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Incontro 19/02/2012

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Milano, 19 febbraio 2012

I SEGNI EFFICACI DELLO SPIRITO 

Se riducessi il Sacramento a qualcosa di schematico, di ripetitivo eliminerei la bellezza e la verità del dono.

NATALE (Usmate): Iniziamo questo nostro incontro confrontandoci con il testo di Massimo Camisasca, La casa, la terra, gli amici , da cui dobbiamo lasciarci provocare.

DON GIANCARLO: Io vorrei leggere con voi una pagina che sia lì a ricordarci come uno scenario di ciò a cui miriamo. Troveremo questi vocaboli “casa, terra, gli amici”, che costituiscono il titolo del libro, inquadrati in una rilettura storica dei primi secoli del cristianesimo, proposta da don Massino Camisasca che da almeno 25 anni manda i suoi Missionari della Fraternità San Carlo a costituire quello che è stato il colpo di genio di San Benedetto al tramonto dell’Impero romano e che ha costituito l’Europa dei popoli, ben diversa dall’Europa della finanza di oggi.

Prendiamo quindi e leggiamo insieme il libro da pagina 125 a pag. 129, nel capitolo sullo Spirito Santo, dove si parla di “testimoni”, “segni efficaci”, “Spirito e unità”. Avremo modo di chiarire alcune idee, alcuni contenuti di proposta su cui poi far calare i racconti e i frammenti della nostra vita.

 

GIORGIO T. (Milano): Vorrei ricordare che venerdì scorso è stato l’anniversario della morte di mio figlio Leonardo. Dopo la sua morte don Antonio, il parroco della mia parrocchia, mi ha affidato un giovane, Matteo, che aveva un paio d’anni più di mio figlio e che aveva bisogno di un sostegno per lo studio e per la sua educazione. Aiutandolo, mi sembrava di continuare ad essere genitore. Con grande piacere ho sostenuto questo giovane, pur con tutto il travaglio dell’educazione e della crescita. Dopo essersi laureato in scienze politiche, è diventato giornalista fino a diventare capo redattore di canale 5. Una carriera brillante che lui aveva percorso con grande umanità e con grande professionalità. Nell’anno 2008 gli è stato diagnosticato un tumore: ha affrontato la malattia con grande consapevolezza e grande forza. In un video ha dato anche una forte testimonianza di volontà nell’affrontare questo male. Purtroppo sabato scorso è morto. Per me e per Raimonda la sua morte ha costituito un grande dolore. Sua moglie e sua madre ci hanno dato una bella testimonianza di fede. I brani che abbiamo letto e che fanno parte del capitolo sullo Spirito Santo, ci insegnano a vivere nel mistero della volontà del Signore e a vedere in tutte le circostanze della vita una sua azione anche se ora non ci è chiara, come non ci è stata chiara in occasione della morte di Leonardo. Lasciamo che sia il Signore a realizzare questo suo disegno non solo nella mia vita ma soprattutto in quello della moglie, della madre e del fratello di Matteo. Nella Chiesa dove è stato celebrato il funerale, gremita di giornalisti e di cameramen, il celebrante ha ricordato nella sua omelia il valore molto forte dell’amicizia con Cristo, nonostante tutto.

RAIMONDA (Milano): Vorrei unirmi a mio marito Giorgio per dire che anch’io ho provato un grande dolore per la scomparsa di Matteo. E’ come se ci fosse stato tolto un secondo figlio. Quando è morto Leonardo, posso dire che sono stata aiutata da Dio perché non mi sono disperata, ma non per merito mio. Ho conosciuto la vita unitaria di tutta una fraternità, giovani che credendo in Dio e proseguendo gli studi hanno maturato la loro persona. Posso dire chiaramente che non ci è stato permesso di vanificare la nostra vita. La morte di Matteo ci ha sconvolti, ma siamo pieni di speranza perché abbiamo visto come il Signore ha lavorato in tutti questi anni, non ci ha abbandonati; quindi siamo desiderosi che il Signore aiuti anche la moglie, per la quale in particolare vi chiedo una preghiera, e la mamma di Matteo. Io chiedo a Dio che mandi a loro il suo Spirito e non lo faccia mancare neppure a noi per poter stare vicini ad altre persone quali segni efficaci di speranza. Dio ha sulla nostra vita un piano, un progetto che non dipende da noi; noi dobbiamo solo accettarlo e lasciarci aiutare da Lui.

GIORGIO M. (Varese): Quanto è stato detto ci conferma ciò che sappiamo tutti: i figli non sono nostri né quelli naturali né quelli su cui, per bontà Sua, abbiamo riversato affetto e impegno. I figli sono nelle mani del Signore e noi dobbiamo essere consapevoli e accettare questo mistero.

MARIA ROSA (Milano): Stando vicini a chi come noi ha perso un figlio, ci ha fatto pensare continuamente come il nostro cuore debba essere pieno di gratitudine per all’incontro avuto con la nostra compagnia e per l’amicizia di Famiglie in Cammino. Mi chiedo cosa ci sarebbe capitato se non avessimo avuto l’aiuto su cui in questi anni abbiamo potuto contare. Di questo continuo a ringraziare il Signore e lo prego perché altri possano godere di questa nostra esperienza.

DON GIANCARLO : Quanto più si diventa coscienti dell’attenzione ricevuta, della compagnia avuta, tanto più diventa naturale e quasi un obbligo morale restituire ad altri quello che si è ricevuto prima. Quanto più si fa esperienza di essere amati tanto più si diventa capaci di dono; l’esito, la conclusione di questo dà gioia: c’è più gioia nel dare che nel ricevere.

GINO (Milano): Vorrei aggiungere una cosa a proposito del funerale di Matteo. E’ venuto a celebrarlo un missionario che è stato suo compagno di Università. L’omelia è stata tutta basata sulla compagnia e sulla conoscenza di Cristo. Ci ha ricordato come la sua amicizia con Matteo sia nata dall’amicizia con Cristo e tale è rimasta, malgrado le migliaia di chilometri di distanza che li separava. La grande amicizia in Cristo li ha fatti sentire sempre vicini.

NATALE (Usmate): Pensando all’esperienza di dolore vissuta da Giorgio e Raimonda o a quella di altri, sia pure maturata in differenti contesti quale può essere la mancanza di un lavoro, ritengo che in situazione simili uno da solo non ce la fa, perché è veramente drammatico vivere senza la coscienza che c’è Chi è più grande di te e che bisogna riconoscerlo come Padre. Occorre riconoscere che c’è Qualcos’altro, ben superiore a noi e a tutto il mondo. Grazie a Dio, noi siamo qui proprio per fare memoria di questo; teniamoci uniti, amici, in questa certezza, perché altrimenti è triste!

MARIANGELA: Vorrei riprendere un attimo il tema dei segni efficaci propri dello Spirito. Lo Spirito Santo ci raggiunge attraverso dei segni e quindi vorrei che si parlasse dell’importanza dei Sacramenti. Penso in particolare alla Confessione e al fatto di non riuscire a confessarmi facilmente perché non riesco a coglierne l’efficacia. Di conseguenza mi confesso poco. Se io riuscissi a capire e a recuperare l’efficacia dei Sacramenti forse riuscirei a cambiare.

DON GIANCARLO: Spendo una parola su questo fronte. Bisogna avere più fede. C’è poca fede in Dio e di conseguenza poca apertura alla sua presenza che si offre attraverso il dono del Sacramento. L’Eucarestia rischia di essere ridotta a un precetto da soddisfare, l’andare a Messa. Il Sacramento della Riconciliazione, che chiede penitenza, spinge il cristiano a rientrare in sé stessi per la disanima, ma oggi siamo spinti ad altre cose. Non siamo più allenati a fare gli esami di coscienza quotidiani, perché ci si addormenta davanti alla TV e non si prega più. Signore, oggi che giudizio dai sulla mia vita? Venendo meno questo esercizio di rientro in sé stessi per vivere faccia a faccia con il Signore, domandando il giudizio Suo su di noi, diventa più difficile essere frequenti nella domanda del perdono nel Sacramento della Riconciliazione; mancano le premesse. C’è però un aspetto positivo (lo dico perché sono in confessionale tutti i giorni): mi accorgo che si accostano a questa fonte di misericordia quelli più allenati, cioè quelli che vivono una familiarità migliore con Gesù, perché lo riconoscono come un incontro liberante, rigenerante. Chi vive questa familiarità comincia ad amarlo e stimarlo, perché ne vede una ricaduta vantaggiosa sul proprio cammino umano. E’ questo un segno nel quale e con il quale lo Spirito opera.

MARIANGELA: Quando per motivi di salute sono costretta a perdere la Messa e la Confessione, capisco che mi mancano. Ne avverto il bisogno, per sentirne la ricaduta nel quotidiano.

RAIMONDA: Vorrei richiamare il problema del confessarsi non direttamente a Dio, ma di fronte a un sacerdote che è pur sempre un uomo. Ricordo che il mio parroco ci diceva che senza la mediazione del sacerdote ciascuno è pronto a giustificare sé stesso; troveremmo sempre una scusa. Il Signore ha voluto invece che il suo perdono ci arrivi attraverso un sacerdote, attraverso la Chiesa.

DON GIANCARLO : Anche la scienza psicologica è arrivata a capire che l’autoanalisi non serve; per fare analisi seria devi farla presso un altro. Conosco tanti analisti che sono esperti, ma sono in psicanalisi da altri. E’ la legge della natura, perché l’uomo è relazione: la persona ontologicamente è relazione, immagine di Dio.

MARISA (Busto Arsizio): Sempre a proposito di Confessione: mi è successo quindici giorni fa di discutere con un amico su quante volte conviene o è necessario accostarsi a questo Sacramento.

DON GIANCARLO: E’ sbagliato fissare a priori la frequenza. E’ proporzionale alla maturazione della coscienza di fede. Se io riducessi il Sacramento della Riconciliazione a qualcosa di schematico, di ripetitivo eliminerei la bellezza e la verità del dono. Se vivo ogni giorno l’importanza della verifica, dell’esame di coscienza, percependo la bellezza del vero e del bene e accorgendomi delle cadute, delle omissioni, della mancanza di carità quotidiana, allora nasce in me l’esigenza di riconciliazione. Ho avuto modo di conoscere un penitente che si confessa frequentemente. E’ un testimone formidabile della identità cattolica, è un educatore che ha attorno a sé centinaia di giovani che guida. Io sono edificato dalle accuse che fa perché sono aspetti che io, Giancarlo, non considererei peccato, ma che lui percepisce così. Per questo io rimango edificato: colgo in lui una profondità e una sensibilità delle implicazioni della fede, della speranza e della carità che trovano in me, in rapporto a lui, un uomo dal cuore indurito. Uno vive i ritmi del cammino di fede che sta facendo. Certo, se si accorgesse che diventa talmente incosciente da lasciar passare mesi e mesi prima di accostarsi al Sacramento della Riconciliazione, allora avrebbe il dovere di preoccuparsi.

 

 

 

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