famiglieincammino.org

  • Full Screen
  • Wide Screen
  • Narrow Screen
  • Increase font size
  • Default font size
  • Decrease font size

Settembre 2009

E-mail Stampa PDF

TESTIMONIANZE SULL’ESPERIENZA DEL PERIODO ESTIVO

Milano, 13 settebre 2009.

 

Don Giancarlo.  Non è per fare i curiosi sulla vita dell’altro, ma per dire se abbiamo avuto nel corso

dell’estate qualcosa di straordinario che ci ha gratificati più o meno. Lasciamo uno spazio per uno scambio di esperienze, di giudizio sulle esperienze, perché è condizione della crescita, della maturità umana giudicare e valutare  quello che è accaduto o si è vissuto.

Ognuno di noi lo giudica rapportandolo a sé con la domanda: mi ha fatto diventare più vero? Mi ha reso più libero? Di che cosa mi ha arricchito? E adesso come lo custodisco o come lo trasmetto?

 

Dobbiamo sforzarci di darne una risposta per imparare ad usare il giudizio della fede, che è uno strumento ed un processo di conoscenza della realtà e del vivere. Se non si arriva  a questo, si può andare in capo al mondo ma si resta bambini, perché questa è l’unica cosa che il bambino sa dire: mi è piaciuto, non mi è piaciuto e basta.

L’adulto no, se dà un giudizio lo motiva e le sue ragioni sono legate all’atteggiamento, al contesto, a quello  in cui ti sei imbattuto e che non ha corrisposto alle tue aspettative, o a altro ancora. 

Antonietta (Busto Arsizio). Parlo a nome di Giovanna e di Elviro che oggi non possono essere presenti, però mi hanno pregato di dirvi quello che loro hanno vissuto quest’estate.

Oggi sono stati invitati a conoscere una famiglia che ha perso un figlio e chiede aiuto.

Sono stati felici di aver partecipato alla vacanza comunitaria all’isola d’Elba. E’ stata la loro prima esperienza di vacanze con Famiglie in Cammino. Sono tornati arricchiti perché la Scuola di Comunità, la S. Messa giornaliera, i momenti di preghiera e di gioia fraterna hanno reso piene e vere le loro giornate, favorendo  la loro crescita. Anche le giornate trascorse al Meeting con gli incontri di persone dapprima sconosciute ma legate dallo stesso dolore, hanno fatto loro comprendere la validità della nostra missione.

Il ritorno a casa li ha trovati carichi di maturità, di emozioni e di speranza. Giovanna è stata colpita dall’incontro con una signora spagnola che è rimasta stupita dall’unità del nostro gruppo, mentre lei al suo paese è molto sola: non c’è comunità. Ha lasciato l’indirizzo per sapere dei nostri incontri; è tornata a casa con la gioia di averci incontrato.

 

Gabriella (Gallarate). Quest’estate siamo stati fortunati. A luglio abbiamo incontrato don Giorgio, il nostro parroco, che ci ha invitato a partecipare ad una vacanza/pellegrinaggio sulle orme di San Paolo. Abbiamo aderito soprattutto per stare insieme alle persone del nostro quartiere: ci interessava cogliere questa opportunità. È stato un pellegrinaggio molto gratificante perché abbiamo pregato nei luoghi che San Paolo ha percorso per diffondere la parola di Gesù. Siamo tornati con il desiderio di approfondire la conoscenza del Vangelo perché, in quanto a catechesi, siamo carenti. Quindi siamo contenti di aver conosciuto quella terra meravigliosa, attirati dal fatto di ripercorrere, e quindi di comprendere, il passaggio di San Paolo presso quei popoli, cosa alla quale non avevamo mai pensato.

L’estate è stata ricca di eventi. Sono andata anche in Inghilterra a fare da madrina ad un battesimo, vivendo un’esperienza diversa rispetto alla nostra tradizione: fra padrini e madrine eravamo in sei. Il sacerdote celebrante ha fatto rilevare che il momento da ricordare e festeggiare non è il compleanno, bensì il giorno del Battesimo, cosa alla quale non avevo mai pensato. Ho avuto poi la gioia di fare volontariato in un’associazione che segue persone non più autonome a seguito di malattie o incidenti. In questa settimana devo dire che, più di aver dato, ho ricevuto. Il sorriso di queste persone mi ha molto gratificato. L’associazione, che ha organizzato la vacanza,  ha utilizzato strutture moderne in un ambiente meraviglioso, immerso nel verde. All’ingresso c’era la scritta “Amare e Servire”. Non sono mancate perplessità: con gli organizzatori non sono molto in sintonia. Mi è stato detto che non ha importanza a quale religione si appartenga; l’importante è che si sia bravi cristiani, mussulmani, brave persone... Questo mi suggerisce di conoscere meglio questa associazione che, ripeto, mi lascia molto perplessa, anche se vi si respirava un’aria di serenità e tranquillità.

 

Mariarosa (Milano). Con i giorni trascorsi all’Elba è il terzo anno che trascorro una vacanza comunitaria, anche se un po’ ristretta. Già negli anni passati tornavo sempre con la coscienza di aver acquisito qualcosa di positivo per la mia vita. In effetti ritorno migliorata anche nel carattere, perché condividere la giornata con tante persone richiede pazienza, ma ricevo anche una lezione di umiltà nell’ascoltare gli altri, che mi danno molto. Soprattutto la cosa più grande è il lato spirituale della vacanza che è iniziata tutte le mattine con un richiamo al Signore, con l’ascolto della Messa e la recita delle Lodi, per poi proseguire con la Scuola di Comunità che mi ha arricchito con la comprensione di tanti insegnamenti che prima trovavo molto difficili.

Vorrei inoltre far presente il valore dell’amicizia con le persone, la condivisione dei gesti durante la giornata, lo scambio di opinioni, ecc. Anche quando si parlava sulla spiaggia: inizialmente le discussioni sembravano discorsi banali, poi si trasformavano in discorsi seri, con cui ci si confidava i propri problemi, le proprie preoccupazioni, le gioie …

 Io mi sentivo di condividere con questi amici cose che non si raccontano ad una sorella o ad un famigliare, certa del loro aiuto per superare i problemi, e del loro affetto. Con questi amici mi sento più libera. Ho anche imparato da loro molte cose, in particolare la recita delle preghiere in famiglia ogni sera. Anche se ho sempre sentito il richiamo a pregare, la loro testimonianza ha rafforzato in me la consapevolezza di questa mia mancanza. Ho desiderato imparare preghiere e giaculatorie che recitavamo insieme passeggiando sul lungomare. Sono grata a don Giancarlo e agli amici per tutto quello che ho ricevuto!

 

Don Giancarlo.  Riprendo dall’intervento di Gabriella e da quello di Giovanna tramite Antonietta.

C’è una diversità qualitativa, io la esprimo così, fra i contenuti del dialogo tra di noi in rapporto ai contenuti di conversazioni che si hanno normalmente con vicini, con colleghi, ecc. Perché?

Perché tra di noi si è più essenziali, non si parla di “baggianate”,  ma si va al sodo. Il sodo della vita sono le esperienze: belle, drammatiche, ecc. Perché tra di noi questo è facilitato? Perché ci si sente portati tra di noi ad aprire il cuore e quindi ad essere più liberi; mentre altrove si difende la propria privacy, tra di noi questo non capita. La questione non è nascondere, mascherare, ma comunicare.

Qual è la ragione?

 

Annamaria (Milano). Non solo perché condividiamo la drammaticità che abbiamo vissuto, ma perché abbiamo bisogno di trovare una strada all’interno di Famiglie in Cammino, con la guida di don Giancarlo. Io ho trovato un aiuto nella ricerca della fede, anche se ho molto da imparare ancora (mio figlio Massimiliano è mancato 4 anni fa).

 

Don Giancarlo. Il segreto, la ragione che chiarisce questo sta nel fatto che ciascuno di noi ha preso coscienza dell’incontro con il Signore che ti ha spiegato il senso della vita. Stando alla Sua scuola   scopri che l’esperienza di amore è esperienza di legami e di amicizia, cui sta a cuore innanzitutto la tensione ed il cammino a Lui, che è la verità  per diventare più veri. Diventando più veri, ci si ritrova più liberi, ed essendo più veri e più liberi, si è più in pace con la vita, con sé, con il destino, e trovandosi più in pace, ci si sente più felici per quanto nelle umane esperienze è possibile.

La serenità è una flessione, un’iniziale esperienza della felicità. La felicità è un nome riassuntivo di tutto: felice è colui che è compiuto. Ma chi è compiuto, nella pienezza del suo essere? Dio e basta. L’uomo, quando parla di felicità,  parla di avanzamenti, di passi graduali e diversificati per qualità, intensità, ricezione, donazione, ecc. La felicità umana non esiste nei termini di compiutezza. C’è il desiderio, la domanda di essa, c’è un cammino che passa attraverso tappe; la tranquillità e la serenità sono due tappe.

C’è chi, vivendo angosciosamente problemi o drammi, si accorge un giorno, per un’appartenenza ed un cammino che ha in atto, di trovarsi rasserenato,  passando dall’angoscia alla serenità. C’è chi è talmente problematico fino allo scrupolo esasperato, da non distinguere nulla di bene, perché si è indossato, per così dire,  un paio di occhiali, quelli del pessimismo, da non veder più nulla per cui gioire; la sua vita è di conseguenza un lamento continuo. Se chi è così si accorge, cammin facendo, di sentirsi arricchito per una svolta che gli permette ancora di gustare certe esperienze di musica, di passeggio, di lettura, di gratuità, di condivisione, questi ha fatto un passo di esperienza di felicità. Ma non  è la felicità: è una flessione, un’articolazione, è un muscolo della felicità. Dobbiamo essere realisti nella vita!  Chiudo dicendo che quello  che volevo mettere in risalto, dopo i primi interventi, è proprio questo: Gabriella in quell’associazione non comunicava con gli addetti come ha comunicato con noi o come comunica in altri ambiti dove riconosce che lì ci sono persone in comunione con lei nella tensione del cammino di vita, che è cammino di fede, di speranza e che sulla radice della speranza porta frutti di cambiamento e di maturazione. Il segreto è qui, l’ha promesso Gesù: “Chi rimane  in me e io in lui porta molti frutti”.

Oggi il Vangelo della Messa domenicale diceva: bisogna rinascere di nuovo. Questa rinascita viene dall’alto; è opera di spirito ed acqua. Dove l’acqua è metafora o segno di rinascita battesimale e lo spirito è la potenza divina in azione nella contemporaneità che dentro tutto, nonostante tutto, ti fa tenere alto lo sguardo. Uno sguardo positivo anziché uno sguardo ripiegato lamentosamente sui malanni o sulle prove della vita o col dito puntato, adesso, nei confronti dell’ ”uomo abominevole”, uomo politico o non  a seconda dei tempi e delle circostanze,  trovando in altri o in altro il capro espiatorio, la causa e la ragione di tutti i guai. Ci si dimentica invece che ognuno  di noi deve verificarsi e rigenerarsi: è un andazzo comune lo stare davanti alla realtà in modo estremamente superficiale ed omologato!

 

Marisa (Busto Arsizio) Volevo riallacciarmi al Meeting, al quale non ho potuto partecipare. Avevo programmato una settimana di vacanza con la famiglia ad Alassio per poi trascorrere qualche giorno al Meeting. Al secondo giorno di vacanza, Marcello si è rotto un tendine, per cui abbiamo dovuto ritornare tutti a casa: figlia e nipoti compresi, per consentire a Marcello di subire l’intervento chirurgico.

In quel periodo mio genero doveva partire per il Meeting, ma si è posto il problema di che cosa avrebbe detto la suocera, dovendola lasciare sola con il marito in ospedale. Lui si è confrontato con la moglie, ma io gli ho risposto che la rinuncia poteva essere tale solo in relazione alla sua famiglia e non in relazione a noi. La sua andata al Meeting in quest’ultimo caso avrebbe comportato al suo ritorno un arricchimento anche per noi.

Non è stata una settimana facile, perché abbiamo fatto si che anche Erica, la moglie, potesse partecipare con i bambini. Sono però tornati così felici e carichi di gioia che hanno dato a me e a Marcello un po’ di serenità. Devo ringraziare il cammino di questi anni che mi ha fatto consigliare ad Antonio e alla sua famiglia di non rinunciare all’esperienza del Meeting ed a noi di sopportare meglio l’incidente, anche se tutti si sono meravigliati della loro partenza.

 

Don Giancarlo. Vorrei che notaste “voglio parlare del Meeting”  al quale non ho potuto partecipare…, ma è come se lo avessi vissuto. Uno fa esperienza se il desiderio che ha di essa, impraticabile per circostanze impreviste, lo affida al genero e alla figlia dicendo: andate voi perché se arricchisce voi farà bene anche a noi, ricadrà su di noi. Questa è la grandezza del centuplo, la concezione dell’uomo nuovo, che non ha bisogno di essere sempre fisicamente in un luogo. C’è una forma di presenza che è quella comunionale dello spirito che è in unità con lo spirito di altri. C’è il cuore, che miracolosamente ha ricadute che razionalmente e scientificamente nessuno è in grado di regalare: sei tu  che te le trovi addosso perché sono Grazia. Teniamolo presente!

 

Natale (Usmate). La cosa che mi sconvolge nel senso positivo, è che tutto questo, che stiamo vivendo e che ho vissuto e che ci stiamo dicendo, ha bisogno di essere continuamente rinnovato. Non è che oggi uno vive il Meeting e si ferma lì e ha chiuso. No…è l’inizio! E’ bene quindi rinnovare questo momento, altrimenti il rischio è che tutto rimane su di noi come un pensiero e viene meno quel rapporto col Tu che mi fa. La felicità viene da lì, non nasce da tanti pensieri che facciamo: quello mi è simpatico o meno. Quello può essere anche non simpatico, ma vive un’esperienza cristiana che mi colpisce ed è da imitare. Per questo rinnovo l’invito alla partecipazione al Meeting, per i frutti che si raccolgono.

 

Matteo (Busto Arsizio). Riprendo il capitolo vacanza per dirvi che i responsabili dei luoghi dove siamo stati, don Antonio del Gargano, padre Alberto della Sardegna, Aldo dell’Isola d’Elba, hanno già rinnovato l’invito a ritornare, perché l’amicizia e l’atteggiamento del nostro gruppo o compagnia li hanno molto colpiti e di conseguenza desiderano rincontrarci.

 

Antonietta (Busto Arsizio). Aggiungo che quest’anno ha partecipato alla vacanza mia figlia, mia sorella e mio cognato. Sono rimasti felici dell’esperienza fatta, in particolare per l’ascolto della Scuola di Comunità di don Giancarlo e per la partecipazione alla S. Messa.

Il grazie da loro dettomi mi ha reso felice. Si sono già prenotati per l’anno prossimo.

 

Maria (Arcore). E’ il primo anno che trascorro le vacanze con voi. E’ stato molto bello, soprattutto la mattina con la S. Messa. E  questo mi ha permesso di crescere nella fede, nell’amicizia. Ora già mi manca il raccoglimento quotidiano…

Anche l’esperienza del Meeting è stata molto positiva: ho visto le mostre, assistito agli incontri, ma lo stare insieme mi ha gratificato. Ringrazio Tina che ha condiviso con me la camera, mi ha ascoltato e con lei ho espresso molti pensieri che nemmeno con i miei parenti riesco a dire.

 

Flora (Usmate). Oggi ha telefonato Nazareno e mi ha detto che aspettava con grande desiderio il nostro ritrovarci, ma la festa del Crocefisso nella sua Parrocchia lo trattiene, perché lui è innamorato di Gesù Crocefisso; saluta tutti e pregherà per tutti noi.

Per quanto riguarda le vacanze, non ho potuto partecipare per motivi di salute e di lavoro. Memore dell’esperienza degli anni precedenti, dico che mi è mancata moltissimo perché è un’occasione di crescita personale e spirituale che purtroppo non ho potuto cogliere. Il Meeting l’ho vissuto solo parzialmente: ho partecipato alla nostra Giornata Nazionale, perché secondo me è uno dei momenti più importanti della nostra opera, è un punto per incontrarci tutti e portare la nostra esperienza ad altre famiglie che hanno perso i figli. Vi esorto a partecipare l’anno prossimo, perché è veramente un momento importante.

 

Don Giancarlo. Tiriamo le conclusioni. Alla luce della positività degli interventi ascoltati, perché l’elemento che accomuna la diversità di esperienze è proprio il positivo che ci ha permesso di renderci conto che qualcuno che ha aderito rischiando la libertà, impoverendo il portafogli e dando fiducia non è tornato dai campi di battaglia perdente. E’ tornato vincitore, dove la parola vincitore equivale alla parola arricchito, confermato nella fede, alimentato nella speranza; proprio perché oggi è diventata memoria custodita e trattenuta, è potuta diventare comunicazione ad altri.

I ricordi di un passato informano su quello che uno ha fatto o meno. La memoria attualizza nel presente quello che si è vissuto nel passato e non dà solo informazione, muove l’io, risveglia, chiama in causa. Questo che io definisco sempre un inizio ha bisogno di essere sempre guardato, considerato perché embrionalmente contiene la promessa di un di più.

L’inizio della vita di un bambino o di un feto contiene tutto. Se parto da lì e ritorno sempre a ciò che embrionalmente, inconsapevolmente, il nostro cuore ha dentro, perché infuso del disegno di Dio,  sulla radice di questo inizio riprendo il cammino aperto, in attesa di altri segni che il buon Dio nel suo amore, essendosi impegnato Lui su questo, penserà a provvedere.

Ci dicevamo qualche sera fa a San Lorenzo: piantiamola di pensare al nostro futuro, di preoccuparci, soprattutto diventando anziani, perché chi fa così è come se la vita dipendesse da lui, dipendesse dalla previdenza statale o dalle garanzie, astutamente predisposte per poter  vivere bene, con l’adozione di sistemi “politicamente perfetti” al punto tale che non è più necessario essere onesti. Il Padre, invece, ha voluto metterci al mondo perché ci vuole bene; come afferma l’Epistola di oggi (Rm 5), “l’amore di Dio si è riversato nei nostri cuori”, per questo la speranza in Dio non delude. C’è questa Presenza che è tutto e può tutto, che ha fatto a noi una promessa: “Io sarò sempre con voi fino alla fine del mondo. Nessuno potrà strapparvi dalla mia mano”. Allora il preoccuparsi perché la vita in questo momento magari è dura per alcuni ed un domani potrà anche diventare più dura del presente,  deve essere superato con  uno sguardo, con un giudizio a cui la conoscenza del reale che abbiamo attraverso la fede ci conduce e trova riposo in questa speranza.  E’ Lui che mi ha promesso, è Lui il “padrone del vapore”, Lui il datore di lavoro. Se mi ha promesso questo, sarà Lui a pensarci a portarmi nel porto nel modo più adeguato.

Io vorrei che nel corso di quest’anno ci aiutassimo a tenere desto il nostro io di fronte a quello “slogan” che ha usato Natale: “tenere desto il nostro io davanti al Tu che mi fai”. La presenza di Dio che è in me mi è ricordata dalla compagine di amici con i quali mensilmente ci si trova e dove viviamo, nelle nostre residenze, da altre presenze amicali che, se si  rapportano a me per il fattore originario che ci lega, è come trovarci qui. In questo modo c’è sempre occasione di fare memoria dell’essenziale, guardando la vita che ha sempre squarci di serenità.

“Io sarò sempre con voi, Io ho vinto il maligno, Io ho superato tutte le contraddizioni, in forza di me il limite, il male, anche quel male che è peccato, diventa possibilità di bene”. Anche nel peccato per chi lo valuta con occhi di Dio che sono occhi di misericordia, anche in quel fango può sbocciare una radice o un fiore di bellezza. Certo, la prima condizione è la fedeltà, la seconda è la domanda continua allo Spirito perché la rinascita è grazia che viene dall’alto e chi domanda ottiene: a chi bussa, sarà aperto. Terza condizione è fare esperienza di chi prende gusto nel rendere altri partecipi di ciò che ha illuminato o sta allietando la propria vita. Chiudo con la mia testimonianza sull’estate. Avrei parecchie cose da dire, ma una è pertinente a questa terza condizione che ho detto.

Ho fatto vari giri con diversi  gruppi e mi sono accorto di una cosa  soprattutto; sono andato in Calabria con persone della parrocchia che non volevano fare vacanze  organizzate. Avendo saputo che una trentina di parrocchiani  erano nella stessa zona di mare presso Tropea, malgrado dovessi partecipare a una vacanza organizzata con il mio coadiutore, gli ho detto:  “Cosa dici se io chiedo di  poter andare in Calabria con loro?” Avuta risposta positiva, con sorpresa, sono andato. Là facevo una vita un po’ da nomade. L’ultima sera, quando  abbiamo mangiato in un agriturismo, uno di questi mi dice: “Ma tu don, vuoi dirci come ti sei trovato, che giudizio dai sull’esperienza fatta?”

Io, nel campeggio di circa 1000 persone, per prima cosa avevo messo il cartello che tutti i giorni alle 19,15 sotto una tenda veniva celebrata la Messa. Alle ore 10, per chi voleva partecipare, si dicevano le Lodi. Alle ore 22.00 Scuola di Comunità, leggendo l’Enciclica del Papa.

Con grande stupore ho visto moltissima partecipazione.

Chiesi a loro, dopo aver detto il mio pensiero sulla vacanza: “Ma voi cosa dite?”

Risposta: “Sei diventato, un punto di interesse, punto di unificazione, punto di unità per noi e per molti del campeggio.”

Cosa ho scoperto: ciascuno di noi, nella misura in cui riconosce la grandezza e la bellezza  del cammino di cambiamento attraverso l’incontro con Gesù che si chiama  fede vissuta,  lo vive e lo gioca dovunque ponendosi per quello che è. Diventa così “spettacolo” come dice Paolo: “Siamo spettacolo nel mondo”. Non perché siamo bravi, ma perché  mettiamo in vetrina il tesoro nascosto, che è la Sua presenza, presenza buona e cara che ci fa dire: Tu mi vuoi bene, Tu mi perdoni, Tu mi ami  al punto da farmi rinascere ed elevarmi, facendomi capire che ciò che conta sei Tu.

Ciò che ho raccontato si chiama missione, il cui contenuto è la testimonianza di chi vivendo fortemente un’esperienza e comunicandola, muove l’io, incide, purifica, lenisce, umanizza la vita e la realtà.

Vi chiedo di domandare al Signore di poter vivere questa esperienza; man mano che la vivete, giocatela in forma di testimonianza, perché il testimone non è colui che parla di sé, ma parla di colui che l’ha preso e lo sta usando per il bene di tutti.

 

Vi invito a meditare il capitolo 2° “Attraverso la prova” del libro di Lepori, “Fu invitato anche Gesù” (chi non ce l’ha lo prenda, perché quest’anno continueremo con questo strumento di lavoro),

Che cosa si mette in risalto? Che l’esperienza della prova è un’esperienza inevitabile nella condizione dell’uomo e questo soprattutto all’interno della vita familiare.

Per quale ragione? Perché la famiglia per sua natura è quell’ambito di relazione caratterizzato dalla reciprocità, all’interno della quale si vive la relazione in modo più intenso che altrove.

A pag. 34 si sottolinea che dentro la famiglia le prove o i drammi della vita vengono colti in modo più realistico, cioè toccano la nostra carne per i legami di sangue affettivi e di corresponsabilità che si vivono, ma con un’annotazione nuova: si è più toccati anche perché lì c’è una vibrazione e una circolazione d’amore che ci vede in prima linea, sempre.

 

 

 

 

You are here: Testimonianze Anno 2009 Settembre 2009