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Incontro 18 settembre 2011

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Milano 18 settembre 2011

IL VISSUTO DELLE VACANZE ESTIVE

Nel tempo libero viene a galla ciò che si è e la nostra affezione dominante. Abbiamo modo di capire se siamo più affezionati a Gesù o a qualcosa di effimero.

 

NATALE (Usmate): Oggi siamo qui soprattutto per mettere in comune le esperienze vissute durante questa estate.

DON GIANCARLO: Direi di proseguire sull’onda della provocazione che la liturgia ci ha dato. Il lavoro che facciamo adesso è una verifica. L’estate ci riserva spazi di tempo libero da permetterci di capire quale è la cosa che ci è più cara, perché il tempo libero è una cartina di tornasole inequivocabile, che smaschera i formalismi, gli schemi precostituiti. Nel tempo libero viene a galla ciò che si è e la nostra affezione dominante. Abbiamo modo di capire se siamo più affezionati a Gesù o a qualche idoletto, a qualcosa di effimero.

TIZIANA (San Lorenzo di Parabiago): Qualche mese prima dell’inizio delle vacanze ho letto delle affermazioni di Paul Claudel, e leggendole mi sono detta: che bello se oltre a sentire queste parole le mettessimo in pratica! Ieri sera, ripensando a quello che sarebbe stato oggi il nostro incontro, mi sono venute in mente quelle parole e mi sono detta : la vacanza che con alcuni di voi ho trascorso all’isola d’Elba ha confermato le parole di questo scrittore. Ve ne leggo alcune: “Come sarebbe bello se tutti gli uomini avessero coscienza di ciò che fanno insieme, sotto lo sguardo di qualcuno che ti scruta attentamente, per l’aiuto che si danno vicendevolmente nella cerimonia alla quale cooperano e l’immensa offerta che costituisce la sola elevazione dei loro sguardi verso il cielo, nella comunicazione amorevole che hanno fra di loro…”. Sì, c’è stato qualcosa di tutto questo nella vita che abbiamo trascorso all’isola d’Elba: non solo nei momenti di lode al Creatore, ma dedicando a Lui la vita quotidiana, sia nelle cose che possono sembrare banali sia nel momento solenne della Santa Messa. E’ stata una bellissima esperienza! Se l’uomo avesse un po’ di più coscienza di ciò che fa, si sentirebbe parte di un immenso coro, quale è la Chiesa, di cui tutti noi facciamo parte.

 

BRUNA (Milano): Ho potuto partecipare, per la prima volta, alla vacanza con voi e devo confermare quanto ha detto Tiziana: è stata una esperienza incredibilmente bella per l’unione di noi tutti, per la preghiera, le passeggiate, le nuotate che io non ho fatto, ma sono stata felice per gli amici che lo potevano fare. Ho veramente sentito l’amicizia pura, che dava la possibilità anche a chi come me si trovava in difficoltà di poter partecipare. Devo dire che ne ho riportato un ottimo ricordo che mi piacerebbe poter ripetere.

GIANCARLO (Milano): Colgo l’occasione di questa assemblea per condividere l’esperienza della mia malattia, dell’intervento cardiochirurgico che ho subìto in questa primavera. Per prima cosa devo ringraziare il Signore per la forza che mi ha dato, perché ho subito un intervento grave e difficile, ma in poco tempo mi sono ripreso. Lo devo non solo ai medici e agli amici, ma anche al Signore che ancora una volta mi ha voluto bene. In quel momento ho sperimentato la forza della passione del Signore. Quando sei in terapia intensiva ti trovi in una condizione terribile, anche se sai che tutto quello che succede è per il tuo bene. Ecco, veramente, in questa situazione mi ha soccorso la passione del Signore: ho meditato molto sul suo calvario, sul sacrificio di Gesù in croce. Pensando a quello che ha sofferto il Signore, sono riuscito a rendere meno pesante la mia condizione. Quello che ci sta succedendo è poca cosa rispetto a quello che ha sofferto Gesù per salvarci. Volevo dire questo, perché è proprio nel momento della sofferenza che si avverte la vicinanza del Signore. Questo è quello che a me è successo: ti senti abbracciato non solo dalle persone che ti vogliono bene e ti stanno vicine, ma senti una presenza interiore che ti scalda il cuore che per me era fisicamente anche l’organo sottoposto all’intervento. Ci sono poi dei momenti nella vita in cui si verificano delle coincidenze che sembrano un po’ strane, ma anche simpatiche. Alla prima Messa a cui ho partecipato dopo l’intervento, vuole il caso che il frate cappuccino che la guidava ha intonato il canto di inizio dicendo: “Ti darò un cuore nuovo , metterò dentro di te il mio spirito nuovo”. Sembrava che questo canto fosse stato scelto proprio per me, per la condizione in cui mi trovavo. Questo piccolo fatto l’ho sentito come un ulteriore segno della presenza di Dio che ti dice: “Io ci sono e ti sono vicino”.

VALENTINA (Milano): Mi unisco a mio marito Giancarlo per ringraziare tutti voi che ci avete accompagnato con la preghiera al Signore. Non ho potuto partecipare alle vostre vacanze sia a causa dei genitori anziani sia per la malattia di Giancarlo. Ho potuto avere però nel corso di queste vacanze dei momenti di silenzio e di solitudine che ho cercato volutamente, e ne ero veramente contenta, di dedicarli all’incontro con Gesù. Penso che il nostro percorso di Famiglie in Cammino ti porti veramente a maturare e a capire perché l’incontro con il Signore avviene quando meno te lo aspetti. Quindi ringrazio veramente il Signore perché so che tutto quello che lui prepara per noi è un percorso d’amore, perché Dio è amore. Se vogliamo fare un percorso con Gesù dobbiamo avere un abbandono totale in lui: Signore, ti affido la mia vita, fai tu quello che credi meglio. Questo abbandono totale è difficile, però è la strada per arrivare ad avere l’incontro con Gesù.

MARISA (Busto Arsizio): Ho trascorso l’estate al mare con i miei nipoti. Ho avuto anche modo di trascorrere due giorni a Padova dai miei parenti e di rivedere con emozione la chiesa frequentata da mia madre. Sono stata anche al Meeting ; mi è dispiaciuto di non aver rivisto il nostro stand, centro di incontro anche con altri. E’ stato comunque bello rivedere gli amici di Rimini.

MATTEO (Busto Arsizio): A me e a mia moglie Antonietta spiace di non aver potuto trascorrere con voi la vacanza all’isola d’Elba, per la quale mio ero impegnato in prima persona. Un improvviso impegno familiare ce lo ha impedito. Anche ai miei cognati è molto dispiaciuto non aver potuto parteciparvi: sono stati positivamente molto colpiti dalla preghiera, dall’ora di catechesi fatta con Don Giancarlo, e dall’amicizia che hanno sperimentato l’anno scorso.

GIOVANNI (Busto Arsizio): Per me e mia moglie Anna la vacanza trascorsa insieme all’isola d’Elba è stata una felice sorpresa. Fino all’ultimo eravamo incerti sulla partecipazione per tanti motivi. Abbiamo invece sperimentato, con la guida spirituale di don Giancarlo, che è stata anche un’occasione per incontrare insieme Cristo. Un’autentica lieta avventura!

MARY (Vimercate): Per me è stata la prima vacanza con voi. Ci siamo trovati ad affrontare per la prima volta un’estate senza nostro figlio; quindi la paura era grande. Per me in particolare c’era l’angoscia di affrontare due mesi da soli: lavorando in una scuola per l’infanzia, mentre prima aspettavo con ansia le vacanze quest’anno era molto preoccupata data la mancanza di mio figlio. Ma abbiamo deciso ugualmente di andare: se tutto non fosse filato liscio, avremmo ripreso la nostra moto e saremmo tornati a casa. E invece questa vacanza è stata veramente una sorpresa estremamente positiva, una cosa che non avremmo mai immaginato, dato le nostre paure, le nostre ansie. Devo dire che tutto è stato positivo. Ringrazio tutti.

ROBERTO (Vimercate): Per me è lo stesso. Grazie a Natale, a Dino e a Giuseppe con mia moglie Mary ho deciso di affrontare questo viaggio in moto, per me molto difficile dal lato psicologico, perché la moto per me è sempre stato tutto ed è la moto che in un incidente ha portato via mio figlio. Comunque grazie a loro abbiamo deciso di partecipare. Anche nei momenti di sconforto c’era sempre qualcuno pronto ad aiutarti. E’ stata una vacanza che mi ha ridato un po’ di fiducia, mi ha spinto a capire che ci può essere una speranza. Questa convivenza con persone colpite da problemi forse più grossi dei nostri ma con tanta voglia di lottare, mi ha fatto capire che bisogna sempre rialzarsi anche dopo qualsiasi botta che la vita ci prospetta, ci propina. E’ stata un’esperienza proprio bella. I giorni sono volati, alla sera si arrivava stanchi ma soddisfatti e per noi questa nuova esperienza cresceva dentro di noi: abbiamo percepito il fatto che tutti con il proprio essere, con il proprio sguardo, ti davano speranza. Ho sentito molto questa speranza. Sto cercando di imparare a trasmetterla anche ad altre persone.

DON GIANCARLO: Finora sono intervenuti quelli che hanno fatto la vacanza insieme all’isola d’Elba. Ma l’estate dura più di una settimana ,o una decina di giorni, trascorse con gli amici. C’è possibilità di spaziare nell’esprimere un giudizio sulla nostra vita chiedendosi: ma dove mi è sembrato di essere stato più bene, perché più vero? Questo binomio bene e verità o convenienza del vero, corrispondenza che nasce da una esperienza vera, è verificabile ovunque.

ROBERTO (Vimercate): Io parlo per me, ora la mia famiglia siete voi. Non accetto di trovarmi con dei parenti che purtroppo mi riportano ad una vita terrena che non mi appartiene più; allora io devo capire, come ha scritto anche Paul Claudel. Purtroppo possiamo avvicinarci ai nostri figli in maniera diversa. Sicuramente avrò bisogno di tanto tempo per poter essere forte, magari più di prima. Al momento c’è il lavoro che mi permette di non pensare, ci siete voi , c’è la speranza, c’è la preghiera e c’è la voglia di dare tanto a chi dopo di noi viene per cercare di alleviare il più possibile questo cammino che all’inizio è tragico. Per me non ci sono altri spazi . C’è lo spazio con il Signore, lo spazio con la speranza, lo spazio per i nostri figli.

DON GIANCARLO : Ecco, riprendo questa questione perché è attualissima per tutti, indipendentemente dalle scorticature avute sull’umano, più o meno recenti, principalmente legate alla perdita dei ragazzi e in tanti casi articolatesi poi su altre frontiere per croci portate o per prove nelle quali ci si è trovati coinvolti; magari neanche al presente esaurite, perché ci sono ancora. C’è una relazione inscindibile fra il vero e il conveniente o il rispondente alle esigenze del cuore. Questa relazione è vera come principio; è Gesù che l’ha proposta: “Chi mi avrà seguito e sarà diventato discepolo mio conoscerà la verità e la verità lo renderà libero” (Gv11). Libero vuol dire immune, vuol dire non più esposto o soggetto alle aggressioni del male, del maligno, delle prove e delle sofferenze della vita? No! Libero vuol dire che chi lo è si trova così nuovo, così diverso, da quello che era prima, da riuscire a cogliere il positivo. Il suo sguardo è cambiato: anche dove prima non coglieva nulla di bello o che lo attraesse, adesso lo coglie. Ciò che prima considerava o manie di alcuni o cose fuori dal mondo, perché il nostro realismo è lavorare e avere piedi per terra, poi si accorge che invece il realismo è qualcosa di più vasto, di più articolato. Libero è colui che coglie questo oppure sa vivere la perdita con l’approccio con altre sofferenze, con altri fratelli uomini, sperimentando nella sua carne quello che dice San Paolo dopo la conversione: compio nella mia carne ciò che manca al portare a compimento il cambiamento introdotto da Cristo con la redenzione, per amore alla Chiesa che è il Suo Corpo. Non sempre singolarmente riusciamo a vivere questa relazione, a sentirla nostra, a farla nostra. Perché c’è un divario che ci vede ancora lontani, la cogliamo magari in prospettiva. Tu, Roberto, hai detto “per il momento, dopo non so”. Ci poniamo lontani da una possibilità di sperimentare ciò che percettivamente come presentimento intuiamo già promettente, ma non è ancora potuto diventare una esperienza per noi. Ecco, tu ti trovi in questa situazione, ma penso che tutti noi in contesti diversi ci troviamo un po’ come pesci fuor d’acqua. Non scatta immediatamente l’affinità, la sintonia; percepiamo di più il disagio, il malessere di una distanza, di un dissenso piuttosto che un consenso con la sensibilità, la mentalità, gli stili di vita di molti altri a seconda dei luoghi dove ci veniamo a trovare.

Però c’è il secondo passaggio da fare e che tu hai messo prima: c’è un segreto, c’è una condizione indispensabile per poter fare esperienza da uomini liberi che stanno dentro la realtà, accostano tutto, sicuri di ciò che la Bibbia afferma : “Voi siete di Cristo!”. Roberto ha detto: “ Voi siete la nostra famiglia oggi”. La condizione è questa, il segreto è questo: essere coscienti di essersi imbattuti, per grazia, dentro le vicende anche disperanti del vivere, in un luogo-segno, in una realtà significativa che suggerisce poco per volta criteri, modalità per vivere tutto il bene e il male, il drammatico, il tragico e il problematico, il piacevole e il gratificante. E’ l’esperienza di appartenenza a una compagnia vera; Gesù l’ha chiamata Chiesa, segno del mondo nuovo, segno e strumento del Regno di Dio. Il Regno di Dio è Cristo, segno e strumento scelto da Cristo e messo a disposizione dei primi discepoli e oggi anche a noi a cui è dato questo compito e che Roberto ha citato. Voglia di dare anche ad altri quello che abbiamo cominciato a percepire noi come nostra famiglia. L’incontro con una realtà nuova , come nel caso di Famiglie in cammino, aiuta a recuperare uno sguardo positivo su quella biologica e anche sulla propria famiglia, quella della moglie, del marito, dei figli.

NATALE (Usmate): Quando Roberto dice siete la nostra famiglia, ebbene io lo ritengo una cosa miracolosa. Però questo non ci lascia tranquilli: ci deve mettere in continuo movimento per crescere insieme in primis in Gesù Cristo e con lui in questa nostra unione che si chiama Famiglie in cammino e in cui c’è un Direttivo che attende di essere rinnovato con nuove risorse.

GINO (Milano): Durante le vacanze al mare mi è capitato di essere protagonista di un fatto simpatico. Mi sono offerto di realizzare il desiderio di un vecchietto di 91 anni: “Prima di morire vorrei fare un bagno”. Dopo la prima positiva esperienza, si è sempre più fidato di me e non di Ester, una vera nuotatrice che si è anch’essa offerta e con cui ha avuto in acqua un’esperienza poco felice. Il motivo? Gliel’ho svelato: quando entravo in acqua mi raccomandavo a Gesù, con Lui eravamo in tre e non in due come nel caso di Ester. La risposta di questo vecchietto è stata: “Allora io farò il bagno sempre con te, perché tu hai un amico che è forte!”

DON GIANCARLO: Con questo racconto di un’ esperienza vissuta, suscitatrice anche di sorrisi compiaciuti, chiudiamo la nostra assemblea indicandovi, come Natale aveva già introdotto all’inizio, la questione dello strumento. Il libro che suggeriamo quest’anno come strumento è frutto dell’esperienza di Massimo Camisasca, un prete mio amico, di cui sono stato anche collega al Liceo Classico di Legnano dove ha insegnato per due anni filosofia e che oggi è fondatore e presidente della “Fraternità Sacerdotale Missionaria San Carlo Borromeo”. Questo libro ha per titolo LA CASA, LA TERRA, GLI AMICI (edizioni San Paolo). La nostra società oggi viene definita con il termine di “società Liquida”, perché ha perso gli agganci di riferimento, è scivolata come un corpo immerso in un liquido. C’è invece bisogno di un luogo che diventi casa, famiglia e questo luogo casa-famiglia deve strutturarsi come fraternità guidata dall’autorità e sempre aperta al mistero, all’amore comunionale. Il tutto sotto l’egida e la genialità creativa dello Spirito. E’ quanto ci aiuta a scoprire e a meditare questo libro.

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