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Febbraio: Incontro Mensile

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FEBBRAIO 2007

Natale Colombo (Usmate). E’ presente al nostro incontro don Antonio che, da qualche tempo, desiderava incontrarci. Ieri, tornando da una settimana bianca vissuta in Val di Fiemme, con Giorgio Macchi ho incontrato gli amici che da anni tengono i contatti con famiglie in cammino. Nel loro sguardo abbiamo visto il bisogno di condividere il dolore. Noi abbiamo il grande compito della testimonianza e della condivisione.

Don Giancarlo. Alla luce dei contenuti dell’Enciclica, mettiamo in comune fatti di vita, esperienze giudicate o domande nate dal paragone con il testo. Questo ci aiuta a far maturare una posizione culturale.

Sandro Cremona (Legnano). Il nostro Dio, il Dio d’Israele, è l’unica salvezza anche di fronte alla morte dei nostri figli. La storia della salvezza è iniziata con la storia della promessa ad Abramo di un figlio (Isacco) che sarebbe divenuto il capostipite di una discendenza particolare. Lo ebbe in età molto avanzata, Poi Dio gli chiese di sacrificarglielo. Abramo obbedì e Dio gli rinnovò le sue promesse.
Nella storia della salvezza c’è il dramma di un altro figlio, Gesù, dopo aver fatto del bene, ha subito tutte le ingiustizie degli uomini fino al sacrificio della Croce. Luca, tra le ultime sue parole riferisce: “Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno”che diventa il contenuto di una proposta rivoluzionaria: il perdono. Se vogliamo arrivare al Dio che è amore, dobbiamo donargli il nostro cuore.

Vito D’Incognito (Milano).Dalla lettura della prima parte della Enciclica Deus Caritas est ho ricavato le seguenti indicazioni:
- Il progetto di Dio per l’uomo è la felicità. Per l’attuazione di esso Dio ha permesso a Gesù di vivere l’esperienza umana. Nel corso della sua vita terrena Gesù ci lascia in eredità “le beatitudini”che non sono consigli per gli acquisti ma strada per essere meno infelici anche nelle prove.
- L’uomo non può raggiungere la felicità con le sue sole forze. La felicità illusoria e drogata che nasce dal possesso delle cose è effimera. La vera felicità è il risultato di un cammino di fede dentro la Chiesa e alla presenza continua di Gesù.
- Il cristiano che ha incontrato Gesù, e vuole seguirlo, deve sapere guardare con coraggio, serenità e senza interessi gli occhi e lo sguardo di coloro che incontra, altrimenti farà fatica a capire che cosa dove cambiare nella sua vita.
- Il cristiano che vuole seguire Gesù deve “spogliarsi” delle proprie ricchezze che sono d’impedimento all’accoglienza del regno dei cieli e nell’accettare la povertà di spirito permettere una migliore possibilità di vita a chi è nell’indigenza e nella sofferenza.
- Il cristiano che vuole seguire Gesù deve smettere di pensare a quello che gli altri devono fare per lui e pensare invece a quello che lui può fare per gli altri e iniziare a farlo.

A questo proposito vorrei aggiungere qualcosa della recente esperienza di un viaggio di lavoro in Venezuela
- Oltre alla bellezza della natura, espressione della sapiente mano di Dio Creatore, mi sono inoltrato nella miseria delle favelas di Caracas dove oltre 3,5 milioni di persone vivono in condizioni di povertà, degrado, abbandono e rischi naturali.
- Rispetto al nostro potere di acquisto che, paragonato al loro, fa vedere i nostri privilegi ho sofferto per la loro condizione e umiliazione. Per tutto quello che ho e sono ho imparato ad apprezzare sempre di più i doni di Dio, ”
- Ai volti cari già impressi nella mia memoria ho aggiunto i volti di altri sofferenti incrociati nelle strade e nel cantiere, li porto con me nel cuore e nella preghiera nell’attesa di comprendere, con l’aiuto di Dio, cosa posso fare come cristiano che vuole seguire Gesù.

Antonietta La Pescara (Busto A.). Dove lavoro è arrivato un ragazzo pakistano. Non conosceva nessuno e lo vedevo un po’ spaesato. Ho colto nel suo sguardo il bisogno di qualcuno che lo accogliesse e l’ho salutato con un sorriso. L’ho visto subito cambiato e, da quel momento, tutti i giorni viene a salutarmi,. Si è sentito accettato con amore.

Nazareno (Tradate). L’Enciclica a pag. 37 dice: “In effetti, nessuno ha mai visto Dio”. Io penso che ognuno di noi ha visto Dio, anzi lo vediamo continuamente. Dio ha preso la nostra condizione umana per farci partecipi della condizione divina. Se noi abbiamo gli occhi della fede vediamo Dio in ogni momento, nei nostri fratelli e nei dati della realtà.

Don Giancarlo. non è stato facile neppure per i primi discepoli riconoscere Dio nella sembianza umana di Gesù. Tantissimi che hanno frequentato Gesù, non solo non hanno colto nella sua umanità straordinaria e nella sua potenza miracolosa il volto di Dio ma gli sono addirittura diventati avversari fino a metterlo in croce. La Bibbia dice che nessuno ha mai visto Dio. Dio si è rivelato e continua a farlo attraverso certi segni che non sono l’essenza di Dio. Ne sono un frammento, un riverbero, un’icona. L’uomo vedrà Dio quando, dopo la morte, si troverà faccia a faccia davanti a Lui.
Possiamo trarne due indicazioni.
La prima: per vedere Dio occorre attivare lo sguardo della ragione e della Fede. La fede è una luce che illumina e sostiene la ragione nella conoscenza del significato più profondo della storia, della vita e delle cose. Di fronte agli stessi segni, chi crede percepisce aspetti che sfuggono a chi non ce l’ha. Anche molti di noi, anni fa, non vedevano e non capivano quello che vedono e capiscono oggi che è da attribuire alla grazia dell’incontro con Cristo. La Fede potenzia, affina ed esalta le capacità della nostra facoltà razionale, volitiva e affettiva.

La seconda: nella misura in cui l’uomo desidera attrezzarsi per sostenere l’urto del relativismo, della menzogna e del nichilismo deve alimentare la fede facendola diventare vaglio critico.

Natale Colombo (Usmate). Occorre essere educati alla fede. Se non si è accompagnati in un cammino non si potrà mai arrivare alla maturazione di una forte identità. L’uomo è desideroso di felicità; per questo cerca in tutti i modi di capire e di trovare spiegazioni. Quando, dopo la morte di mio figlio, mi sono trovato disperato ho semplicemente seguito una persona che mi dava fiducia. Attraverso questa persona ho incontrato altri che vivevano la fede in modo profondo e li ho seguiti. E’ questa la strada per educarsi?

Rosa Milanesi (Annicco). La fede è un dono o una conquista personale? Chi ha lottato e non è mai riuscito a conquistarla, chi è? Perché ad alcuni viene donata e ad altri no ?

Don Giancarlo. Ogni uomo porta in sé un tesoro: il suo cuore, complesso di evidenze ed esigenze (di senso, di felicità, di amore, di giustizia) che costituisce il suo io e che lo rende diverso da tutte le altre creature. Questo cuore può anche essere chiamato coscienza. Il cuore fa scoprire delle certezze, fra cui che la realtà c’è e, dentro essa e come parte di essa, che io esisto. La mia esistenza però non è autonoma perché io non mi sono fatto da solo. Il senso più ragionevole del vivere sta proprio nella dipendenza grata e filiale a chi ha dato forma al mio cuore.

Oltre che del cuore, ogni uomo è dotato di libertà. La libertà è un’energia che lancia il cuore di ciascuno nell’avventura della conoscenza e del possesso della realtà. La libertà può essere usata in modo arbitrario o subordinata al comando del cuore che indica sempre “Fa’ il bene ed evita il male”, imperativo che assomma i contenuti della legge naturale, i dieci comandamenti.

Nel corso della vita, a molti è dato di imbattersi nell’evento Cristo attraverso l’incontro con i suoi discepoli che, nel loro insieme, formano la Chiesa a cui Gesù ha assicurato la sua permanente vicinanza (…sarò con voi fino alla fine del mondo…). Tale incontro è imprevedibile e gratuito. E’ però favorito dall’apertura del cuore. Il dono della Fede implica la responsabilità della fedeltà analogamente a quanto accade nell’esperienza dell’innamoramento.

N.B. L’assemblea viene interrotta per vedere insieme il servizio televisivo di Mediaset sulla figura e sull’opera di don Giussani nell’imminenza del secondo anniversario della morte.

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