. Da oggi Tu, o Signore, sarai per me il paradigma del mio pensare, giudicare, scegliere e agire. A Lei è stato dato di rendersi conto dell’ importanza dell’ obbedire per amore e di stare sul fronte della vita con il sì continuo. Il Vangelo parla poco della Madonna. I suoi contemporanei parlavano però di Lei come di una donna dalla statura fuori dal comune. Infatti è unica.
L’ uomo incomincia a dire sì quando fa un incontro simile a quello che è capitato alla Madonna. Oggi un gruppo di noi ha mangiato insieme. Stando a tavola a un certo punto Elviro di Endine mi dice:Fino a un pò di tempo fa non ragionavo così. Era un’altra mentalità quella che mi portavo addosso! Adesso guardo la vita, giudico le situazioni, vivo i rapporti in un’altra ottica. E aggiungeva: sono sempre nervoso, però mentre prima ero io che.., adesso capisco dove e quando l’istintività ha il sopravvento. Quello che conta è accorgersi che, in un certo giorno della vita, è accaduto un incontro che ha aiutato a rendersi conto della bontà di incominciare a dire sì ai contenuti di esso, e imparare ad attingere lì i criteri del vivere che, nel tempo, sono diventati sensibilità culturale, etica, morale, quindi patrimonio personale.
La vita, dopo il primo sì, si carica di drammaticità perché, prima di quell’ incontro, il vero e il cattivo, il bello e il brutto, il giusto e l’ingiusto erano sfuocati. Non avevano una linea di demarcazione precisa. Dopo quell’ incontro e il sì scaturito i campi sono ben distinti. Per dire no alla verità incontrata nella forza dell’ evidenza e dell’ attrattiva ci vuole coraggio. E’ difficile essere grandi e cattivi peccatori come è impervio essere santi. Noi preferiamo in genere la via del borghesismo che cuce, temporeggia e che, anziché le linee nette ama gli aloni nei quali manipolare la realtà secondo tornaconti diretti o indiretti, però mai eccessivamente scomodi. Dal giorno in cui sei stato colpito dalla Verità il sì assume un volto e una pregnanza che abbraccia tutto. Da quel giorno la vita diventa drammatica perché diventa sequela e fedeltà amorevole a Cristo.
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