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Aprile: Incontro mensile

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INCONTRO DI FAMIGLIE IN CAMMINO
Testimonianza di Noella Castiglioni APRILE 2001


Vito D’Incognito (Milano): Vorrei presentarvi Noella Castiglioni. È una mamma che, come molti di noi, ha vissuto l’esperienza molto forte del dolore. Savina ed io abbiamo avuto il piacere di conoscerla qualche mese fa’ ed avevamo anche letto alcune pubblicazioni che lei aveva presentato in quell’occasione. Avevamo il desiderio di invitarla ad un incontro con le nostre famiglie e speriamo che possa passare con noi qualche ora serena. Noella, anche se su una sedia a rotelle a seguito di un agguato in Africa (e per lei è uno sforzo fisico notevole) ha accettato con entusiasmo di testimoniare la sua storia.

Noella Castiglioni (Milano) Un saluto a tutti quanti ed un augurio di Buona Pasqua. Quando mi hanno chiesto di venire qui per incontrarvi e parlare con voi ho provato un grande piacere perché avrei avuto la possibilità di conoscervi. Voi siete come me; mi somigliate.
Ci somigliamo in due cose: nella sofferenza e nella fede.
Mi chiamo Noella Castiglioni. Qualcuno di voi forse si ricorderà di me e della mia storia. I giornali, la televisione e la radio si sono occupati dell’evento tragico nel quale mi sono trovata coinvolta. Sono sopravissuta al massacro avvenuto nel parco nazionale della Repubblica Democratica del Congo in cui hanno perso la vita due miei figli e mio marito.
Sono nata lì il 21/12/’61. Vivo in Italia da 18 anni. Sono la penultima di 11 figli. Sono venuta in Italia perché ho sposato un cittadino italiano di nome Adelio Castiglioni, un comasco di Locate Varesino.
Quest’uomo mi ha conosciuto in Africa quando avevo 9 anni. Era lì per il servizio militare dove ha conosciuto una ragazza peperina. Pensava di portarmi un giorno in Italia. Mentre crescevo sapevo di avere un amico in Europa. Così, senza accorgermi più di tanto, ci siamo ritrovati innamorati. Poi è diventato mio marito. Sposando Adelio mi sono trasferita in Italia. Dio ci ha dato la fortuna di avere tre figli: Raffaella, Roberta e Samuele.
Adelio era un uomo per bene che amava la terra africana e che amava aiutare la povera gente. Dopo aver avuto i figli ha deciso di tornare in Africa e mi ha chiesto: “Noella andiamo?” Siamo partiti! Lui era architetto e laggiù costruiva scuole, ponti, ospedali, Chiese ecc. Tutto questo per realizzare un segno dell’amore di Dio per la povera gente. In quel periodo lavoravo come infermiera e mi occupavo della famiglia.
In Africa siamo rimasti otto anni. Abbiamo patito la sofferenza, la fame ed abbiamo avuto tante altre difficoltà. Quando i nostri figli sono cresciuti abbiamo deciso di farli tornare in Italia per consentir loro di proseguire negli studi. In quel periodo, ogni tanto, tornavamo in Italia per riposare. L’ultima volta che ripartimmo per l’Africa portammo con noi solo due nostri figli: Roberta e Samuele.
Nel 1995, dopo un anno di permanenza, dovevamo tornare per raggiungere l’altra figlia, Raffaella che era rimasta in Italia. In quel frangente siamo stati vittime dell’imboscata di cui ho parlato.
Ho avuto una vita travagliata da incidenti ma non ho mai perso la fede in Dio.
Nel 1992 ero scesa in garage e, senza neanche accorgermi che qualcuno aveva lasciato un fusto di 200 litri di benzina, ho appoggiato una lampada a petrolio che avevo in mano. Potete immaginare l’impatto tra fuoco e benzina. Il garage in una attimo si è trasformato in un inferno. Oggi chi mi guarda da vicino trova sul mio viso, sulle mie mani e sui miei piedi i segni delle ferite e le sofferenze patite in quell’incidente che mi ha lasciato ustioni su tutto il corpo. Anche lì una mano mi ha trascinato fatalmente dentro questo fuoco!!! Ma la mia è al vita che mi ha dato il Signore, è sempre stata sua Lui la custodisce.
Un giorno mi ha concesso la cosa più grande per me: la famiglia. Mi sono resa conto però che la famiglia me l’aveva data in prestito. Come se mi avesse detto: Figlia mia Noella, ti do’ oggi questa famiglia, te la godi per un po’ ed avrai tutte le gioie che il mondo ti donerà ma, dopo, la devo riprendere.
Ma oggi il Signore mi vuole ancora tanto bene. Nonostante quello che mi ha tolto mi ha dato ancora la speranza. Mi ha dato ancora due cose per operare: la Fede e la mia sofferenza.
Con queste vi guardo oggi e vi dico: “Ci somigliamo tanto”. Il Signore ci ha dato questa sofferenza e ci ha richiamato ancora al suo cospetto dicendo: “Figli miei, con questa sofferenza non ce la potete fare da soli”. Dovete avere ancora più Fede.
Quando Vito e Savina mi hanno dato l’opportunità di parlarvi è perché Dio, non a caso, mi voleva qui con tutti voi. Io mi sono detta: “questa è una cosa grandiosa. Vuol dire che il Signore mi vuole ancora bene se mi fa condividere con voi questa gioia e questa fede.
Una donna potrebbe diventare egoista e pensare: La mia sofferenza è diversa da quella altrui. Il figlio è parte di me. Per farlo nascere mi hanno tagliato il cordone ombelicale. Voi, care sorelle e fratelli conoscete quel taglio lì. A me è stato tagliato due volte… Non per essere egoisti, ma noi quell’essere ce lo siamo tenuti dentro di noi per nove mesi ed abbiamo ascoltato quel battito. Il battito di un essere che sta arrivando. E un domani vedere quel figlio partire come è venuto. E’ una sofferenza grande…!
Voi però, incontrando “famiglie in cammino” che vi sta dando aiuto, vi siete ritrovati. Io sono felice di condividere questa grande gioia con voi perché questo gruppo vi ha dato una cosa importante: la luce.
E’ una cosa splendida. Provate ad immaginare di vivere di notte in una casa buia! Dovendo muovervi per forza dentro questo locale, inciampereste continuamente. Di giorno non ci sarebbero questi problemi perché la luce illumina. Quando vede, nessuno inciampa. Voi per gli altri siete la luce.
Quante persone, là fuori, non sono state fortunate come voi e sono al buio. Voi avete avuto la grande fortuna di portare in mano questa luce. Portatela con orgoglio.
Venendo qui mi chiedevo se per me e per voi questa giornata ci poteva ancora rendere felici. La mia sofferenza è grande e questa Quaresima sta rendendola ancora più grande. Non più solo una Quaresima di sofferenza ma di emozione e di forza.
Parlando al telefono con Vito gli ho confidato la sofferenza che mi sta tormentando il cuore in questi giorni. Lui mi ha rincuorata e mi ha detto: guarda che parlerai a dei fratelli che, come te, hanno tanto sofferto. Questo mi ha aiutata e la sofferenza è un po’ passata. Di quale sofferenza sto parlando? Quando è successo l’agguato nel parco i miei cari sono stati portati in Italia e sepolti nel cimitero di Locate Varesino. Al momento della sepoltura io giacevo tra la vita e la morte all’ospedale di Varese e non ho neanche visto posare i miei cari nella tomba. Adesso, per motivi improrogabili, sono costretta a riesumarli perché quella tomba non è la loro.Potete immaginare come mi senta in questi giorni!!!
Mercoledì 9 Aprile questo sarà fatto ed io sarò lì. Rivivrò così quello che era successo quel 14 Agosto di sei anni fa quando erano stati tumulati. Questa sofferenza mi ha tormentato per tutti questi giorni. Quando però Vito mi ha telefonato ed ho accettato di venire, vedendo i vostri volti e in quanti siete, mi avete dato coraggio.
Ho capito che la sofferenza non è sterile. Noi dobbiamo tenere in mano la nostra luce. Così evitiamo di cadere. Questo è quello che mi sento di dirvi. Ad ogni disgrazia e per ogni sofferenza che ci viene data noi non dobbiamo insultare il Signore o continuare a tormentarlo con le nostre domande. Dobbiamo sempre ricordarci delle parole della sua preghiera: Padre che la tua volontà sia fatta.
Questo dobbiamo sempre chiedere al Signore perché Lui dà e Lui toglie.

Natale Colombo: Penso sia superfluo aggiungere altro a quanto abbiamo ascoltato. Una cosa la vorrei sottolineare perché mi è sembrata grandissima: ogni sofferenza, la mia sofferenza, la nostra sofferenza non deve essere vanificata. E’ per questo che noi dobbiamo continuare. Quella sofferenza che c’è in noi deve diventare sprone per continuare e per volere dare un senso alla vita.
Noella, oggi, ci ha testimoniato questo. E l’ha testimoniato con fermezza, passione e fede grandissima.

Viti D’Incognito: Volevo ricordare agli amici presenti che anche Noella è stata invitata a partecipare alla trasmissione Rai dove sono già stati ospiti i coniugi Rimoldi appartenenti al nostro gruppo. Ci procurerà una videocassetta che visioneremo nel salone del cinema. Invito però Noella a partecipare ai nostri incontri ogni volta che lo vorrà.

Noella: Devo mandarvi un saluto caloroso da parte di un gruppo di genitori che mi ha invitata a fare un’altra testimonianza. Anche loro sono genitori che hanno perso i figli ed il loro gruppo si chiama “Figli in cielo”. Hanno sede a Genova e mi hanno chiesto di andare da loro il prossimo mese di giugno. Purtroppo non potrò andarvi perché, in quel periodo, porterò per la prima volta la mia testimonianza in Africa. Là ho intenzione di fare una casa di accoglienza per bambini disabili in seguito alle mutilazioni sopravvenute alle continue guerre. Mi farò aiutare dalle tante mamme che sono rimaste vedove - … Grazie.
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