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Giugno: Incontro mensile

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ASSEMBLEA DI SCUOLA DI COMUNITA’
Giugno 2002


Natale Colombo (Usmate). Il pellegrinaggio a Sovere ha visto la partecipazione di un buon gruppo e il panorama del luogo, unito all’ospitalità di Giovanna ed Elviro, ha contribuito a rendere quest’uscita gratificante. Per questo ringraziamo i nostri amici.
Un benvenuto a tutti e in particolare ai nuovi. Faremo insieme la preghiera e il canto poi ascolteremo qualche testimonianza.

Don Giancarlo. Oggi c’è una novità perché qui da me è arrivata, inaspettata, la statua della Madonna pellegrina di Fatima; quella che dal 1948 sta girando il mondo. Di questa statua ci sono tre esemplari: una è a Fatima, nella cui corona è stato incastonato il proiettile sparato al Papa il 13 maggio 1978, (ricordiamo che le prime apparizioni a Fatima sono iniziate il 13 maggio del 1917). Il secondo esemplare è nel convento dove suor Lucia, una delle tre veggenti superstiti, vive da decenni. Gli altri due veggenti, dopo essere stati educati dalla Madonna e dopo che Ella ne ebbe visto la disponibilità a farsi carico dei peccati e delle sofferenze dell’umanità, ha loro predetto una morte in giovane età, così come poi è accaduto.
Il terzo esemplare è quello che ha fatto tanti miracoli, fra cui la guarigione da un tumore di Padre Pio da Petralcina. Egli era in coma, quando gli hanno portato sul davanzale della sua cella questa statua, un’ora dopo confessava nella chiesa di S. Giovanni Rotondo. Suor Lucia, dopo la seconda guerra mondiale, affidò questa statua ad un Gesuita affinché la portasse pellegrina nel mondo e facesse conoscere il messaggio di Fatima come urgenza di conversione e di preghiera, condizione indispensabile perché la pace nel mondo fosse garantita. Se non si fosse ascoltato il suo messaggio, Maria aveva preconizzato una micidiale persecuzione nei confronti della chiesa e la figura del Papa non solo sarebbe stata al centro della persecuzione, ma sarebbe stata colpita. Conosciamo delle date indicative: maggio 17 le apparizioni, ottobre 17 la rivoluzione di Lenin con l’uccisione degli zar e la nascita del soviet, quell’egemonia che ha portato i tentativi di rendere concreto l’ideologia comunista nella storia, affiancata dall’altra ideologia che ha visto in Hitler l’artefice e il protagonista della concretizzazione del superuomo e dell’egemonia della razza germanica. Il XX° secolo è stato il secolo delle più gravi persecuzioni. Possiamo leggere al proposito il libro del giornalista Antonio Socci, con una bellissima introduzione di un intellettuale laico non credente, sulla questione delle persecuzioni nei confronti dei cristiani che non hanno mai avuto precedenti storici, neppure durante il periodo romano prima dell’era di Costantino, di tale portata e crudeltà in tutto il mondo. La Madonna aveva anche fatto intravedere che il suo cuore avrebbe vinto e aveva incarico suor Lucia di dire a Pio XII e ai successivi Papi, di consacrare dapprima la Chiesa e poi il mondo intero, al suo cuore immacolato.
Padre Pio aveva uno stretto rapporto epistolare con il futuro Papa e dopo la sua guarigione, volle inviargli questa statua, che fu poi messa sotto sequestro dalla polizia Cecoslovacca. Quando il cardinale di Cracovia fu eletto Papa, la statua ricomparve.
Ieri, all’interno della Fraternità, nella valutazione dell’anno d’incontri è emersa l’esigenza di dedicare un po’ più di spazio alla preghiera. Dopo l’intervallo ci troveremo in Chiesa per recitare il Rosario e potremo affidare tutti i crucci che ci assillano al Cuore Immacolato di Maria.

Il Signore ha messo un seme………..
Ho un amico grande grande ………..

Con la preghiera del Padre Nostro e del Requiem ricordiamo i nostri ragazzi il cui anniversario cade nel mese di giugno.

Natale Colombo ( Usmate). Lasciamo adesso spazio a chi volesse raccontare di esperienze vissute in questo mese.

Giancarlo Migliavacca (Milano). Ho riflettuto sul percorso fatto e mi accorgo di non essere proprio niente. Però in definitiva a tutti quanti noi è successo un passaggio graduale e ho capito che noi, dopo la grave batosta, siamo andati avanti passo dopo passo, con fatica, siamo giunti alla fede che è stata il nostro sostegno. E’ stata la presenza di amici che ci ha dato la forza per continuare il cammino. Da questo punto di vista possiamo considerarci dei privilegiati. Continuiamo a vivere, non sopravvivere. Nel mondo esistono persone cui noi rivolgiamo lo sguardo e riceviamo a nostra volta aiuto. Dio ci fa capire che la vita va vissuta. La vita dei nostri figli è stata il risultato di Qualcuno superiore a tutti e a tutto. Nel nostro cammino siamo arrivati a cambiare l’ottica da cui guardare alle cose e a comprendere che ci sono cose importanti, altre insignificanti.
Voglio leggere un pensiero di un’amica mancata da poco:
“Se dovessi morire e lasciarti qui per un momento, non essere come gli altri che, disfatti dal dolore, rimangono insonni nel silenzio e piangono. Fallo per me, torna di nuovo a vivere e a sorridere, con il cuore afflitto e la mano tremante fa qualcosa che conforti il cuore degli altri invece del tuo. Termina tu le cose più care che ho lasciato incompiute e io sarò lì con te a consolarti.”

Paolo Cortellazzi ( Legnano) Ad agosto, un mese dopo la tragedia del mio ragazzo, siamo andati in Portogallo con amici e ci siamo fermati a Fatima. Abbiamo seguito varie Messe e pregato molto. Proprio in quella giornata, contemporaneamente, a Milano, il figlio di un mio carissimo amico ha avuto la meningite. Si trovava da solo a casa e non riusciva più a svegliarsi. Si sono verificate due combinazioni che gli hanno salvato la vita. Innanzi tutto aveva lasciato la porta di casa aperta e poi un’amica comune, all’improvviso, ha deciso di non andare al lavoro e si è fatta sostituire. Ha deciso così di passare a trovare il ragazzo. Infatti, il padre l’aveva avvisata che non riusciva a mettersi in contatto telefonico con il proprio figlio. Entrando in casa e non riuscendo a svegliarlo lo ha trasportato subito in ospedale dove è stato subito sottoposto a terapia che ha dato esiti positivi. Questo accadeva proprio nelle stesse ore in cui stavo pregando la Madonna a Fatima.

Don Giancarlo Dopo un anno dalla perdita di tuo figlio il tuo rapporto con Dio, che era lontano dalla tua concezione, ha avuto un risvolto positivo e in particolare l’esperienza del pregare ha aperto nuove possibilità nella vita della vostra famiglia?

Paolo Cortellazzi. Ho trovato subito sollievo nella preghiera. Ho continuato così e così sto continuando. Con la preghiera fissi quello che conta veramente nella vita, nella vita di quel giorno. Segna il comportamento che avrai in quella particolare giornata. Nel rapporto con gli altri può capitare di essere aggressivi, o di non tener conto di alcune istanze, essere un po’ come degli schiacciasassi. La preghiera permette di ripercorrere questi istanti e correggere così l’atteggiamento e di mettersi maggiormente in ascolto. Mi permette, inoltre, di riavvicinarmi a mio figlio, perché diversamente ci sarebbe la tentazione di fuggire da un incubo che invece fa parte della nostra vita. La preghiera aiuta a capire che facciamo parte di un insieme le cui parti non possono essere staccate o dimenticate.

Pinuccia Borsani ( Cassano Magnago). Mi sono da subito affidata alla preghiera, grazie anche agli amici che ci hanno sostenuto fortemente. A distanza di due anni mi trovo a dover fare un resoconto di quello che è stato il mio cammino. Purtroppo i pensieri che non ho avuto al momento dell’accaduto, adesso emergono prepotentemente, anche perché è sconfortante vedere i ragazzi incapaci di sostenere le difficoltà della vita.

Don Giancarlo La rabbia è una reazione emotiva, frutto di sensazioni disagevoli, portatrici di turbamento e disagio. Il punto di salto qualitativo della vita avviene nel momento in cui, dal provare, dal reagire, si arriva al giudicare e a decidere la posizione esistenziale etico morale da assumere dentro una particolare circostanza.

Vito D’Incognito (Milano). Quando nostro figlio è venuto a mancare mi sono chiesto cosa potessi fare per lui, per continuare a sentirlo vicino. Io che mi sentivo così lontano dalla fede la prima risposta che ho trovato è stata quella della preghiera. Avevo tantissimi dubbi però e così con Savina pregavo per sentirmi utile a mio figlio. Poi vedendo l’esperienza di altri genitori abbiamo anche capito l’importanza della preghiera. Ci sono momenti della giornata in cui mi fermo e guardo alle pochezze delle cose che ho combinato e le offro al Signore. In quei momenti ringrazio Dio per i momenti vissuti con Leonardo; accarezzo tanti ricordi e penso che anche questo è un modo di pregare Dio. Il nostro pellegrinaggio a Sovere è stato bellissimo, nel Santuario, guardando tutti gli angeli di cui era affrescata la chiesa, ho avuto la sensazione che i nostri ragazzi facessero festa con noi.

Anna Rimoldi ( Busto Arsizio). La preghiera è come stare alla presenza del Signore rileggendo la nostra storia e tutti gli interventi di Dio in essa. Qualche tempo fa mi era stato riproposto di rivedere la mia storia personale, della mia famiglia, come una storia sacra. Noi siamo abituati a pensare alla storia sacra come alla storia del popolo di Isdraele che era stato un popolo di elezione; Dio l’ha scelto per sé, per prepararlo alla venuta di Suo Figlio. L’aveva legato a sé con tantissimi interventi.
Anche le nostre storie possono essere storie sacre se viste nella prospettive di Dio che ci assume come suoi figli. In questa prospettiva la nostra storia e le nostre persone assumono una grandissima dignità. E’ molto bello, quindi, fermarsi e recuperare i ricordi dei nostri figli come un dono di Dio, una Sua presenza nella nostra vita. Questi segni misteriosi, e Paolo ci ha raccontato l’esperienza vissuta a Fatima, sono una compagnia di Dio. Certamente ci sono dei momenti molto duri. Io ho trovato conforto nella prima lettera del Vangelo nella Messa del Corpus Domini di domenica scorsa, impostata sulla memoria. Mosé diceva al popolo di Israele: “Ricordati” e richiamava tutti gli interventi di Dio nella storia del popolo: lo aveva accompagnato fuori del deserto, lo aveva nutrito con la manna che il popolo non conosceva. Su di noi scende tanta consolazione che non conosciamo e di cui non potremmo immaginare l’origine e la possibilità. Mosè invita ancora il popolo a ricordare i momenti duri che il Signore gli ha fatto attraversare, quasi come un momento di purificazione: lo ha fatto camminare in una terra arida e di serpenti. Anche noi abbiamo attraversato nella nostra vita tanti deserti e magari ci sentiamo ancora minacciati da tanti serpenti, però questo all’interno di una storia sacra, come è la nostra storia, condotta dal Signore e quindi salvata. Dobbiamo sempre avere questa speranza e fondarla su Dio.

Giorgio Targa (Milano). Abbiamo attraversato un grande dolore, ci siamo abbandonati al pianto per lungo tempo ed è stato duro riuscire a riacquistare un po’ di serenità. La frase di Gesù “Donna non piangere” è vera e detta a ciascuno di noi. Vuol dire che da soli, con un dolore così grande, ci sentiamo abbandonati. Quando invece Gesù è vicino a me, che mi parla, che si china su di me e che conosce la mia storia, questa frase mi suggerisce che il Signore continua a sostenermi. Mi dice che Leonardo è con Lui e io non posso piangere perché Cristo è il Signore della vita. Per ascoltare e sentire di più la presenza di Cristo mi affido non solo alla preghiera, ma al silenzio e chiedo che sia Lui a parlarmi. Leggo il Vangelo e vedo che le Sue parole e insegnamenti sono per me un sostegno. Lui parla alla mia vita e le vuole dare un significato. Allora la frase “Donna non piangere” è per me e per ciascuno di noi. Lo scopo di Famiglie in cammino deve essere la testimonianza di un po’ di serenità ai nuovi genitori che ci incontrano proprio attraverso queste parole di fede.

Angela Troncone (Cantù) In età già avanzata è nato Davide. Questo figlio è stato per me una benedizione. Amava il mondo intero e il nostro reciproco amore era immenso. Avevo capito che questo figlio non era destinato a vivere a lungo con me, perché era un dono di Dio e Lui lo avrebbe voluto di nuovo con Sé. Questo ricordo è meraviglioso, perché la mia vita, senza questo amore, sarebbe stata inutile. Gli altri figli avevano già una loro vita e io e mio marito eravamo soli. Davide ha riempito nuovamente la nostra vita con il suo grande amore. Il suo messaggio continua essere l’amore, questa memoria non morirà mai.

Don Giancarlo Questa assemblea è stato portatrice di pensieri talmente ricchi che meritano di essere meditati e poi trattenuti. La cosa più difficile è custodire nella memoria i contenuti fino a trasformarli in “mentalità”. Quando delle cose vere creano una mentalità, che poi viviamo quotidianamente, vuol dire che la nostra fede in Cristo si è arricchita di dignità culturale, novità nel mondo. Il passo difficile è fare in modo che frammenti di verità, intuizioni acutissime della verità che è Cristo, si depositino dentro di noi e, attraverso un lavoro di assimilazione, diventino poi mentalità. Questo chiede impegno e fatica. Noi siamo di memoria labile e il primo passo negativo che segue è la dimenticanza per passare poi alla smemoratezza. Lo smemorato è colui che non ha più un patrimonio genetico e culturale, non ha più radici. Segue quello che le circostanze dettano e quello che i problemi mettono sul cantiere. Cioè un uomo e una donna reattivi, condizionati dalle circostanze, attratti dalle mode, adeguati ai pensieri dominanti e alle tendenze di massa, ma non c’è più lui.
E’ smemorato, si è perso. Ha perso la sua identità e il suo volto, la sua anima.
Gesù, a proposito di quel geniale imprenditore che aveva trovato la strada e la strategia di investimenti che gli avevano permesso di accumulare in breve tempo una ricchezza da favola e si sentiva in pace con la sua anima, dice: “Stolto che ti serve guadagnare il mondo intero”. A che ti serve, cioè, farti plasmare dalle circostanze, farti dominare dal provvisorio, dal particolare, se poi perdi la tua anima! Che guadagno puoi trarne? Lo smemorato è lo stolto che ha perso se stesso. Tutti noi corriamo sempre il pericolo della perdita del far memoria, che invece è condizione fondamentale per trattenere ciò che vale e arricchire il patrimonio delle nostre certezze che a loro volta diventano condizione per guardare il presente e lanciarsi nell’orizzonte del futuro, sicuri della certezza che muove. Arricchite dei criteri, quella mentalità imparata da Cristo che penetra poi le contraddizioni, le paure e i limiti nostri e altrui con una carica di trasfigurazione, con una capacità di rivisitazione del passato. La conversione parte da questo tipo di operazione.
La conversione cristiana è il rovesciare in continuazione il precario, l’impressionabile, che vuole afferrarti e dominarti. E’ introdurre invece il contenuto della memoria, della verità percepita, riconosciuta, incontrata, accolta, inizialmente custodita nel cuore ma che ha sempre bisogno di riemergere, di misurarsi quotidianamente nel giudizio e nelle scelte, per poi essere verificata e a sua volta approfondita fino a convincerci. Il custodire nella memoria alla fine genera tipi umani, personalità sicure, perché convinte. La parola convincere deriva dal latino cumvincire che vuol dire legarsi insieme. La convinzione è un legame reciproco della verità a me (Cristo) e di me a Lui. Questo è il miracolo della preghiera. E’ indispensabile che la ricchezza di testimonianze sentite oggi, che ci hanno fatto percepire la storia di conversioni in atto, e quindi di salti qualitativi di sensibilità, necessitano di essere custodite, memorizzate, trattenute, fino a diventare mentalità.
Gesù imbattutosi in un corteo funebre se ne interessa. Viene così a conoscere che quella donna era una vedova e stava accompagnando al cimitero l’unico figlio morto in giovane età; si ferma e si commuove. Ci si commuove quando si va verso il punto che ci ha colpito, la commozione fa muovere. Gesù va verso quella donna e ha la libertà di fermare il corteo e si avvicina alla mamma pronunciando la frase: “Donna non piangere”. Lei si sente considerata nella sua interezza, letta, compresa nel profondo del suo io. Può apparire un’assurdità, ma non lo è per il modo in cui Gesù lo ha detto a lei. Per il tono, la gestualità. Lei ha capito che non era una condoglianza formale, al punto che ci ha creduto e il risultato è stata la resurrezione del figlio. Gesù ci viene incontro, oggi, basta leggere segni, presenze, che ci lasciano capire la vicinanza del Signore e del Suo amore. Il divino usa come veicolo per comunicare con noi, l’umano, non la folgorazione. L’amore di Dio si travasa in noi attraverso i dinamismi e l’intensità dell’amore umano. Anna, attraverso una lettura profonda, in merito all’episodio citato da Paolo, ci fa cogliere proprio il modo di manifestarsi della vicinanza di Dio.
Gesù ci viene incontro anche attraverso segni, incontri, umanamente riconoscibili. Un altro modo è quello che ci permette di percepire che noi stiamo cambiando, siamo cambiati. Quando la testa ragiona in modo diverso, in rapporto al prima, un modo più profondo, più essenziale, di giudicare la realtà del presente, siamo di fronte alla conferma che Dio ci è vicino. Ci vuole tanto bene da farci rinascere, da mettere nel nostro cuore la percezione di una storia sacra. Quando la consistenza delle cose si ridimensiona, ciò che vale di meno precipita e ciò che vale di più si innalza, è il modo di guardare le cose dall’alto e che tende verso l’alto: il destino, l’ideale.
Il gusto dei piaceri della vita, di tipo comunionale, contemplativo, portatore di un godimento che ha come termine di paragone la bellezza, sentimenti belli, rapporti stimabili, ha in sé la dimensione del corrispondente che arriva all’anima. Si incomincia a rileggere l‘esperienza del passato e del presente in un’ottica nuova, che porta a sorridere e ti fa sentire protagonista delle cose incompiute della vita. Quello che i figli non sono riusciti a completare nella vita, possiamo continuarlo noi, portandoli nel cuore, potenziando le espressioni umani per costruire lembi di paradiso, di umanità più vivibili. Questo in qualunque luogo sei o dove la vita ti chiama a contatto con le persone messe sul tuo cammino o che, per scelta vocazionale, hai fatto tue. Queste sono le modalità attraverso cui il Signore ci viene incontro, ma che hanno bisogno di una carica: la preghiera; preghiera come memoria continua di noi.

Natale Colombo (Usmate) La ricchezza dei nostri incontri sono le testimonianza che ci accompagnano nelle nostre case. Nel mese di agosto si terrà, a Rimini, il consueto Meeting, dove Famiglie in cammino avrà un suo spazio che servirà a far conoscere il gruppo in ambito più ampio. Un caro saluto e buon rientro a tutti.
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