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Maggio: Incontro mensile

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INCONTRO DI FAMIGLIE IN CAMMINO
MAGGIO 2001


Natale Colombo (Usmate). Saluto tutti anche a nome della Fraternità.
Iniziamo con l’argomento evidenziato dalla lettera d’invito. Don Giancarlo ci aiuterà a comprendere di più le pagine del testo “Alla ricerca del volto umano” nel capitolo “Preghiera: consapevolezza di dipendenza.”

Don Giancarlo. E’ incominciato il mese di maggio che, nella tradizione cattolica, è sempre una piacevole e profonda occasione per riconsiderare chi siamo e dove stiamo andando.
Alla luce di Maria, grande figura di ebrea, eletta per dare al Mistero una sembianza umana, la domanda sul chi siamo non possiamo darla per scontata. Maria è diventata lo strumento per il manifestarsi del “Mistero inconoscibile, l’Eterno che è tutto, che ha fatto tutto e che provvede a tutto”. Si è inabissato nel limite.Le parole dell’Angelo Gabriele: “Il Signore è con te” equivale a “voglio avere bisogno di te perché ti amo e voglio renderti partecipe della mia grandezza, del mio amore e della mia bellezza”.
Maria è l’unica creatura che ha vissuto tale avventura vocazionale. Pensiamo alle difficoltà degli inizi e alla divinizzazione della fine. E’ l’unica creatura che gode della pienezza della felicità con il corpo trasfigurato. Quello che a noi è solo promesso, in Lei è stato anticipato.
Invochiamo e preghiamo la Madonna perché ci dia la serenità che accompagna sempre la scelta di chi si abbandona al Signore in modo motivato. L’abbandono immotivato o rassegnatamente concesso non è affidamento. E’ resa fatalistica e indegna per la dignità dell’uomo. L’affidamento nasce sempre dall’autocoscienza del nostro limite e della dignità personale.
Pensiamo al Papa, pellegrino in Grecia. E’ un uomo sopra gli 80 anni che trascina stancamente il corpo ma è indomito nel cuore. Niente lo ferma. E’ un uomo affidato, un uomo che vive per Cristo e per l’uomo. Siccome sa che la divisione tra i cristiani è lo scandalo che la Chiesa dà agli uomini da un millennio, ha salito le scale del Patriarcato di Atene ed ha confessato: “A nome di tutti i Cattolici chiedo perdono a Dio per i peccati fatti anche contro di voi, non solo nel sacco di Costantinopoli durante la IV° crociata organizzata da Papa Innocenzo III ed affidata al doge di Venezia che poi ha tradito la missione usandola per i propri fini, (1204) ma anche per i peccati commessi oggi”.
Non dimentichiamo che il Papa avrebbe potuto fare un bilancio mettendo sul tavolo del confronto anche i torti subiti dai Cattolici greci che sono trattati da cittadini di serie B in molti campi della vita civile, (casa, professione, carriera, ecc.)
Al Papa invece sta a cuore l’unità e la verità della Chiesa nel mondo. Allora ha optato per l’essenziale: la misericordia. Quanto più l’obiettivo è alto, profondo e vero tanto più l’uomo è disposto a sorvolare sui particolari.
Impariamo dal Papa. È un uomo che si è affidato, come la Madonna. Se vogliamo diventare veri e grandi dobbiamo guardare a chi ci è di esempio. In uno dei testi del 1° secolo della storia della Chiesa (la Didaché) c’è un passaggio dove si parla dei cristiani in rapporto ai pagani.Vi è scritto: “i cristiani vivono quel che vivono tutti ma con un cuore diverso”. E si aggiunge: “Guardate ogni giorno il volto dei santi per trovare conforto e sprone nel loro esempio e nella loro parola.”

                 Recitiamo adesso la preghiera di Famiglie in Cammino e facciamo qualche canto in comunione con tutti i nostri ragazzi, in particolare quelli di cui ricorre l’anniversario in questo mese e che verranno ricordati questa sera durante la S. Messa.


                Preghiera:
                “Tu che adesso vedi senza ombre
                quel mistero che tanto ci attira e ci affascina tutti,
                aiutaci a vivere con più verità
                la nostra vita ed il nostro compito.
                E quando al mattino, nell’inno di Lodi, reciteremo:
                E noi che di notte vegliammo attenti alla fede del mondo,
                protesi al ritorno di Cristo, or verso la luce guardiamo,
                vedremo te, nella luce.
                Adesso ci sei vicino in modo diverso da prima
                Ma infinitamente più di prima
                E ci guardi con la stessa pietà
                E con lo stesso sguardo
                Di Colui in cui sei.” Amen

Inno a Maria: Ave Maria splendore del mattino ecc.

                Pon tus manos en la mano del Senor de Galilea
                pon tus manos en la mano del Senor que calma el mar.
                Es Jesus el que te va guiar noche y dia sin cesar.
                pon tus manos en la mano del Senor que calma el mar.

                Pon tus pies en la huella del Senor de Galilea
                pon tus pies en la huella del Senor que calma el mar.
                Es Jesus el que te va guiar noche y dia sin cesar
                pon tus pies en la huella del Senor que calma el mar.

                En tus labios las palabras del Senor del Galilea
                en tus labios las palabras del Senor que calma el mar
                es Jesus el que te va guiar noche y dia sin cesar
                en tus labios las palabras del Senor que calma el mar.

                Metti le tue mani in quella del Signore di Galilea
                Metti le tue mani in quella mano del Signore che calma il mare
                È Gesù che ti accompagna ininterrottamente giorno e notte.
                Metti le tue mani nella mano del Signore che calma il mare.

                Metti i tuoi piedi nell’orna del Signore di Galilea
                Metti i tuoi piedi nell’orna del Signore che calma il mare
                È Gesù che ti accompagna ininterrottamente giorno e notte.
                Metti i tuoi piedi nell’orna del Signore che calma il mare

                Sulle tue labbra le parole del Signore di Galilea
                Sulle tue labbra le parole del Signore che calma il mare
                È Gesù che ti accompagna ininterrottamente giorno e notte.
                Sulle tue labbra le parole del Signore che calma il mare


Nicoletta Rosselli Dell’Elce (Varese). legge la lettera di Angela Troncone di Cantù che ringrazia vivamente per il bene ricevuto nel periodo trascorso con noi. Angela è l’autrice dei pensieri raccolti in un libretto in memoria di suo figlio David.

Don Giancarlo. Gesù Cristo non è venuto a eliminare i difetti o i limiti della natura umana e del cosmo causati dal peccato originale. È venuto a redimere il cuore ed a offrire all’uomo la possibilità di guardare il suo limite senza disperarsi. Questo è il miracolo: star dentro al limite strutturale, morale e affettivo con speranza.
Perché dovremmo essere pieni di speranza? Perché ci fidiamo di Cristo che ci dice: “Non abbiate paura, Io ho vinto il mondo. Faccio nuove tutte le cose. Io sono con voi fino alla fine del mondo… Venite a me sempre, soprattutto quando siete affaticati o oppressi perché io vi ristorerò”
Il metodo di Cristo è diverso da quello del mondo. Il mondo che cosa ci propone? Di dimenticare anziché prendere coscienza degli eventi tragici della vita. Di censurare il dolore rimovendolo e di evadere facendo cose che ci impediscano di pensare. Quella dominante è la cultura dell’effimero e dell’edonismo esasperato che ha come radice il materialismo. Il suo motto è: non affaticarti inutilmente tanto non c’è nessuno che possa liberarti dal tuo male e rigenerarti. Evadi e non pensarci.
Noi, invece, siamo qui a far memoria del nostro dolore e della nostra condizione esistenziale. Il limite c’è e tutti ne portiamo le ferite. Noi non ci sentiamo distrutti da esso. Dentro di noi c’è la certezza di essere dei figli abbracciati da un Padre buono e discepoli di Uno che ha dato la vita per la salvezza dell’uomo. Siamo figli di quel Padre che ha fatto vedere il volto della misericordia e che ci tiene sempre stretti a Lui perché è un Dio fedele.

Adesso ritorniamo al tema della preghiera. Se qualcuno ha meditato le pagine del testo ed ha spiegazioni da chiedere, dubbi da risolvere o testimonianze di vita, rompa il ghiaccio.

Giorgio Massetti (Milano). Ritornando a quanto detto da don Giancarlo a proposito del miracolo vorrei ricordare senza presunzione che anche noi contribuiamo alla costruzione del Regno di Dio quando offriamo la nostra esperienza di vita purificata dal dolore ad altri fratelli che soffrono senza vedere la luce.
La nostra Fede non è frutto della rassegnazione ma della consapevolezza che il nostro dolore non è castigo ma segno del disegno misterioso di Dio. L’esperienza della sofferenza ci ha portato a vedere la vita nei suoi aspetti più essenziali ed ha acuito la nostra attenzione ai valori dello Spirito.
Gesù Cristo ci dice: “Se avrete fede farete ciò che io ho fatto ed ancora di più”. L’uomo, normalmente non fa i miracoli di Gesù. Ne fa di più piccoli come lo stare vicino alle persone che soffrono e non hanno più speranza. La Fede vissuta fa miracoli e, in molti casi, genera il cambiamento del cuore e della vita altrui. Per me, oggi, questo è il miracolo più impressionante. Sarà poco ma è sempre un inizio che dà speranza. La perdita dei nostri figli ci ha talmente cambiati da farci interessare agli altri per comunicare a loro la testimonianza di un dolore trasfigurato. Naturalmente è il Padre che risolleva l’altro. Noi siamo solo un tramite sulla terra. “Venite a me quando siete affaticati e oppressi; io vi ristorerò”

Don Giancarlo. Giorgio ci ha detto che il segno evidente del miracolo è il nostro cambiamento Dobbiamo saperlo riconoscere anche negli altri quando accade. Il cambiamento è il segno più grande dell’amore di Dio Padre che l’uomo possa testimoniare.

Anna Rimoldi (Busto A.). Vorrei fare una domanda riferita al testo nel punto in cui si parla della forma e del contenuto della preghiera. Si dice che la preghiera è, innanzitutto, domanda che venga il regno di Dio e, che il progetto di Dio si compia nella nostra vita. Diversamente la domanda rischia di cadere nel capriccio o in qualcosa più rispondente alla nostra misura che a quella del Padre.
In questa ottica mi sono ritrovata molto deficitaria soprattutto nel momento della mia vita in cui ho chiesto con forza la guarigione di mia figlia Maria Gabriella, una bambina attesa per 15 anni e portatami via appena nata. Il mio cuore, da una parte, chiedeva di essere aiutato ad accettare la prova e, dall’altra, gridava perché la vita di mia figlia fosse conservata. Mi sembrava quello il bene più grande da chiedere. Mi sentivo lontana da quello che dovrebbe essere il contenuto della preghiera e me ne dispiacevo perché mi sembrava di perdere ancora una volta un’occasione. Poi, pensando alla misericordia del Padre, mi sono chiesta se non fosse stato giusto formulare una domanda così vera.

Giorgio Targa (Milano). Molto bello il capitolo sulla preghiera come modalità di comunicare con Dio. Devo confessarvi che, dopo la morte di Leonardo, non riuscivo più a pregare. Anziché pregare volevo parlare con Gesù per chiedergli, da uomo a uomo, la ragione della morte del nostro unico figlio Leonardo per il quale stavo preparando un futuro di studio e di affiancamento nella mia professione. In quella situazione mi sono trascinato per mesi.
In seguito ho letto un episodio del Vangelo che mi ha fatto riflettere. Un centurione romano che aveva in casa il figlio ammalato, si è rivolto Gesù e gli ha detto: “Signore, ho bisogno si Te; vieni a casa mia. Tu solo puoi fare il miracolo”. Una richiesta del genere a me non è stato possibile formularla perché Leonardo è morto improvvisamente in piscina. Nel corso degli anni mi sono reso conto che il miracolo l’ho avuto ugualmente nel cambiamento di vita, mia e di mia moglie Raimonda. Il Signore mi ha dato quindi una risposta, la stessa che aveva dato al centurione: “continua solo ad avere fede”.
Nel frangente della prova questo non riuscivo a capirlo. Dio ce l’ha fatto capire, poco a poco, nel tempo. In certi frangenti il dolore e la disperazione hanno il sopravvento e non si pensa alla Fede. Noi, aiutati dagli amici, seppur con fatica, abbiamo riconosciuto certe ragioni che, all’inizio, non ci sembravano importanti. Ancora oggi Gesù ci dice: “seguite la mia parola ed abbiate fiducia in me”.
Dio svela nel tempo il suo disegno di salvezza e, pian piano, la matassa della vita si dipana e le cose risultano più chiare.

D’Angiolella Filippo (Cardano al C.). Ieri sera alla televisione ho visto una trasmissione che si chiama “Miracoli”. Hanno fatto vedere una donna che ha delle stigmate sulle mani, sulle gambe e sulle braccia. Questa donna riesce a guarire casi incurabili. C’è una spiegazione plausibile?

Nazareno Pulitano (Tradate): Sui miracoli di Natuzza che io conosco personalmente, confermo che questi fenomeni sono reali.
Una volta un gruppo di persone era andato a trovarla. Fra queste c’era un sacerdote senza segni di riconoscimento. Natuzza si è accorta subito che egli era un consacrato e gliel’ha detto. Sorpreso, il sacerdote le ha chiesto come avesse fatto a riconoscerlo. Ella rispose che aveva visto il suo angelo custode in una posizione diversa da quella dei non consacrati. Circa le sue stimmate non so dire nulla perché è molto tempo che non la vedo e non la sento.
Negli incontri con Natuzza, spesso, si susseguono delle testimonianze; pur nella loro diversità vanno tutte nella stessa direzione: la verità che è Gesù Cristo.
Vorrei portare anche la mia.
Ho tre figlie. La maggiore e la seconda sono felicemente sposate e sono già mamme. Daniela invece, per un incidente automobilistico, ci ha lasciati all’età di 20 anni. Tute e tre facevano molta caritativa e il loro motto era: aiutare gli altri.
La sera dell’incidente ho ricevuto la telefonata dall’ospedale. Comunicava che mia figlia era grave a seguito di un incidente. Per estrarla dalla macchina erano intervenuti i vigili del fuoco. Mi sono subito precipitato in ospedale. Lì ho trovato solo il suo cadavere. Il dolore era così straziante che non stavo più in piedi ed ero incapace di prendere qualsiasi decisione. La Fede mi ha salvato dalla pazzia. Mi ha aperto gli occhi sulla vita ed ho capito improvvisamente quel che avrei dovuto capire da tempo. La mia domanda angosciante era quella di tutti noi. Perché è successo questo? A poco a poco mi sono reso conto che, più mi staccavo dalle cose terrene, più mi attaccavo a Nostro Signore. La mia Fede è aumentata e sono anche migliorato nel carattere. Sono più gioioso e paziente e mi sento in pace con tutti. Trovo tanta gioia nella preghiera e mi sento sempre di ringraziare il Signore.
Oggi posso affermare che il dolore per la partenza di mia figlia è servito. Tutto è avvenuto per il mio bene.

Carlo Macagnano (Como). Vorrei ritornare all’argomento della preghiera e fornirvi una testimonianza personale.Quando mio figlio ha avuto l’incidente mortale, nella snervante attesa all’ospedale, con tutta la mia famiglia abbiamo cominciato a pregare. Le parole ci uscivano da sole ad un ritmo cadenzato e ripetitivo, quasi ossessionante. Chiedevamo il miracolo della salvezza di nostro figlio che, in quel momento, era in sala operatoria. Abbiamo continuato per parecchie ore. Del resto io ero già abituato. Nei momenti del pericolo mi rivolgevo normalmente a Dio per ottenere il suo aiuto. Quella era la mia fede di allora. Credo che tanti si siano trovati nelle stesse condizioni. Quando il medico è uscito dalla sala operatoria abbiamo capito subito che la nostra attesa non era stata soddisfatta. Disperati, abbiamo lasciato l’ospedale e siamo ritornati verso casa. Guardando mia moglie Silvia negli occhi, ho detto: il miracolo che abbiamo chiesto con tanta insistenza non si è verificato. Cosa facciamo adesso?
Mi stavo rendendo conto però che era avvenuto in noi un altro miracolo. La Fede che nessuno di noi aveva richiesto ci stava aiutando ad accettare una presenza diversa di nostro figlio e di Cristo in noi. In quel momento una Presenza ci ha avvolti, ci ha sostenuti e ci ha aiutati ad affrontare gli altri e la nuova vita che si apriva davanti a noi. Con questa presenza che ci guidava siamo andati alla ricerca di persone per avere un confronto e un conforto. Per una serie di coincidenze strane ci è stata segnalata la famiglia di Giorgio Macchi che aveva avuto un’esperienza dolorosa a seguito della morte tragica della figlia Lidia.
Con loro abbiamo vissuto le prime esperienze di speranza e di coraggio sfociate poi nella nostra partecipazione a Famiglie in Cammino che ci sta aiutando moltissimo.

Meroni Emilio (Erba). Cinque mesi fa è morto mio figlio Davide in un incidente stradale. Vorrei raccontarvi quello che io e mia moglie abbiamo vissuto in quei momenti drammatici. Quando è arrivato all’ospedale era ancora vivo ed è sopravvissuto una decina di ore. Anch’io come tanti ho pregato per la sua salvezza ed ho chiesto che avvenisse un miracolo. I medici ci avevano subito avvertito che la situazione era gravissima. Purtroppo la guarigione non è avvenuta. Eravamo così confusi da non capire più niente. In quel momento ci è stata fatta la richiesta di donare gli organi di nostro figlio. Abbiamo acconsentito. Mi sentivo sereno ed ho avuto la sensazione di avere agito da buon padre.
I suoi organi sono stati trapiantati a sei o sette persone fra cui un bambino ed un sacerdote. Per noi è stato motivo di grande consolazione. Parlando poi con alcuni di loro o con i genitori ci è stato detto che anche loro pregavano per la salvezza dei loro cari . Era esattamente il contrario delle preghiere che facevamo noi per nostro figlio ma il fine era comune: quello della salvezza dei nostri cari. Ognuno, a suo modo, faceva la sua richiesta al Signore.
Vorrei chiedere se ciò che ho fatto è lecito o no?

In platea nascono discussioni sulla drammaticità e sulla giustezza della decisione.

Don Giancarlo. Scusate, il problema non è essere o non essere d’accordo. Il punto è, innanzitutto, ascoltare un pezzo di vita che si è illuminato e che Emilio ha partecipato a noi in un orizzonte che amplifica le nostre prospettive.
Vorrei riprendere l’argomento principale e fare una sintesi.

1.Vi siete accorti che Giorgio ha messo in luce il significato della parola miracolo evidenziandone il contenuto specifico che è il cambiamento della persona. Gli altri interventi, scaturiti dalla lettura del testo o dai casi della vita, sono riconducibili a tsale comune denominatore Proviamo a evidenziarlo.
Come dobbiamo pensare alla storia del genere umano, del cosmo o di ciascuno di noi?
Certamente non come casualità ma come provvidenza salvifica. Prima che Dio si incarnasse, la concezione della storia era circolare come è tuttora in alcune civiltà orientali quali l’induismo, il confucianesimo o il buddismo. La visione circolare sostiene che nella storia accadono fatti e circostanze che generano sussulti, imprimono movimento al reale ma, nel tempo, le situazioni si ripetono. Un ciclo che si ripete e che impedisce di vedere la novità. Tutto è ripetitivo e non c’è nulla di nuovo sotto il sole.
Con l’Incarnazione del Mistero la concezione della storia cambia. Gesù ce l’ha fatta vedere col suo modo di vivere e con il suo insegnamento. La storia di Gesù ci dice che in tutto c’è un origine, uno svolgimento e un destino. In questo modo la storia che era circolare è diventata verticale, ascensionale.
L’origine è l’Eterno.
Gesù si è liberamente privato di certe sue prerogative divine per poter svelare e insegnare la strada. Si è anzi posto come l’unica strada: “Io sono la via, Nessuno va al Padre senza di me” (Gv 14)
Con la resurrezione le ha recuperate divenendo centro della storia e del cosmo.
In sintesi Gesù ha introdotto il Regno di Dio di cui è origine, contenuto, risorsa e destino. Egli è tutto in tutto. Alla fine tutto gli sarà sottomesso e ogni creatura lo riconoscerà come Signore e giudice. In questi 2000 anni parecchie ginocchia hanno incominciato a piegarsi. In particolare questo accade quando si adora, quando cioè si riconosce in Lui il senso di tutto. Noi, per grazia di Dio e in forza della tradizione della Chiesa arrivata fino a noi, abbiamo la gioia di renderci conto che il Regno di Dio è quello a cui Anna faceva riferimento.
Il Regno di Dio è innanzitutto una visione della storia che ci fa capire come il tempo cronologico ci è dato per riconoscere e vivere in esso l’esperienza di un cambiamento, l’esperienza cioè di un miracolo permanente. Quando Gesù afferma “cercate innanzitutto il Regno di Dio” e il contenuto della vostra preghiera sia “Padre nostro che sei nei cieli, venga il tuo regno, si fatta la tua volontà in cielo e in terra…” vuol dire che l’uomo ha come priorità ideale e morale quella di domandare il cambiamento. Il contenuto della preghiera: “venga il tuo regno” si può parafrasare in questo modo: la tua potenza e il tuo amore di Padre mi rendano così cosciente della verità-Cristo da farmi puntare le risorse della mia intelligenza e della mia affettività in quella direzione. Questo è il miracolo. E se uno lo domanda, domanda permanentemente per sé la condizione di miracolato. Infatti il cammino di maturazione nella Verità è il miracolo permanente. Noi prendiamo coscienza di essere dei miracolati quando rivisitando il nostro passato vi scopriamo svolte, salti di qualità, purificazioni e certezze irrobustite, testimoniate e proposte ad altri. Noi siamo dei miracolati perché il contenuto supremo della domanda “venga il tuo Regno” sta accadendo tuttora.

2. La preghiera è essenzialmente domanda. È il grido dell’uomo mendicante. L’uomo, protagonista della storia, mendica e chiede soccorso, forza, coraggio e amore fino al dono di sé a Cristo. Il domandare “venga il tuo regno” equivale a chiedere che accada e riaccada in me e in ogni uomo il cambiamento contenuto nella parola biblica “salvezza”. Il cambiamento segue la legge naturale della gradualità e della progressione. Non si cambia di colpo ma a piccoli passi che ci permettono di crescere, maturare e capire fino alla soglia dell’autocoscienza.
Il discepolo di Gesù, sia che domandi il miracolo della guarigione per il figlio in sala operatoria, sia che riconosca gli effetti positivi della donazione degli organi di suo figlio ad altri pazienti, cerca di vivere ogni situazione come occasione che può concorrere al suo cambiamento. La preghiera è domanda a Dio di poter capire le ragioni di quello che avviene. L’uomo parte da sé e dai suoi bisogni. Il tempo e la storia faranno poi capire la differenza tra le domande fondamentali e i capricci.
Anche Gesù si è rivolto al Padre: “Se è possibile allontana da me questo calice amaro” ed ha aggiunto: “non la mia ma la tua volontà sia fatta”. Il grido è partito da Gesù che, conoscendo il Padre, sapeva che il disegno del Padre era certamente più decisivo del suo. Per questo vi si è affidato.

3. La testimonianza di Emilio e di Carlo è stata estremamente illuminante. Carlo nel suo intervento ha detto: “noi quella sera pregavamo perché nostro figlio rimanesse con noi e recuperasse la salute.
In assenza dell’esito sperato si è chiesto: perché non si è avverato? Ma, subito dopo, ha aggiunto: La Fede che non avevamo richiesto come miracolo è sopraggiunta e in più, ci ha aperto nuove possibilità di vita che, attraverso contatti, ci ha fatto imbattere nella compagnia di Famiglie in Cammino. E’ per questo motivo che, oggi, siamo qui tra voi. La nostra vita si è arricchita di una verità più profonda e di nuove possibilità che prima non conoscevamo pur avendone il desiderio.”
Anche Emilio nel suo intervento ha sottolineato l’aspetto della delusione per il mancato esito della sua richiesta. Poi ha aggiunto: “nulla però è andato perso”. Con gli organi donati sono state salvate altre sette persone.
Ciò vuol dire che il miracolo è portatore di una novità: la conversione dello sguardo e del cuore. Artefice del miracolo è Dio che opera attraverso il suo Spirito.
Questo è il contenuto della preghiera di cui il testo parla. La preghiera è lo strumento per domandare, sempre. L’esperienza ci sta insegnando che l’esito del miracolo richiesto non è mai quello fissato a priori. Il contenuto del miracolo accade sempre ma con forme e modi diversi in rapporto a quello che si pensava all’inizio.
In conclusione il miracolo non è da associare e ridurre alle sole guarigioni.

4. Per quanto riguarda la donna carismatica, Natuzza, si può affermare che la storia cristiana ci ha già fatto incontrare persone come Padre Pio o S. Francesco che hanno portato le stimmate, qualcosa cioè delle sofferenze di Cristo che incide la carne e, attraverso la carne, forgia il cuore. Questo è certamente un segno divino perché opera per il bene delle persone. Se fosse satanico avrebbe altre manifestazioni. Generalmente Satana attira a sé. Natuzza è solo un tramite di Dio. La guarigione è un prodigio che, al presente, risulta inspiegabile alle leggi fisico chimiche. Ma non è detto che certe guarigioni, nel tempo, non potrebbero essere spiegate dalla scienza.

Natale. Dopo la pausa, verrà illustrata da Anna e Giovanni Rimoldi una proposta di legge che il Movimento per la Vita intende presentare al nuovo governo in favore della vita umana. L’embrione fin dal suo concepimento deve essere considerato una persona. Attualmente noi diventiamo soggetti di diritti solo a un certo punto della gravidanza
A proposito dell’eutanasia si chiede di venire incontro alla persona con tutti i mezzi a disposizione della scienza per sostenere farmacologicamente e psicologicamente il malato senza arrivare alla soppressione attraverso la “dolce morte”.
Chiediamo ai presenti di sostenere con la loro firma i diritti dell’embrione in quanto persona e non grumo di cellule.

Pausa
Si assiste alla proiezione della videocassetta di Giorgio Macchi relativa alla testimonianza toccante di Noella Castiglioni, la sopravvissuta alla strage del parco nazionale nello Zaire.
Noella, in quella occasione, ha perso quasi tutti i membri della sua famiglia. Da allora, per le ferite riportate, è costretta su una sedia a rotelle.
Il suo messaggio è positivo. Il suo bel volto, segnato costantemente dal sorriso, testimonia la forza del miracolo e conferma quanto è emerso in questa giornata.
Proiezione della videocassetta.
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