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Settembre: incontro mensile

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ASSEMBLEA SCUOLA di COMUNITA’
Settembre 2002

Don Giancarlo. Gli uomini più acuti e umanamente più geniali sanno distinguere la diversità fra il bello e ciò che è esteticamente fruibile. L’ esteticamente fruibile lo si ammira. Il bello invece muove, attrae, commuove.

Nicoletta mi ha suggerito di dare alla preghiera la forma del ringraziamento. Il fatto del nostro ritrovarsi è la cosa più bella di Famiglie in cammino perché esprime il profondo del nostro cuore. Viene infatti dal cuore il bisogno di incontrare gli amici con cui si sta camminando e che spartiscono con noi il senso ultimo del vivere: l’ ideale. Ringraziamo Dio perché ci siamo e ci fa incontrare. Noi saremmo rimasti degli estranei se i fatti drammatici della vita non ci avessero messo insieme e non avessero fatto della nostra amicizia un luogo di accoglienza, di conforto, di sostegno e

di confronto. Non potremmo più perderci di vista anche se lo volessimo. Certi volti e certe storie non le possiamo più cancellare da noi stessi perché ne sono diventati un contrassegno incancellabile. Accogliamo il suggerimento di Nicoletta perché è vero, quindi bello.

Nella recita dell’ Ora Media ricordiamo tutti i nostri ragazzi di cui ricorre l’anniversario in settembre. Saranno ricordati anche durante la S. Messa di questa sera.

Natale Colombo (Usmate). Saluti a tutti. Sono circa due mesi che non ci troviamo.In tutti, a giudicare dalle telefonate e dai commenti ascoltati, c’era il desiderio di rivedersi. Vi invito a raccontare le esperienze positive o negative dell’estate.Invito anche i nuovi a presentarsi. Non so se avete notato i cartelli esposti all’ingresso che testimoniano la presenza di un nostro stand al Meeting di Rimini. Molti delle nostre famiglie erano presenti.

Per me è stata un’esperienza faticosa ma bellissima. Il nostro stand è stato visitato da molte persone che chiedevano informazioni sulla nostra attività. Tanti già conoscevano Famiglie in cammino per gli articoli apparsi su vari giornali e riviste, in particolare “Tracce”. Chi di noi ha potuto vivere questa esperienza ne è stato largamente gratificato. Invito anche loro a portare dei contributi.

Angela Seribelli (Milano).Vi porto i saluti di Romolo e Fiorina che non hanno potuto partecipare.Vorrei chiedervi se è possibile credere a messaggi ricevuti attraverso il sogno.

Mia figlia ha dato ad una sua amica un messaggio per noi e dice che si trova bene e che possiamo stare tranquilli.

Elena Piatti (Varese). Nostro figlio Matteo si è tolto la vita nel gennaio di quest’ anno. Noi siamo già venuti all’ incontro di aprile. Quello che domanda Angela è successo anche a me. Mio figlio, in questi sei mesi, mi è apparso in sogno una volta e mi ha detto: mamma, io non sono mai morto. Sono vivo e sono qui con voi. Questo mi ha dato una grande serenità.

Vorrei chiedere un’altra cosa. Noi siamo stati molto aiutati nel nostro dolore da amici di Comunione e Liberazione. Con loro abbiamo condiviso diversi incontri. Però noi, in tutti questi anni, non siamo mai stati persone di fede e non siamo riusciti ad esserlo neanche adesso. Vorrei sapere dalle persone che hanno avuto una esperienza come la nostra e che avevano già la fede, in che modo la fede ha potuto aiutarli. Noi oggi stiamo facendo molta fatica. Cerchiamo di avvicinarci alla fede per superare la nostra tragedia ma facciamo molta fatica. Grazie.

Applauso.

Pulitano Nazzareno (Tradate). Io un po’ di fede l’ho sempre avuta, non tanta, ma un po’ si. Ti posso dire una cosa molto semplice e vera. La fede è una cosa straordinaria, ci aiuta a vivere e a sopravvivere. Se io non avessi avuto fede, avrei rischiato di impazzire. Nella liturgia odierna S. Paolo diceva: “Volete vivere e restare nelle tribolazioni oppure lasciare questo corpo per andare vicino a Gesù?”. La mia convinzione è che la vita non finisce su questa terra. Essa è passaggio per andare al Padre. Quando saremo lassù staremo molto meglio di adesso. Saremo più vicini a Dio e saremo più felici. Il corpo lo lasceremo sulla terra ma lo spirito no.

Mia figlia morta era una gemella. Nel giorno dell’anniversario le ho festeggiate tutte e due; una con una S. Messa e l’altra con una torta. Anche se il mio cuore piangeva ho dovuto farlo. L’ ho fatto nella convinzione che mia figlia sta molto più bene di noi tre e che ci sia più vicina adesso di prima. Anch’io come voi l’ho sognata. Era immersa in una grande luce.

Perciò ti invito a coltivare più che puoi la Fede. Sono convinto che arriverai a una svolta.

Sandro Cremona (Legnano). Noi abbiamo fede in un Dio che ci ama. Spesso diventa difficile credere che questo Dio è una presenza che ci ama. Egli ci ama da sempre. Ripeto una frase che ho sentito: noi dovremmo vivere come se Dio ci amasse. Non perché Dio non ci ama ma perché siamo noi che viviamo come se Dio non ci amasse.

Dio è un padre a cui è successo quello che è successo a noi. Anche Lui ha visto morire il figlio unico. Io penso che il Dio rivelatoci da Gesù ci è vicino non solo perché è onnipresente ma anche perché ha visto morire il suo unico figlio. Ricordiamoci sempre che Dio ci ama!!

Vito D’Incognito (Milano). Nostro figlio si è tolto la vita inspiegabilmente. Noi partivamo da una situazione di fede di comodo, una Fede da una tantum in coincidenza con le feste comandate. Però pregavamo e, ogni volta che succedeva qualche contrarietà, chiedevamo di avere più fede.

Vi auguro che nelle tue preghiere ci sia veramente questo desiderio forte di avere l’ aiuto divino. E’ importante anche l’aiuto umano che voi state ricevendo da chi ha saputo starvi vicino. Nello stesso tempo chiedete che la fede scenda in voi e vi porti un po’ di serenità. Il poter conoscere, anche attraverso i sogni, che i nostri ragazzi stanno bene è una consolazione che ci rasserena.

Una mamma nostra amica, incontrata in chiesa dopo la nostra tragedia, aveva detto: prego per la vostra santità . Il significato dell’ affermazione allora non mi era chiaro. Oggi capisco che, dentro la preghiera di questa nostra cara amica, c’era la richiesta di un aumento della nostra Fede. Quanto più si accresce la fede tanto più il nostro modo di vivere è scandito dalla preghiera che è memoria di Gesù presente. Così si possono vivere le cose della giornata con uno sguardo che non è più il nostro ma ci viene donato. Mi auguro che quello che è avvenuto in noi possa avvenire anche in voi.

Natale Colombo. Vedo in arrivo delle persone care. Sono Gilberto e Simonetta, diventati genitori adottivi di due gemelli cileni presenti con loro. Chiediamo a Gilberto cos’è per lui la fede e come si manifesta.

Gilberto Prina (Milano). La fede significa accettare quello che il buon Dio ci manda.

Nda (Non riesce più a continuare. Per capire il suo stato d’animo bisogna conoscere la sua storia. Ha perso la figlia, il papà e la suocera in un unico incidente. Sono attimi di commozione ed di emozione vibrante per tutti i presenti.)

Simonetta Prina (Milano). Volevo dirvi due cose. Il Vangelo di oggi dice che la Fede è abbandono totale a Dio. Ce lo siamo ripetuto tante volte in questi anni. Noi adesso l’abbiamo proprio sperimentato. In questi ultimi anni mi sono chiesta tante volte perché quanto avevamo progettato, per un motivo o per un altro, non andava mai a buon fine (la possibilità di una gravidanza). Il Vangelo ci ricorda che i nostri pensieri non sono quelli di Dio e, soprattutto, che i suoi tempi non sono i nostri. Per capire esistenzialmente questo ci sono voluti otto anni. Adesso abbiamo incominciato a renderci conto perché tutto quello che progettavamo non si concretizzava mai. Evidentemente il piano di Dio su noi era un altro. Da qualche parte del mondo c’erano questi due bambini che ci aspettavano fin d’allora. Sono Manuel e Patricio che ora sono qui con noi.

Un’altra cosa bella è il messaggio di Anna e Giovanni Rimoldi che ho trovato nella posta elettronica e che riportava un intervento sul centuplo quaggiù fatto anni fa in una assemblea ma che ora capiamo nel suo pieno significato. Ci credevo anche prima. Adesso però l’abbiamo sperimentato incontrando Manuel e Patricio. Sono bravissimi Speriamo che vadano avanti così.

Ma perché a noi? Me lo chiedo anche adesso. Ora abbiamo la possibilità di renderci conto della grazia ricevuta. E’ il momento di ringraziare tutti gli amici che ci sono stati vicini in questi anni e soprattutto Don Giancarlo che non ci ha abbandonato quando le cose non le capivamo.


Fausto Benzi (Cuggiono). Ringrazio in modo particolare Simonetta e Gilberto perché, se mi trovo qui, è grazie a loro. Quando è successa la mia tragedia io avevo fede. Per grazia io la fede l’ho sempre avuta. Anch’io come tutti, al primo momento, ripetevo a me stesso: “Che cosa posso avere fatto di così grave per essermi meritato un castigo così terribile?”. Poi riflettendoci sopra, anche con l’aiuto degli amici, mi sono reso conto che non c’ entrava il castigo di Dio. Altrimenti non si capirebbe perchè anche la Madonna e Dio padre abbiano visto morire il loro figlio Gesù in croce. La Madonna, in questo senso è d’ aiuto all’ umanità intera.

Io mi sono dato questa risposta: sono certo che Gesù vuole il mio bene, vuole il bene della mia famiglia, ha voluto e vuole il bene di mio figlio. Io non capisco perché questa cosa sia successa. Sono certo però che quanto è successo è per il mio bene. Da lì sarebbe scaturita una cosa più grande. Ho cercato allora di partire dalle cose positive e mi sono detto: questo Cristo che è morto in croce per la salvezza di tutti, sicuramente mi vuole bene. Da questo fatto sono ripartito per costruire la mia vita.

Antonio Zanotello (Cavaria). Nella grande tragedia del suicidio di mia figlia insieme al suo fidanzato, la prima cosa che ho cercato è stato il Padre. Posso dirvi una cosa? Devo ringraziare molti di voi perché mi avete aiutato. Se io adesso sono ancora qui vuol dire che sono ancora capace di amare e so ancora partecipare al progetto del Signore. Questo per me è la cosa più importante.

Giorgio Targa (Milano). Ai genitori la cui tragedia è successa da pochi mesi voglio dire due cose. Non abbiate paura e non abbiate fretta. La mia esperienza è questa.

Quando a 16 anni il nostro figlio unico Leonardo è morto, anch’io e Raimonda siamo stati travolti per mesi dal dolore e dalla disperazione. Le lacrime sono state tante come per tutti voi. Mi sono affidato alla preghiera e all’aiuto della Madonna perché anche Lei ha visto morire in croce suo figlio. Per lei sono bastati tre giorni per poi vedere la resurrezione di suo figlio. Per me ci sono voluti anni. Mi affidavo alla Chiesa, alla lettura dei Vangeli, alla preghiera ed all’Eucarestia.

Dopo quattro anni mi sono detto: questo evento che il Signore ha permesso in un disegno di salvezza, come diceva prima Fausto, non lo posso tenere solo per me. Allora Raimonda ed io abbiamo fatto partire Famiglie in cammino per condividere un cammino di speranza con altri genitori e per aiutarci reciprocamente.

Perché ci chiamiamo Famiglie in Cammino? Perché il cammino che dobbiamo fare è impegnativo e faticoso. E’ un cammino di cambiamento. Dobbiamo cambiare il nostro cuore, cambiare il modo di vedere il disegno che Gesù ha sulla nostra vita di genitori. Per molti mesi, forse anche per molti anni, questo ci sembra incomprensibile come ha detto Simonetta. Poi questa compagnia, nel tempo, ci ha aiutato a scorgere l’aspetto positivo e le cose buone che il Signore ci stava preparando.

La prima cosa che vi dico è: non abbiate fretta. Non esiste la risposta immediata. Il Signore però, nel tempo, dà a tutti la forza di trovare la risposta. L’ importante è rimanere in cammino con persone vive e vere. In questi anni tutti abbiamo visto le cose nuove che il Signore stava producendo nella nostra vita. Quello che abbiamo sentito da Simonetta è una di tali meraviglie. Io ne ho avute altre. Tanti genitori presenti potrebbero testimoniarne altre. La prima cosa meravigliosa è ritrovare la serenità dentro la Croce. Il nostro dolore trasfigurato è in grado di vedere la luce eterna in cui i nostri figli vivono. Questa luce eterna che attende anche noi dopo un cammino faticoso di fede richiede tempo, costanza e la grazia del Signore.

A tutti dico: abbiate coraggio, abbiate fiducia, non abbiate fretta. Noi siamo qui per darci una mano. E’ possibile farcela!!!

Maria (Lodi). Provengo da un piccolo paese vicino a Lodi. Sono lieta di essere presente a questo incontro di Famiglie in cammino. Con voi ho fatto la bella esperienza del pellegrinaggio al Sacro Monte di Varese, il 30 di Giugno.

Vi posso assicurare che, in quell’ occasione, ho vissuto momenti di pace e di dolore, benefici per il mio spirito. Mi sono sentita subito accolta e capita da persone che condividevano il mio dolore. Ho apprezzato il cammino di fede in corso nelle persone che ho incontrato.

Il giorno 26 Agosto 2001 mio figlio Roberto ci ha lasciati improvvisamente. Il dolore, lo sgomento e l’ impotenza provati in quel momento non sto a descriverli.

Il Signore mi ha dato la forza di rivolgermi a Lui chiedendogli di evitarmi la disperazione. Gli ho chiesto di darmi la forza di portare un dolore così grande. Posso dire che il carico di questa Croce, talvolta molto pesante, l’ho offerto a Lui. Solo nella preghiera trovo sollievo. Con la Sua protezione riesco anche a vivere momenti di serenità. Attualmente abito con mio figlio Alessandro. Sono vedova da quasi 12 anni.

Mi trovo qui con voi grazie all’aiuto dell’ amica, Donatella. Lei si è data da fare per trovare il vostro gruppo del quale aveva già sentito parlare. Ringrazio tutte quelle persone che ho incontrato durante il pellegrinaggio e che mi hanno fatto sentire la loro amicizia condividendo con me la comune sofferenza. Un grazie particolare e caloroso lo dedico a Giorgio e Paola Macchi per la loro accoglienza ed a Savina e Vito D’Incognito con cui ho fatto il viaggio di ritorno a Milano. Il loro modo di parlarmi e la loro esperienza mi hanno comunicato la certezza che il mio Roberto è sempre con me. Il libro delle sintesi dei vostri incontri mensili mi ha dato forza e speranza nei momenti più bui. Posso affermare che questa dolorosa esperienza mi ha avvicinato di più al Signore. Da alcuni mesi partecipo al gruppo di preghiera di Rinnovamento dello Spirito di Lodi il sabato pomeriggio.

Giuseppe Forame (Milano). In un certo senso sono nuovo perché, pur frequentando da tre anni questo gruppo, è la prima volta che prendo la parola in assemblea. Per dire qualcosa ad una persona che soffre bisogna sentirselo dentro. Ci sono voluti oltre tre anni anche per me. Sono tornato a comunicarmi durante la Messa solamente a marzo di quest’ anno. Ero arrabbiato, arrabbiatissimo con il Signore. Non riuscivo a concepire determinate questioni. Però avevo sentore che la strada che stavo facendo era la strada giusta. Non ho chiesto a nostro Signore di avere la fede ma la speranza. La cosa che più mi ha buttato giù dopo la morte di mio figlio Matteo era proprio la mancanza di speranza. Un genitore progetta per il futuro del figlio e, ad un certo punto, non c’è più niente.

La risposta poi è arrivata con la fede. La fede mi ha dato speranza. Mi ha dato quella speranza che mi ha consentito di andare avanti. Io non concepivo un Dio con la D maiuscola che sentivo molto lontano da me. Sono riuscito a riconoscere Gesù Cristo nelle facce degli amici che oggi sono qui: Natale, Flora, Giorgio, Paola, Vito, Savina, Gilberto, Simonetta, Gino, Maria Rosa e molti altri presenti. Attraverso l’incontro con loro e il loro modo di vivere, sono riuscito a trovare la fede. E, attraverso la fede, la speranza di reincontrare mio figlio.

Natale Colombo (Usmate). Fra di noi è presente, oggi, l’ amica Carla che è stata malata seriamente e, da quasi un anno, mancava ai nostri incontri. So che lei difficilmente riuscirà a dire qualcosa. Sento di esprimere il pensiero di tutti dicendole: “Benvenuta fra di noi! Grazie per la tua presenza che per noi è già una testimonianza. So che stai ancora soffrendo ma è bello che tu sia qui con noi”.

Giorgio Massetti (Milano). Anch’ io vorrei aggiungere un pensiero per il sostegno fraterno di Luciano ed Elena Piatti. Da pochissimo tempo avete perso un figlio; il dolore è ancora così cocente da sentirvi annientati.

Anch’io ho perso un figlio di due anni e la moglie di 30. Capisco il vostro stato d’animo.

E’ difficile avere parole di conforto. Comunque sono al vostro fianco con il sostegno di una preghiera fraterna.

Il Signore, nella sua grande misericordia, irradia, dona luce ed energia di conforto a tutti i sofferenti, non solo per soccorrerli ma anche, e più ancora, per aiutarli a scoprire la Grazia che il dolore porta con sé, grazia che trasformerà il dolore in dono.

Una delle infinite vie della misericordia del Padre è stata quella di farvi arrivare fra noi. Saremmo lieti di poter percorrere insieme la via che ci porta al Padre.

I nostri cari non sono morti ma soltanto transitati. Forse non dovevano più rimanere in questa vita transitoria di affanno. Il loro programma di vita terrena era arrivato al capolinea. Il Signore li ha chiamati a sé, luogo dell’armonia in cui la luce non ha mai tramonto.

I nostri cari sono vicini a noi più di prima. Più la nostra fede si rafforza, più sentiremo il cuore pervaso dalla gioia. Questa è un’ altra conferma della bontà del Signore.

Giorgio Macchi (Varese). Carissimi, vorrei portare una testimonianza sulle vacanze estive.

A Giugno è stato fatto a casa mia il ritrovo annuale della Fraternità. Annualmente si valuta il cammino personale e del gruppo. Don Giancarlo era contento perché aveva notato una crescita di responsabilità ed un incremento della nostra missionarietà.

Giovanni Rimoldi ha proposto di aprire a Rimini uno stand di Famiglie in cammino che testimoniasse ai visitatori l’ opera in corso. La proposta era allettante ed alcuni hanno aderito subito. Io e Paola avevamo appena ricevuto da nostra figlia Stefania l’invito a fare una vacanza in Sicilia con la sua famiglia. Avevamo già dato una conferma di massima.

Pur sapendo di non poter partecipare al meeting mi sono dato da fare nei preparativi preliminari. Ma questo non è bastato a tacitare la mia coscienza tanto da farmi sentire come un tradimento il fatto di non esserci.

Durante le vacanze comunitarie a Reggimonti si parlava spesso del nostro stand a Rimini. Mi sembrava che, pur rispettando la nostra decisione di andare in vacanza con la nostra figlia, si faceva notare l’importanza della nostra presenza al meeting. Così abbiamo capito che, pur a malincuore, a noi il Signore chiedeva di dare la priorità alla missione.

Da subito la scelta si è rivelata felicissima. Il nostro stand era sempre affollato di visitatori che chiedevano informazioni sulla nostra opera o che erano direttamente interessati perché avevano perso un figlio. Abbiamo avuto l’occasione di parlare del nostro gruppo anche con personaggi famosi come Versace o l’amministratore delegato della Herz o con Marina Salomon e molti altri.

Molte volte è difficile prendere delle decisioni, soprattutto quando queste coinvolgono la famiglia. In questi casi bisogna chiedere aiuto agli amici per valutare il meglio nell’ ottica di Dio. Nel nostro caso, pur sapendo che avremmo passato delle bellissime vacanze in Sicilia, siamo stati contenti di aver scelto Rimini. Pur essendo stato molto faticoso è stato appagante dal punto di vista della missionarietà ed ha contribuito ad una grossa crescita personale.

Ho fatto questa riflessione per affermare che non bisogna tradire l’eredità dei nostri figli. L’ amore che noi genitori nutriamo verso di loro, genera il desiderio della missione nei confronti degli altri. Poi ognuno troverà la sua strada ed il suo ambito. Fidarsi ed affidarsi è molto importante. Solo così si può crescere. Se in un’ opera si sta dentro a mezzo servizio non si può assaporare la bellezza del cambiamento.

Il misurarsi continuamente sulle esigenze della vita favorisce il cambiamento. Il dolore che prima schiacciava si trasfigura e diventa sorgente di grazia e di fede.

La fede è fatta di piccoli segnali giornalieri, di scintille che, nel tempo, producono un fuoco. Sarà così anche per voi cari amici, Elena e Luciano. Un iniziale cammino, attraverso amici comuni, lo state facendo. Siete stati a La Thuile alle vacanze del Movimento di Varese. Adesso siete qui con Famiglie in cammino. Anche questi sono piccoli segnali.

La vostra ferita è troppo recente per non sanguinare più. Penso che sarebbe inumano ed ingiusto se, dopo un breve tempo, aveste già capito tutto della morte di un figlio. Ci vuole tempo e pazienza, come diceva nel suo intervento Giorgio Targa. Il tempo darà le ragioni e la fede crescerà. L’alternativa è la disperazione e la solitudine. Un figlio è troppo importante per la nostra vita e solo i genitori conoscono i sacrifici fatti per educarlo. Come è possibile essere sereni dopo un così breve periodo? Sarebbe inumano ed ingiusto!!!

Poi i figli vanno invocati. Bisogna chiedere aiuto a loro attraverso Cristo soprattutto nei momenti di crisi. Spesso anch’ io invoco Lidia e le chiedo di aiutarmi nelle decisioni importanti. Sarà un caso ma spesso sono esaudito ed i miei pensieri, magari confusi, si chiarificano.

Oggi l’uomo non crede più per tradizione e desidera che la Sua fede sia confortata il più possibile dalla ragione. In questo senso Don Giussani e Famiglie in cammino ci aiutano a capire con la ragione il cammino di fede che stiamo facendo. Bisogna solo non avere fretta e non demoralizzarsi se qualcosa non si capisce o se qualcuno cammina più in fretta di noi. Ognuno ha i suoi tempi.

Don Giancarlo:

Si è partiti da due domande e le risposte hanno spalancato davanti a noi un’ orizzonte pieno di risposte suggestive. Risposte credibili perché nate dalla carne e dal sangue. Ma oltre alle risposte, secondo me, sono state poste un’infinità di altre domande. Non formulate come interrogativi ma tracciate come piste da esplorare. A me alcune risposte non sarebbero mai venute in mente. Ascoltandole da quell’ amico o da quella amica si sono rivelate portatrici di verità. Quando una risposta rovescia un impianto mentale o un modo abituale di ragionare è come essere stimolati ad alzare il proprio sguardo per guardare nella direzione più vera e più illuminante. Anche se certe risposte sono equiparabili a un colpo allo stomaco, conviene accettarle perché sono portatrici di promessa.

Di fronte a grandi eventi e davanti a problemi irrisolti da una vita, una soluzione che avvenisse nell’ arco di due mesi sarebbe “umanamente ingiusta”, diceva Giorgio. Non ci avevo mai pensato!! Tanto più le cose sono grandi, tanto più le contingenze della vita sono universali, in quanto toccano la nostra origine ed il nostro destino, hanno bisogno non solo di tanto spazio ma di approfondimento e di tanto tempo, di pazienza, di costanza e di attesa.

Come questa, anche tantissime altre risposte mi hanno colpito. In alcuni momenti, oggi, ho sentito dentro di me emozioni così forti da arrivare quasi alle lacrime. Fermiamoci qui per adesso.


Pausa di convivenza.

Don Giancarlo.

1 - Rifacendomi all’ intervento di Giuseppe, ringrazio Dio perché ci ha donato dei fiori profumati che hanno allietato col profumo della speranza la nostra assemblea.

Durante la pausa Anna di Gallarate mi ha comunicato che, da qualche settimana, è diventata nonna. Ha aggiunto: “E’ bellissimo perché questo mi permette di scrivere una pagina nuova della mia vita. Adesso mi sento diversa in rapporto agli ultimi anni. Prima, il punto di riferimento era la morte del figlio che schiacciava e rabbuiava ogni circostanza della vita. Oggi la mia vita sta avendo un nuovo respiro”. Anche questo è uno dei segnali di speranza che si somma a tanti altri ascoltati oggi e che aiutano a riflettere sulla concezione dell’uomo e della vita portataci da Gesù Cristo.

Giorgio Targa ci ha ricordato che il Signore sta preparando cose nuove per la vita di ciascuno. Bisogna però non avere fretta e non peccare di impazienza perché la legge della natura è definita dalla gradualità e dalla progressione.

Quando non si rispettano queste due scansioni non c’è piena esperienza umana. C’è forzatura della natura. Anche le accelerazioni scientifico-tecnologiche in corso nella società occidentale stanno provocando squilibri nell’ecosistema e nelle relazione tra popoli

Non vi state accorgendo che tra di noi, miracolosamente, è in opera la grazia?

Quando, 12 anni fa si è incominciato, si era tutti principianti nel muovere i primi passi. Oggi siamo diventati una scuola di antropologia senza che nessuno si sia eretto a biblista o a teologo. Le testimonianze ascoltate oggi mi hanno tanto illuminato ed emozionato da farmi dire: nelle scuole di

teologia frequentate da me non ci si comunicava la verità con la corposità di esperienze e di intuizioni emerse qui. Famiglie in cammino è diventata una scuola di vita vera. Tutte le volte che ci troviamo si torna a casa arricchiti e rassicurati. Si torna negli ambiti di lavoro, di convivenza e di responsabilità vocazionale con una letizia ed una speranza che ci rendono più capaci di “lotta continua”. Accettiamo tutte le sfide della vita e, poco per volta, impariamo a portarne i pesi e a offrire i momenti no con l’attrezzatura interiore della fede, della speranza e dell’amore. La fede non ci fa sentire soli bensì legati alla presenza di un Padre capace di abbracciare tutto e tutti sempre

Adesso introduco i due capitoletti da meditare e su cui paragonare la nostra vita.

I titoli sono: “Il Santo è un uomo vero” e “ La coscienza dell’incapacità”.

Noi siamo persone che ci portiamo addosso la coscienza di una debolezza cronica. Sappiamo di essere peccatori. Peccato sono anche le sviste e le inosservanze della legge del cuore (il decalogo) e dei comandi di Cristo Ma anche la distrazione o la malavoglia nel tendere alla verità del nostro io che è sempre un rapporto con il Tu che ci ha dato la vita., ci vuole bene, ci accompagna e ci illumina con la grazia della vicinanza di certi volti. Questo l’hanno citato in parecchi.

Quando Giuseppe ha ricordato il suo recente passato ci ha detto di aver recuperato la fede attraverso la speranza incontrata in volti precisi. Ed ha citato una serie di amici e di amiche che oggi sente tali.Il testo ci sottolinea questo.

Noi siamo persone che diventano sempre più coscienti della fragilità strutturale e morale che, però non priva del desiderio, dell’anelito e dello sforzo della sfida quotidiana. In noi. infatti è stata seminato il seme della santità., vale a dire la presenza dell’uomo Gesù, il santo preconizzato dai patriarchi, dai profeti e da una storia di alleanza tra Israele e Dio.

Gesù è l’uomo vero. Il testo ci ricorda che, con la comparsa sulla terra di Gesù ha fatto irruzione ed ha preso forma umanamente appetibile ed affascinante la santità. Santo in greco vuole dire diverso. Infatti Dio è il diverso diverso. In Gesù ha preso forma il diverso che però purifica, redime e compie le attese umane più disparate. Dio in Gesù ha avvicinato l’uomo, se l’è caricato sulle spalle e l’ ha collocato nel suo cuore per renderlo partecipe di sé.

Santo nella storia del cristianesimo non è l’impeccabile, non è il coerente, non è l’eroe. Santo è colui che, per grazia, diviene partecipe della vita divina. Santo è l’uomo che mangia, beve, lavora, va in ferie, soffre e gioisce come espressione del suo attaccamento a Gesù, la presenza a lui più cara. Santo è chi partecipa della vita di Gesù, cerca di farla sua e di comunicarla ad altri. Noi, infatti, vogliamo comunicarci la statura umana di Gesù. Per questo ho detto che la nostra è una scuola di antropologia cristiana. Qui rinascono uomini veri perché toccati dall’incontro con la sua umanità.

L’ultima cosa che desidero farvi notare in queste sette pagine è che la santità ci è donata. Il dono porta sempre con sé un compito. La risposta dell’uomo al dono assume la fisionomia esistenziale della responsabilità . Chi è il responsabile? Colui che risponde ai doni avuti. La pedagogia che Don Giussani indica nel testo è quella dell’ umiltà. Con il termine umiltà non dobbiamo pensare alla umiliazione che mortifica e lascia un disagio inconciliabile con le esigenze di felicità del nostro io. Umile è colui che riconosce che la sua verità non in se stesso ma in quell’ uomo lì, in quella Presenza. Umile è colui che riconosce questo e si affida a Lui che ci ha fatto vedere una capacità di sacrificio così grande e di mortificazione così grande da finire sulla croce. Umile è colui che sceglie Gesù come fattore unitario dell’agire. Dove c’è amore c’è capacità di sacrificio. La mortificazione, non dimentichiamocelo mai, è una morte apparente. E’ un momento episodico nel quale sembra di perdere qualcosa ma chi lo vive nell’ottica di Gesù si accorge che porta un guadagno. E guadagno centuplicato. Dal sacrificio e dalla morte per amore di Gesù ne è venuta a noi la vita Lavoriamoci su, arricchiti anche delle testimonianze che abbiamo ascoltato.
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