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Febbraio: Incontro mensile

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INCONTRO DI FAMIGLIE IN CAMMINO
FEBBRAIO 2001
 
Natale Colombo (Usmate): Oggi siamo particolarmente numerosi. Esprimo a tutti il mio saluto e quello degli amici della Fraternità augurandovi che i nostri incontri siano di aiuto a tutti e, soprattutto, ai nuovi arrivati. Mi convinco sempre di più che il nostro metodo educativo si rivela adeguato alle nostre aspettative ed esigenze. Oggi avremo la possibilità di vedere la videocassetta che contiene l’intervista che i coniugi Rimoldi, membri del nostro gruppo, hanno rilasciato il 2 febbraio in RAI in occasione delle celebrazioni per la giornata della vita a Roma.
Lavoreremo anche sull’argomento proposto dal testo di scuola di comunità sul tema della moralità.
In particolare invito i nuovi arrivati a presentarsi. Incominciamo con il canto e la nostra preghiera.

Don Giancarlo: Il canto ufficiale di Famiglie in Cammino non è in italiano. E’ però facile da imparare.

                Pon tus manos en la mano del Senor de Galilea
                pon tus manos en la mano del Senor que calma el mar.
                Es Jesus el que te va guiar noche y dia sin cesar.
                pon tus manos en la mano del Senor que calma el mar.

                Pon tus pies en la huella del Senor de Galilea
                pon tus pies en la huella del Senor que calma el mar.
                Es Jesus el que te va guiar noche y dia sin cesar
                pon tus pies en la huella del Senor que calma el mar.

                En tus labios las palabras del Senor del Galilea
                en tus labios las palabras del Senor que calma el mar
                es Jesus el que te va guiar noche y dia sin cesar
                en tus labios las palabras del Senor que calma el mar.

Il canto ci ha invitato a mettere le nostre mani in quelle del Signore e i nostri piedi sulle sue orme affidandoci completamente a Lui quando siamo tribolati e stanchi. Tale invito è anche contenuto nel Vangelo della Messa di oggi in cui Gesù ci dice: “Venite a me voi che siete affaticati e stanchi ed Io vi ristorerò”. Il canto invita poi ad avere sempre sulle nostre labbra le parole di verità e di speranza del Signore.

Giorgio Massetti: sono arrivato in Famiglie in Cammino attraverso Giorgio Targa che, nella sua storia ha vissuto una situazione angosciante ma che con l’aiuto del Padre Eterno e delle amicizie reciproche ha trovato serenità e una grande ragione di vita. Ognuno di noi ha vissuto e sta vivendo questa sofferenza ma ognuno di noi ha qualcosa di importante da dare spiritualmente.
La nostra sofferenza porta ognuno di noi su un cammino di Fede che, nel tempo, aiuta a superare la ferita del dolore. Il cammino di Fede è caratterizzato dalla consapevolezza che il Padre non ci ha abbandonato e non ha castigato nessuno. Ognuno di noi, all’inizio, ritiene di essere stato colpito e castigato ingiustamente. Non si riesce a trovare la ragione della morte di un figlio, di un coniuge, di un fratello ecc. e allora nasce un senso di colpevolizzazione e ci si sente puniti. Ma seguendo un cammino nella Fede, lo Spirito Santo ci fa capire che il valore della vita non è quello che si è pensato per tanto tempo, ma include il riferimento all’Eterno come ha accennato la famiglia Rimoldi nel libro “Da qui all’eternità”.
La vita è eterna perché in noi c’è un’anima, una scintilla divina. Noi siamo figli del Padre. Essendo Dio, eterno, eterni siamo anche noi; eterni nello spirito.
I nostri defunti non li abbiamo persi, sono soltanto dei trapassati. In base al disegno di Dio, sono stati chiamati a vivere la vita dello Spirito nell’al di là. Non dovremmo perciò vivere con addosso un sentimento di tragedia e di grande costernazione. Infatti la creatura che viene al mondo non è qui per starvi in eterno: è qui per compiere la sua vocazione. Il Signore ha dato ad ognuno dei compiti e un certo lasso di tempo per assolverli.
La vita terrena, oltre a cose belle, è fatta di tante fatiche, sofferenze e brutture come l’egoismo, la droga e tante altre cose faticose. Perciò la persona che muore anzitempo non è svantaggiata perché è introdotta in una vita più intensa, bella e rigogliosa: è la vita spirituale di là. Noi nella nostra concezione vorremmo che il nostro caro stia sempre qui. Vorremmo addirittura cambiare il disegno dell’Eterno. Se uno deve stare qua 50 anni, ne sta qua 50. Se uno deve stare qua 2 anni, ne sta qua 2. Se deve stare qua 90 anni, idem. Noi invece, in una concezione materialistica e forse morbosa, talvolta vorremmo che la vita dei nostri figli fosse regolata dalle nostre esigenze, attese e dalla ricerca di nostre soddisfazioni.
Io sono un padre che ha perso un bambino di 2 anni e, dopo qualche anno, la moglie di 30 anni. Conosco la disperazione della casa vuota.
Viviamo tutti in un dato ambiente, in una certa città e in un dato momento storico. Sulla nostra strada (chissà perché) incontriamo delle disgrazie che portano l’individuo su un cammino ricco di energie che non pensava e che comunica una gioia e una pace, prima inimmaginabili. A noi è chiesto di riconoscere che la Fede in Cristo dà la forza interiore necessaria per affrontare problemi e per guarire le pene.
Ma allora se hai ricevuto dal Padre Eterno queste risorse che ti hanno risollevato e ti hanno riportato in vita, è logico che ognuno di noi deve sentire la necessità di portarle all’altro che è ancora in una sofferenza senza via d’uscita.
Scusatemi, io non sono capace di dire meglio di così ciò che ho in cuore. Vi assicuro che questo è il cammino di Fede. Esso ci porta a legarci tra noi, a procedere insieme in un progetto di vita attraverso il quale si va in aiuto all’altro, ci si aiuta l’un l’altro e ci si preoccupa degli altri. È proprio preoccupandosi degli altri che ci si solleva!!!
Fratelli, il dolore e la fatica non raddoppiano se io mi adopero per sollevare il mio prossimo. Se la mia fatica è 100 non diventa 100 più 100 o 50 più 50 ma 100 meno 100 o 50 meno 50. Portando insieme, il dolore pesa meno.
Nella mia vita, dopo la tragedia, ho scoperto il senso fraterno, la necessità cioè di portare ad altri quanto è stato di sostegno a me. Scusatemi se vi dico questo ma l’ho provato direttamente. (APPLAUSI)
Aggiungo un’altra cosa. Ho cresciuto e seguito direttamente con la mia amicizia una donna (malata di distrofia muscolare per 40 anni) che ha affrontato la sua malattia pregando e offrendo tutto a Dio. Scriveva poesie e riflessioni che documentano una Fede che sposta le montagne.
Gesù ha detto: “Se avrete Fede quanto un granello di senape direte al monte: spostati e il monte si sposterà”.
Chiedo a Dio che ci dia il Suo aiuto, la Fede e l’energia necessaria per spostare il nostro monte, il macigno del nostro dolore.

Don Giancarlo: della testimonianza di Giorgio vorrei riprendere due punti di cui il nostro testo “Alla ricerca del volto umano” parla esplicitamente: l’al di qua in rapporto all’al di là e la vita come cammino.
Giorgio ha detto che, di fronte a una morte improvvisa o a una disgrazia inattesa, si reagisce con sgomento. Ci si pongono tanti perché fino a pensare all’ipotesi del castigo di Dio e della personale colpevolezza. Attenzione! Quando il sentimento di colpa fa breccia impropriamente nel cuore, compie disastri psicologici ed esistenziali fino al rifiuto di Dio. Al contrario quando la Fede abilita a uno sguardo nuovo sulla realtà porta con sé una sensibilità nuova che fa incominciare un nuovo cammino esistenziale all’interno del quale affiora un’apertura all’Eterno. Infatti, diceva Giorgio, attraverso la Fede noi ci sentiamo figli del Padre che è eterno e, in quanto figli, partecipiamo di questa sua eternità che si chiama immortalità. L’uomo è immortale in quanto partecipa della vita di Dio che è eterno. La morte biologica non è la fine ma un transito da una condizione esistenziale a un’altra diversa.
Ogni cammino umano è segnato dalla Croce. Non è la Croce castigo, bensì la Croce strumento di salvezza. Su quei due pali sappiamo che un uomo, Gesù, tra milioni che sono stati crocifissi con pena capitale, ha riscattato tutto e, prima di spirare, ha detto: “Padre nelle tue mani affido il mio spirito. Tutto è compiuto” L’affermazione contiene due giudizi: “Missione compiuta su quanto mi hai affidato” e “La realtà, attraverso di me, si compie”, arriva cioè al vertice delle sue possibilità e delle sue aspirazioni.
In un altro passaggio Giorgio ha detto: “Chi ha la grazia di riconoscere e di trovare in sé il presentimento del vero ha il compito di portarlo a tutti. Chi si è trovato arricchito, a sua insaputa o suo malgrado, di un carisma (dono) al quale prima non pensava è chiamato a comunicarlo. La gelosia trattiene e custodisce. L’amore rende partecipe della propria ricchezza chi cammina a tentoni, zoppica o cade senza avere la forza di rialzarsi. Tanti sono già passati e tanti sono ancora immersi nella palude della depressione e nella sabbia mobile che debilita la speranza.
Sul nostro testo ci sono due pagine che desidero leggere con voi. Se poi nasceranno domande o reazioni comunicatele con libertà perché il risveglio della coscienza può far radicare più nel profondo la verità.
Se, stasera, andassimo a casa rassicurati sull’essenziale, ciò sarebbe certamente vantaggioso. Significherebbe che l’amicizia in Cristo ha fatto il miracolo di una trasmissione contagiosa della speranza.
A pagina 130 Giussani dice: “il tempo (perché il cammino si sviluppa nel tempo) ci è stato dato per maturare questa fede, per maturare questa coscienza, per maturare il riconoscimento della presenza di Cristo.
Cristo nella storia è come il sole nella giornata che incomincia. È l’alba. E un uomo che non avesse mai visto il sole, che avesse sempre vissuto nella notte, resterebbe pieno di stupore nel vedere il sorgere dell’alba.
Le cose comincerebbero a prendere la loro forma benché in modo soffuso e ancora poco chiaro.
E’ la percezione di una possibilità. E un tale uomo, anche se non può immaginare il sole nello splendore del mezzogiorno, tuttavia incomincia a intuire che qualcosa di nuovo sta succedendo, che l’alba è l’inizio, l’inizio del giorno.
Ecco: la terra, l’esistenza, la storia, il cammino della vita per un cristiano sono come l’inizio, l’alba di quel giorno pieno, eterno, l’eternità cui Dio ci ha destinato. Nell’esperienza cristiana, da una notte nella quale gli uomini si trovano sommersi e conoscono le cose come a tastoni comincia qualcosa per cui tutto inizia ad avere un significato. E la prova più chiara di ciò è che questo accade anche per le cose più banali, per le cose di tutti i giorni.
Così anche la routine acquista una dimensione di grandezza e di letizia. Ciò viene riassunto dal gesto cristiano che nel linguaggio della Chiesa si chiama offerta, cioè la consegna di sé e di quello che accade a LUI che guida la storia di tutti e di tutto.
Nella definitività di tale gesto non esistono più cose grandi o piccole ma tutto tende a convertirsi nell’immensità del rapporto con Cristo. Verificare che queste non sono parole, ma esperienza di vita, vuol dire iniziare a comprendere in che cosa consiste la resurrezione, il mondo nuovo che ormai è incominciato.
Questo non vuol dire che scompaiono le debolezze e il peccato, ma che si elimina la disperazione, e che l’uomo può camminare attraverso tutti i suoi mali superandoli continuamente.”

Sulla questione della vita come cammino ho voluto leggere questa pagina del testo di scuola di comunità perché non vorrei che la questione dell’eternità entrasse nella nostra vita come l’ultima spiaggia: dato che sono andati male tutti i tentativi di risposta sul perché della vita interrotta, allora ripieghiamo sull’ipotesi dell’al di là eterno.
L’eternità incomincia di qua. L’eterno è nel presente. La salvezza non è nell’al di là. La salvezza portata da Gesù è nell’al di qua, è incontrabile, riconoscibile, sperimentabile qui e ora nel cammino della vita segnato dalla croce e che chiede all’uomo di essere aperto al messaggio di Gesù risorto.
Gesù ha fatto da battistrada. Con la sua vita la sua parola ha fatto vedere come si possa stare al mondo.Ha anche promesso: “Io sarò con voi sempre fino alla fine del mondo”. “Adesso mi stacco da voi fisicamente perché vado prepararvi un pasto. Poi ritornerò vi prenderò con me perché siate anche voi dove sono io”.
Ma oggi dove è rintracciabile Gesù? Devo fare sforzi di interiorizzazione, devo affidarmi a “sette esoteriche” o andare a cercare col lanternino la coppa del Graal? No, Gesù è incontrabile nell’umano di chi l’ha già incontrato. Il nostro testo lo esprime benissimo a pagina 132.

“Noi siamo un pezzo di Chiesa che vive dentro l’ambiente in cui la vocazione ci ha collocati. Magari piccolo e meschino, piccolo e pieno di difetti perché fatto da gente come noi ma pur sempre segno della Chiesa e del suo cammino. Per questo il metodo di chi vuol educare alla Fede è suscitare una comunità e favorire la coscienza dell’appartenenza a essa. La Chiesa è un insieme di persone che riconoscono Cristo come salvatore e Signore non solo dell’anima (perché altrimenti il cristianesimo sarebbe ridotto a religione esoterica) ma di tutta la vita presente e futura. Cristo infatti è origine significato e destino di tutta la realtà.
L’opposto è ridurre il rapporto con Cristo all’immagine che di Lui ci siamo fatti: un rapporto individualistico con un immagine astratta di Cristo… La Presenza di Cristo, invece, si manifesta attraverso l’esperienza della Chiesa dentro la Comunità, cioè dentro una compagnia umana nella quale lo spirito di Cristo ci ha inseriti e che ci aiuta a legarci ed ad aprirci a tutta la Chiesa… Questa è l’esperienza di vivere la Chiesa nel luogo in cui siamo: Casa, Parrocchia, Università, fabbrica, ufficio, quartiere ecc.” (pag. 132).
Mi piacerebbe ascoltare le reazioni che la lettura del brano ha suscitato.

Flora Colombo (Usmate): Le pagine che abbiamo ascoltato mi sono piaciute tantissimo. Per me non sono nuove perché le avevo già meditate frequentando la Scuola di Comunità. Rilette alla luce dell’esperienza nuova in corso le ho trovate più semplici e comprensibili.
Diversi punti collimano con quello che è diventato il mio modo di vedere la vita: soprattutto riguardo a quanto si diceva sulla Fede. Mi sento cambiata dopo l’incontro fatto con alcuni di questo gruppo circa dieci anni fa. A volte vivo l’appartenenza con fatica perché non sempre è facile e non sempre l’entusiasmo sostiene. Ma il più delle volte attendo con trepidazione il giorno dell’incontro per poter ritrovare gli amici che tanta strada hanno fatto con me.
Più avanti il testo conferma quanto vi sto dicendo e sottolinea che la Chiesa genera un soggetto nuovo e diverso nei confronti del mondo. “La novità del mondo che è la fede, mantenuta da una autentica esperienza di vita comunitaria, riempie tutta la vita, crea un soggetto diverso, una nuova “creatura”. E la globalità dell’attività di quest’uomo, il suo giudizio sulle cose, la sua visione dell’uomo e della storia, i suoi rapporti e i suoi comportamenti, sono determinati e qualificati da questa fede. La fede riempie la vita intera, ed è una proposta per la vita di ogni giorno.”
Per me questo è proprio vero! Mi sveglio la mattina e con fatica inizio la mia giornata. Però poi mi ricordo del Signore e mi domando: “Chissà cosa mi succederà oggi?”. Attendo con cuore aperto le novità che la giornata mi presenta. Alla sera non mi sento mai delusa. Lo dico per testimoniare la serenità che la fede dona. Forse non per tutti è così perché capisco benissimo che questo è grazia e frutto di un lungo cammino e, solo col tempo, si assaporano i frutti della fedeltà. Molti sono ancora troppo turbati dagli eventi e dal dolore. Forse a loro non parrà vero quello che sto dicendo. Ma vi assicuro che anch’io e molti presenti sono già passati per questa fase dove il dolore non ancora purificato, oscura ed impedisce di vedere la meta.
A volte ho paura che non possa sempre essere così. Questo mi è capitato anche l’altro giorno. Ero depressa e non conoscevo il motivo. Oggi è tutto diverso ed è probabilmente frutto della preghiera e dell’incontro che stiamo facendo. Sono comunque certa che questa serenità, nel tempo, può essere di tutti.
Un’altra cosa invece mi turba. Le mie scelte non vengono capite e magari osteggiate dalle persone più care e vicine negli affetti. Per esempio mia madre e mia sorella mi rimproverano questo attaccamento al gruppo e mi imputano di trascurare l’educazione di mia figlia in quanto sono spesso fuori casa per gli impegni. A me sembra invece che, vivendo in questo modo, mia figlia abbia un esempio di vita molto più esemplare di quanto io potessi insegnarle se fossi sempre a casa con lei. Io ritengo che il mio atteggiamento sia giusto. Il tempo mi darà poi conferma o smentita.

Nazareno Pulitano (Tradate): Don Giancarlo puoi spiegarci perché il testo definisce il Sacramento un gesto misterioso?

Don Giancarlo: La parola “Sacramento” è entrata ormai nel gergo comune della lingua parlata ed ha diversi significati a seconda dell’uso che se ne fa. In dialetto si dice : “Quel sacrament d’un om”
Oppure: “oggi è passato per le strade la processione con il Santissimo Sacramento.”
Sono due indicazioni completamente diverse. Però ognuna simboleggia un segno. La prima espressione mette in risalto una tipicità di uomo difficile mentre il secondo indica l’Eucaristia. In radice la parola Sacramento equivale a segno. Gesù con genialità divina ha inventato i Sacramenti per poter prolungare nel tempo la Sua Presenza. Ha privilegiato dei segni e li ha regalati all’uomo. Noi oggi ne siamo fruitori, custodi e testimoni. Qual è il più grande di questi segni?
La Chiesa, compagnia dei discepoli di Gesù che egli ha voluto unita ma che gli uomini hanno diviso nel secondo millennio. Nel Credo si dice chiaramente: Credo la Chiesa, santa, cattolica e apostolica. In primo luogo una. Se è una è anche santa. Se è divisa a causa del peccato degli uomini lo splendore della Santità rimane un po’ offuscato. Il giorno di Pasqua Gesù era apparso ai discepoli rinchiusi nel Cenacolo. Erano impauriti e Gesù chiese di mangiare con loro. Si sedette e consumò con loro del pesce fritto. Mancava però Tommaso, il più diffidente. Gesù poi scomparì e, nel tardo pomeriggio, arrivò Tommaso. Gli Apostoli erano eccitati e raccontarono a Tommaso l’apparizione di Gesù con le cicatrici dei chiodi non ancora rimarginate. Tommaso li accusò di essere dei visionari, mancanti di realismo. Concluse affermando che lui non avrebbe creduto se non avesse messo il dito nelle ferite. La domenica successiva Gesù riapparve agli Apostoli. Era presente anche Tommaso. Pieno di vergogna si fece piccolo piccolo col desiderio di scomparire.
Capita a tutti di trovarsi in situazioni imbarazzanti. Sono sicuro che è capitato anche a molti di noi. Tommaso però fece l’unica cosa degna di un uomo. Si fidò e rivolto a Gesù disse: “Mio Signore e mio Dio”. Per credere aveva avuto bisogno della Sua presenza fisica. Gesù invita a fare un salto di qualità: credere nei segni del divino senza bisogno della Sua presenza fisica. In altre occasioni aveva già detto: “Chi incontra voi incontra me perché voi siete il mio corpo. Chi mi testimonierà presso gli uomini io lo riconoscerò come uno dei miei amici e prenderò le sue difese presso il Padre.”
Ritornando al brano evangelico: “Tommaso tu hai recuperato la tua grandezza umana attraverso un atto di fede perché mi hai incontrato fisicamente. D’ora in poi non sarà più così. Miei amici saranno coloro che mi riconosceranno non più nella presenza fisica ma in quella del segno.”
Questo è il significato della parola Sacramento. E su tale affermazione indicò il metodo per facilitare l’unità dei discepoli attorno al segno dell’autorità: Pietro. Questo è poi continuato nei successori di Pietro che svolgono la stessa funzione unificante che si chiama appunto ministero petrino. Sulla scia di tale sacramento presero forma gli altri sette sacramenti.
Attraverso il pane e il vino consacrati incontriamo Cristo nell’Eucaristia. Attraverso l’olio di oliva lo incontriamo nelle unzioni del Battesimo, Cresima, Ordine e ammalati. In tal modo Cristo risorto non solo garantisce la vita fisiologica e psichica delle persone ma anche la fede, la speranza e l’amore, cioè la vita divina. Infatti fede, speranza e carità sono doni che, dall’alto, Egli continua a donare e a distribuire all’umanità.

Nazareno Pulitano (Tradate): Gesù ha voluto restare con noi con il suo corpo e con il suo spirito quando ha istituito l’Eucaristia. Perché noi chiamiamo questo “Mistero”? Il Mistero è qualche cosa che non si capisce. Invece, in questo caso, il Mistero è una realtà viva, presente e conoscibile.

Don Giancarlo: la parola mistero deriva dal greco ed equivale alla parola latina sacramentum. Nella lingua originaria il significato non si riferisce all’inconoscibile ma a ciò che si manifesta. Il nostro linguaggio comune ne ha modificato il senso. Mistero equivale a segno. Il segno è qualcosa che mostra una verità anche se in modo non pieno. Da questo punto di vista Mistero è un segno che fa vedere qualcosa di una realtà non conoscibile. Mi vengono in mente le parole della canzone che abbiamo cantato la volta precedente . Ve la ricordate?

1) Quando noi vedremo tutto, 2) Con la musica dentro, 3) Ma di una cosa lo sai
quando tutto sarà chiaro, con il cuore più pieno non potrò ridere mai:
pensa un po’ che risate, della gioia di un tempo è di tutto il male che
che paure sfatate. di un mattino sereno. ho voluto fare a te.

Giovanna Del Bello ( Bergamo) : Don Giancarlo tu prima ci parlavi del cammino di fede che dobbiamo già iniziare in questa vita. Mi chiedo: dei nostri figli che non hanno avuto il tempo di fare questo cammino che ne sarà? Me lo chiedo tante volte al giorno.

Don Giancarlo: E’ una domanda pertinente ed attuale. Tanti giovani, nel contesto laicista e materialista delle mode del momento, si allontanano dal Cristianesimo e dalle pratiche religiose per certi periodi, anche lunghi.
Non è che tutti abbiano rifiutato la Fede o la Chiesa ma semplicemente non ci trovano più gusto e si allontanano dalla preghiera, dai Sacramenti e dalla vita della Parrocchia o dei gruppi all’interno dei quali si educare la propria umanità in Cristo. Come valutare e leggere questi atteggiamenti? L’unica risposta che posso tentare di dare verte su due livelli.
Il primo è quello che ci siamo ricordati leggendo il testo dove si dice: “La fede non è riducibile al culto, non è riducibile all’osservanza delle norme. La fede è vita imbevuta dalla consapevolezza della Presenza di Dio, di Cristo risorto in noi che è l’unico Salvatore.” (idem)
In altre parole: non è che noi ci salviamo attraverso i nostri meriti e i nostri sforzi. Pedagogicamente ci vogliono sia come esperienza che alimenta il legame con Cristo sia come testimonianza di Fede. La sensibilità di appartenenza a Cristo e alla compagnia dei suoi amici che è la Chiesa ha bisogno di tradursi in gesti di incontro, di amore e di servizio perché a tutti sia dato di imbattersi in quello che è accaduto a noi.
Attenzione però a non prendere abbagli pensando: Siccome quello va in Chiesa è al sicuro mentre l’altro che non ci và è un disgraziato. Questa non può essere la valutazione di Dio. Ricordiamo che Dio è misericordia e Cristo sulla croce ha detto all’assassino accanto a Lui: Oggi sarai con me in Paradiso. I vangeli sono pieni di episodi che testimoniano l’atteggiamento misericordioso del Signore nei confronti dei diseredati, delle prostitute, degli assassini, dei peccatori e dei posseduti da Satana.
Il secondo livello è quindi quello della Misericordia di Dio che vuole che ogni creatura si salvi. Lo si evidenzia anche quando l’uomo, nel contesto della Torre di Babele pretende di sostituirsi a Dio non riconoscendo più il Cielo e nel contesto di Adamo ed Eva pretende di attingere direttamente al segreto dell’immortalità. Questa ribellione ha portato con sé le prime guerre fratricide ed i primi omicidi . Ma Dio, nella Sua benevolenza, manda a riscattare il mondo certi patriarchi, profeti e il Suo Unigenito. Un Padre che permette la morte dell’unico figlio volete che non abbia a cuore il destino di ciascuno di noi? Ogni singola situazione è giudicata direttamente da Dio; non possiamo giudicarla noi. Teniamo anche presente che, mentre l’uomo giudica in base alle apparenze, Dio giudica in base al cuore.

Giovanna Del Bello (Bergamo): Possiamo almeno pregare per loro.

Don Giancarlo: Ma certamente! La preghiera di suffragio è la preghiera rivolta direttamente a Dio Padre, a Gesù unico e vero Salvatore, allo Spirito Santo ed anche ai Santi di cui i nostri figli portano il nome. I Santi sono modelli e patroni che intercedono a nostro favore presso Colui che è Tutto e può Tutto. La domanda, la mendicanza che rivolgiamo al Padre a favore dei nostri figli o dei nostri fratelli è l’arma più efficace in nostro possesso. Infatti, se i figli dovessero ancora trovarsi nella condizione della purificazione, (quello stato di vita che la Chiesa chiama Purgatorio), attraverso il suffragio, gli caleremmo una corda di salvataggio che li porta nella beatitudine del Paradiso.

Giovanni Rimoldi (Busto A.): A sostegno di quanto tu Don Giancarlo hai detto vorrei citare S. Agostino che, quando parla dell’occhio e del tempo di Dio (ben diversi da come li pensiamo noi), dice che le nostre preghiere sono unite alle sofferenze della croce di Cristo. Quindi o esiste l’Inferno, il Purgatorio e il Paradiso (e noi affermiamo che è vero) o diversamente c’è il nulla. Non esistono altre alternative, per noi credenti questo dovrebbe metterci più sereni e tranquilli.

Don Giancarlo: S. Paolo al cap. 15 nella lettera ai Corinzi parla della resurrezione dei corpi oltre che dell’anima. Purtroppo noi cattolici siamo i primi a non conoscere le sacre scritture e i contenuti del Nuovo Testamento. Paolo, ad un certo punto, dice: Se non fosse vero che Gesù Cristo è risorto noi cristiani saremmo tra i più stupidi che vivono sulla faccia della terra. Infatti da creduloni ci affideremmo al sogno. Ma non è così. Noi siamo uomini radicati sulla certezza di un avvenimento, il fatto della Resurrezione di Gesù. Quell’uomo che ha fatto e detto certe cose e che gli amici hanno collocato in un sepolcro, è risorto e l’ha lasciato vuoto. Per 50 giorni è apparso, fino a 500 fratelli in una volta sola, ed ha detto: Io sarò con voi fino alla fine del mondo.

Natale Colombo (Usmate): Ringraziamo Giovanna per aver posto queste domande che interessano gran parte di noi. Ringrazio anche tutti i presenti. Mi sostiene e mi rinfranca il fatto di aver visto un interesse ed una attenzione particolare nei confronti delle testimonianze ascoltate e delle domande fatte. Ciò mi stimola a proseguire e mi fa capire che il metodo intrapreso è vero e giusto. Noi siamo fatti per Altro e dobbiamo solo riconoscerLo. Il nostro punto di partenza nasce da questo riconoscimento. L’alternativa è il nulla. Nel nostro caso ci ridurremmo a chiuderci nel nostro dolore e a soffocare la grandezza e la pienezza che abbiamo dentro e che noi invece vogliamo donare ad altri sotto la forma di aiuto e di compagnia.
Ricorderemo nella preghiera gli anniversari di gennaio della morte dei nostri ragazzi. Dopo lo stacco proseguiremo con la visione della cassetta contenente la testimonianza dei coniugi Rimoldi in occasione della giornata della vita. Grazie a tutti.

Testimonianza prima della presentazione del video

Anna Rimoldi: Siamo arrivati in questa trasmissione in RAI interpellati pochissimi giorni prima dalla regista che, in occasione della giornata della vita, ci chiedeva di parlare della nostra esperienza di sterilità.
Noi in effetti abbiamo alle spalle 15 anni di sterilità che hanno costituito un dolore e una sofferenza grandi da affrontare. In studio ci hanno poi invitato a raccontare l’esperienza vissuta con la nostra bambina, Maria Gabriella, portatrice di una grave patologia che la condannava alla morte. Abbiamo brevemente parlato di questo e poi, vertendo il tema sulla vita ci interessava sottolineare che la vita di un figlio non termina.
Il messaggio dei vescovi diceva che ogni figlio è parola eterna del Padre. Quindi il significato della vita dei nostri figli non si esaurisce assolutamente nella sua dimensione terrena ma è proiettato verso l’orizzonte dell’eternità.
Il libro che Giovanni ed io abbiamo scritto lo abbiamo intitolato proprio così “100 giorni di eternità che sono i giorni vissuti da Maria Gabriella”.

Giovanni Rimoldi: E’ un messaggio di speranza per tutti i genitori che hanno avuto il dramma umano di perdere un figlio, ma è anche un messaggio di speranza per tutte quelle coppie che si trovano in difficoltà ad avere un bimbo.
Il nostro figlio defunto comunque c’è, c’è veramente. I nostri figli ci sono veramente, tutti, invece chi non ne ha mai avuti vive un dramma nel dramma. Grazie.

Commento durante la proiezione del filmato.

Siamo stati invitati a questo programma in occasione della giornata per la vita e non pensavamo che, in quell’occasione, avremmo potuto parlare anche di Famiglie in Cammino. Vuol dire che c’erano segni provvidenziali in merito. Durante l’intervallo, parlando con la conduttrice della nostra esperienza, le abbiamo raccontato un miracolo che si riferiva ad un bambino che doveva essere abortito in quanto, dal punto di vista medico, era definito non un feto o un bambino ma una “cosa”.
Proprio prima dell’intervento di mezzogiorno del Papa, abbiamo potuto raccontare di questo caso proprio in un'epoca in cui la vita è violata continuamente sia per le pratiche abortive che per le manipolazioni genetiche. Proprio nella giornata della vita poter raccontare di questo bambino che non doveva nascere e che ora ha già 10 anni ed è normale è un sì alla vita ed è un segno che Dio appoggia il nostro impegno perché la vita abbia a riprendersi il valore che si merita.
La legge sull’aborto, dal 1978 ad oggi, ha già provocato 4.000.000 di bambini mai nati. E’ un triste primato che abbiamo raggiunto questo mese. Pensate quanti genitori (e fra questi ci mettiamo anche noi) che hanno perso i figli, sarebbero felici di poter accogliere di nuovo un bambino. E’ una ecatombe umana in nome di non so quale diritto.
Madre Teresa si rivolgeva al bambino mai nato ma concepito per essere amato dicendo che, se non poteva essere amato in questo mondo perché gli uomini glielo avevano impedito, sarebbe stato amato dal Padre e che l’avrebbe accolto nella cavità della sua immensa misericordia.
L’invocazione a questa suora che sarà proclamata beata il 29 Aprile dal Papa ha sortito il miracolo di far nascere un bambino con le complicazioni che i medici avevano previsto ma che è tuttora vivente ed è un bellissimo bambino. Il fatto è stato riconosciuto dalla Commissione Medica che ha dato un giudizio della guarigione come “ fatto scientificamente inspiegabile”
Abbiamo capito che la scienza, in alcune occasioni, è vulnerabile nel suo giudizio e che solo Dio può avere l’ultima parola sulla vita.
Importanti leggi sono in approvazione su questo tema in Parlamento ed è necessario che, in questi frangenti, cresca una vera unità fra i cattolici in difesa del diritto alla vita.

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