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Settembre: Incontro mensile

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INCONTRO SETTEMBRE 2006
 


Natale Colombo (Usmate). Riprendiamo i nostri incontri interrotti dalle vacanze. La giornata odierna favorisce la comunicazione delle esperienze vissute. Alcuni di noi hanno partecipato al Meeting di Rimini e hanno incontrato persone che stanno vivendo l’esperienza del dolore per la perdita di un figlio da cui siamo passati anche noi.

Don Giancarlo. Se siamo qui è perché siamo desiderosi di incontrare l’umano di chi porta in sé un briciolo di vivacità. Se vogliamo far crescere questo briciolo è indispensabile chiedersi: per quale finalità e con chi. Siamo qui per esprimere e alimentare un’amicizia storica che non ha più come componente il dolore ma la vita e la tensione a farla crescere. Siamo qui perché ciascuno di noi vuole essere costruttore del proprio destino di pienezza e di quello degli amici. In un cammino condiviso si avverte il desiderio di ricevere e di donare. Domandiamo a Cristo il dono del suo amore. Dio è amore. Chi ama dimora in Dio e Dio dimora in lui. La Bibbia e l’Enciclica del Papa ci parlano del cuore di Dio che, nella storia dell’umanità, continua a essere la presenza che ridesta e alimenta la nostra speranza.

Preghiera e canti

Marcello Crolla (Busto A.). Quest’estate abbiamo trascorso una settimana di vacanze in montagna assieme ad un gruppo di persone del movimento di CL a passo Vezzena sopra ad Asiago. Non c’era nulla oltre l’albergo. Eravamo in centocinquanta tra cui molti bambini. Il vedere questi bambini giocare e divertirsi mi ha riportato indietro nel tempo, quando anche noi andavamo in montagna con Mirko ed Erika piccoli. Sono riuscito a vivere quella settimana con dentro grande gioia e serenità e con il desiderio di continuare a voler essere genitore. Nella vita c’è sempre spazio per lo stupore. Non immaginavo di tornare a casa portando dentro la gioia di essere stato con quei bambini, di aver giocato con loro e raccontato le fiabe che raccontavo ai miei figli.
Una sera c’è stata la testimonianza di padre Tiboni. A me è stato chiesto di fare da baby-sitter ai bambini. Abbiamo passato un paio d’ore a far volare aeroplanini di carta. E’ stato bello riconoscere che in quel momento il Signore mi ha dato la possibilità di vivere momenti di stupore e di serena allegria. Ho riconosciuto di non poter mai dare per scontato nulla della vita e di dover affrontare ogni istante con la coscienza di volerlo vivere pienamente.

don Giancarlo. Quanto Marcello ci ha raccontato rientra nel ruolo dei nonni. E’ la possibilità di continuare a fare esperienza di una paternità e maternità diversa da quella biologica. A chi ha il cuore aperto e sgombro da pregiudizi, gli aspetti autentici dell’umano sorprendono, commuovono e hanno il potere di comunicare il gusto della vita. Mai intimorirsi davanti alla fatica che certe occasioni richiedono ma lasciarsi attrarre dalla promessa del di più che si desidera. Occorre educarsi al sì.

Anna Rimoldi (Busto A.). Giovanni ed io quest’estate abbiamo voluto percorrere in pullman il cammino di Santiago. Dal Medioevo ad oggi, è uno dei pellegrinaggi più significativi della cristianità. E’ stata un’esperienza umanamente e culturalmente molto ricca. Abbiamo visto quanto fioriscano le opere dell’uomo se illuminate dalla potenza del Signore. Testimonianze artistiche e cattedrali bellissime, costruite in nome del Signore. Il Signore moltiplica la capacità creativa dell’uomo. Credo che questo avvenga anche oggi in ciascuno di noi tutte le volte in cui riusciamo a dare spazio alla sua presenza. Il Papa ci ha richiamati a non lasciare fuori Dio dalla nostra esperienza.
Siamo stati anche al Meeting che per noi ha l’aspetto di un arricchimento culturale eccezionale. Lì si ha anche la possibilità di incontrare tanti personaggi del mondo cattolico e non. Esperienze cui si aggiunge la presenza del nostro stand, allestito con i nostri pannelli. Al Meeting abbiamo avuto la nostra giornata nazionale alla quale hanno partecipato persone provenienti da diverse zone d’Italia.
Ripensando al significato del Meeting e del nostro stand di Famiglie in Cammino mi sono accorta che quanto viene proposto è espressione e frutto della tessitura di rapporti, dell’impegno e del cuore di ciascuno di noi. E’ un momento in cui si esprime la nostra identità e unità. Ciascuno di noi deve sentire proprio quello spazio e quel momento. Ha un valore enorme per le persone che passano e chiedono di poter fare la stessa esperienza nelle zone in cui risiedono.
Noi cerchiamo di far percepire che il dolore, accettato e collocato nella speranza della risurrezione di Cristo è capace di dare una svolta a tanta disperazione. La nostra opera ha un gran valore che il Signore ha messo nelle nostre mani. A noi è chiesto di coglierlo e di viverne la responsabilità. La mostra allestita dai monaci della Cascinazza: “Con le nostre mani, ma con la tua forza” ne ha tracciato il metodo e ci ha fornito una conferma storica. Alla ripresa del nostro cammino credo sia indispensabile chiedere che le nostre mani siano sorrette dalla forza dell’amore di Dio.

Giovanni Rimoldi (Busto A.). Ho il desiderio di sottolineare il valore culturale del Meeting. Non sono legato al Movimento ma, di fronte allo spettacolo dei numerosissimi giovani volontari, è inevitabile lo stupore. E’ un momento di unità e di amore. L’inizio è faticoso ma, superato il primo ostacolo, rimane la meraviglia e lo stupore. Vale la pena, per il prossimo anno, prendere in considerazione la possibilità di visitare il Meeting anche per un solo giorno, vista anche la possibilità offerta dalle ferrovie di arrivare direttamente in Fiera.

Giuseppe Fertita (Busto A.). Anche per me l’esperienza del Meeting ha rappresentato un momento forte. Quest’anno ho parlato con molte persone, amici che venivano a trovarci o persone che passavano, leggevano i pannelli e poi ci raccontavano di amici che stavano affrontando la prova della perdita di un figlio. I tre giorni trascorsi al Meeting mi sono sembrati trenta giorni. La stanchezza che avvertivo alla fine della giornata era ripagata dalla ricchezza degli incontri fatti con gli amici che passavano dallo stand per salutarci.

Giorgio Macchi (Varese). Vorrei sottolineare alcuni momenti importanti delle nostre vacanze. Il primo momento è legato alla riapertura della casa di Bonassola dopo la ristrutturazione. La convivenza con gli amici comprendeva la preghiera comunitaria del mattino e della sera. Questo ha reso più limpidi i nostri rapporti. In questo anno a nostra figlia si è presentata la proposta di un nuovo lavoro che avrebbe modificato radicalmente quanto ha costruito in dodici anni. Come genitori eravamo preoccupati ma, stando in vacanza con lei e con gli amici, abbiamo potuto costatare come fosse sostenuta dalla nostra compagnia. Questo le ha dato la forza di fare il nuovo passo.
L’altro momento è stato il Meeting di Rimini. Presso il nostro stand abbiamo sentito vicende molto dure. A noi viene chiesto una cosa semplice: ascoltare e donare una parola di speranza. Presso la colonia in cui dormivamo, quest’anno erano alloggiati anche dei polacchi con tre sacerdoti. Il primo giorno è stata celebrata una Messa in polacco e spagnolo nella Chiesa attigua alla colonia; un altro giorno in italiano e polacco. L’ esperienza della convivenza è stata molto bella per il clima amichevole che si è stabilito tra noi. Vi invito a vivere il Meeting per assaporare la carica che dona.

Anna Maria Brunelli (Milano) In precedenti incontri vi avevo parlato del ragazzo del Togo che ho ospitato a casa mia. Questa primavera ha avuto il ricongiungimento con la moglie e la figlia di tre anni che non aveva quasi mai visto. Durante l’ estate abbiamo trascorso tre settimane insieme. Per me è stato un dono del cielo. Quella bambina mi ha fatto rivivere i giorni felici vissuti con mia figlia.
Da giovane sono stata poco con i miei figli. Il lavoro me lo impediva. Sento questo come una mancanza molto forte. Tornando qualche giorno fa dal mare ho pensato a Mara. con la quale, dieci anni fa, ho fatto l’ultimo viaggio di rientro a casa senza sapere che, tre mesi dopo, l’avrei persa. Non riesco ancora ad accettare la morte di mia figlia ma quella bambina, a cui ho fatto un po’ da nonna giocando con lei, mi ha sicuramente aiutato E’ stato meraviglioso. I miei famigliari e i miei amici hanno potuto vedere un in me un certo miglioramento. So che di questo devo ringraziare la vostra amicizia.


Matteo La Pescara (Busto A.). Quest’anno abbiamo trascorso quaranta giorni in Puglia per provvedere alla sistemazione della nostra casa che aveva subito trasformazioni. Ci sono però mancate le vacanze in montagna con don Giancarlo e il Meeting.

Giovanna Del Bello (Sovere). Io e mio marito abbiamo trascorso la vacanza in montagna con don Giancarlo. E’ il terzo anno che vi partecipiamo. E’ un momento molto bello con una compagnia che non lascia niente al caso. Ogni incontro è mirato e da’ significato alla vita.
Sono rimasta stupita dalle testimonianze sentite dalle persone presenti alla vacanza e credo che solo l’amore possa operare così in ciò che si compie. Significativa è stata anche la giornata del perdono d’Assisi.
Ho potuto partecipare una sola volta al Meeting e credo di aver ricevuto molto di più di quanto ho dato. Anche venendo ai nostri incontri, cui partecipo da sei anni, ricevo molto e il mio contributo può consistere in semplici testimonianze. L’amicizia che cogliamo nel nostro gruppo, a volte, ci fa sentire persone importanti. Di questo ringrazio don Giancarlo e tutti voi.

Don Giancarlo. E’ stato ripresa da molti la presenza al Meeting, vetrina pubblicitaria di ciò che siamo. Chi va al Meeting sa di prendere e di portare a casa molto. Una faccia dell’amore infatti è quella del ricevere. Non c’è nessuna creatura che, per il fatto di esistere e di vivere, non abbia la coscienza di essere sempre investita e accompagnata da una ricchezza di amore. La vita è l’ambito privilegiato di un rifluire continuo dell’amore. Siamo talmente abituati a ricevere che non ce ne accorgiamo più e, per questo, non ci interroghiamo sul senso della presenza e della fruizione di una infinità di possibilità. Tutto ciò che abbiamo o siamo è donato. Milioni di uomini nella storia hanno creato le condizioni che oggi permettono a noi di usare di un’abbondanza di informazioni e di strumenti che spesso sciupiamo o usiamo ciecamente.
L’amore è quell’energia che ci permette di riconoscere quello che rifluisce nella nostra vita per educarci allo stupore e alla gratitudine. Una gratitudine che fa risalire la corrente della storia dell’umanità, per ritrovarvi dalle radici dell’umanesimo cristiano, immortalate nel metodo dell’ora et labora (preghiera e lavoro del movimento benedettino.
L’enciclica chiama eros il ricevere che, spesso, nella vita si riduce alla fame di possesso. Ma l’amore non è fatto solo di eros. L’amore ha come retroterra fecondo e misterioso l’amore oblativo e gratuito che educa e purifica l’eros. Prendendo coscienza di aver ricevuto tanto, l’uomo è educato a offrire il suo contributo ad altri. E’ quello che ha affermato Giovanna nel suo intervento quando. Essa esprime la sua gratitudine alla nostra compagnia venendo agli incontri. L’espressione più ragionevole della gratitudine è la scelta di appartenere a un’amicizia che aiuta a far amare il proprio destino.

Antonietta La Pescara (Busto A.) Durante il periodo di vacanza trascorso in Puglia mi è mancata la compagnia degli amici. Ho pensato spesso a Giovanna in montagna. Negli anni precedenti ho avuto la possibilità di passare alcuni giorni al Meeting ricchi di esperienza affascinante e istruttiva.
Durante le vacanze ho incontrato tante mamme che hanno perso i figli. Nella culturale meridionale una mamma è costretta a chiudersi in casa e vestirsi di nero per il resto della sua vita. Le ho incontrate al cimitero e mi sono resa conto che mi guardavano con ammirazione per il modo con cui ho affrontato il dolore. Quando raccontavo la nostra esperienza mi obiettavano che loro non hanno la possibilità di cambiare. Stando in mezzo a loro con serenità mi sono accorta di aver portato a loro un briciolo di speranza. Questo permette a loro di parlarmi apertamente.
Durante il periodo di vacanza è morto un medico in un incidente stradale. Recandoci al cimitero abbiamo incontrato la moglie con tutta la famiglia che, vedendoci così sereni, ci ha chiesto di aiutarli adf affrontare un dolore così grande. Abbiamo raccontato il nostro cammino educativo e la nostra storia di Famiglie in Cammino.

Anna Maria Brunelli (Milano). In altri incontri vi ho parlato del ragazzo del Togo che ho ospitato a casa mia. Questa primavera ha avuto il ricongiungimento con la famiglia. Sono giunti in Italia la moglie e la figlia di tre anni che lui non aveva quasi mai visto. Quest’estate abbiamo trascorso tre settimane insieme. Per me è stato un dono del cielo. Quella bambina mi ha fatto rivivere i giorni felici vissuti con mia figlia.
Sono stata poco con i miei figli, il lavoro mi costringeva a stare lontana da loro. Sento questo come una mancanza molto forte. Tornando qualche giorno fa dal mare, pensavo a Mara. Dieci anni fa era l’ultimo viaggio che facevamo insieme, non sapevo che dopo tre mesi l’avrei persa. Non riesco ancora ad accettare la morte di mia figlia, ma sicuramente quella bambina mi ha aiutato, le ho fatto un po’ da nonna e ho anche giocato con lei. E’ stato meraviglioso. I miei famigliari e i miei amici hanno potuto vedere un miglioramento e so che devo ringraziare la vostra amicizia.

Don Giancarlo. Riprendiamo il lavoro sull’Enciclica. Vorrei fissare alcuni punti saliente che, durante quest’anno, ci aiuteranno a capire il contenuto più profondo della parola amore.
Amore che non è innanzitutto un sentimento ma il riconoscimento della presenza divina che ha creato tutto e continua a rigenerare il nostro io nella misura in cui ne abbiamo il desiderio e rimaniamo aperti ai segni della sua amicizia. La parola che esprime tale novità è il termine “ Regno di Dio.
L’amore è una dimensione originaria del cuore umano. Nel corso della storia ha assunto molteplici significati ed ha acquisito una peculiare fisionomia nell’amore fra l’uomo e la donna.
Si parla di amor di patria, di amore per la professione, di amore tra amici, di amore per il lavoro, di amore tra genitori e figli, tra fratelli e familiari, dell’amore per il prossimo e dell’amore per Dio. In tutta questa molteplicità di significati, però, l’amore tra uomo e donna, nel quale corpo e anima concorrono inscindibilmente e all’essere umano si schiude una promessa di felicità che sembra irresistibile, emerge come archetipo (modello originario) di amore per eccellenza, al cui confronto, a prima vista, tutti gli altri tipi di amore sbiadiscono” ( Enciclica Deus caritas est n.1)
Dopo aver detto che l’amore è il fenomeno originario e costitutivo del cuore umano, il Papa ferma la nostra attenzione sul Nuovo Testamento che, per esprimere il concetto dell’ amore, ricorre a tre vocaboli: eros, tipico della cultura e del mondo precristiano indica l’amore di concupiscenza desideroso di conquista e di possesso. “ Per questo l’eros ebbro ed indisciplinato non è ascesa, “estasi” verso il Divino ma caduta, degradazione dell’uomo. Così diventa evidente che l’eros ha bisogno di disciplina, di purificazione per donare all’uomo non il piacere di un istante ma un certo pregustamento del vertice dell’esistenza, di quella beatitudine a cui tutto il nostro essere tende…Nelle religioni quest0 atteggiamento si è tradotto nei culti della fertilità ai quali appartiene la prostituzione “sacra” che fioriva in molti templi. L’eros venne quindi celebrato come forza divina, come comunione col Divino.. Nel Nuovo Testamento è poco usato il termine eros perché porta in sé anche questa connotazione di ossessività, di ricerca smisurata ed esclusiva del piacere che può arrivare ad esaltare il corpo in modo ingannevole…L’eros degradato a puro “sesso” diventa merce, una semplice “cosa” che si può comprare e vendere, anzi, l’uomo stesso diventa merce. In realtà ci troviamo di fronte ad una degradazione del corpo umano, che non è più integrato nel tutto della libertà della nostra esistenza, non è più espressione viva della totalità del nostro essere, ma viene come respinto nel campo puramente biologico”.” ( Enciclica).. Più usati sono philia (amicizia) per indicare i rapporti interpersonali caratterizzati dalla preferenza e agapè (amore gratuito e oblativo attraverso cui si partecipa ad altri qualcosa di sé). Questo tipo di amore lo riceviamo dalla libera e gratuita iniziativa di Dio che il catechismo chiama grazia. In Gesù l’amore gratuito ha avuto la sua massima espressione nel dono della vita. Ciò fa capire perché Gesù Cristo, nell’ etica cristiana, è divenuto l’ideale dell’amore.
“Agapé esprime l’esperienza dell’amore che diventa ora veramente scoperta dell’altro, superando il carattere egoistico prima chiaramente dominante. Adesso l’amore diventa cura dell’altro e per l’altro. Non cerca più se stesso, l’immersione nell’ebbrezza della felicità; cerca invece il bene dell’amato: diventa rinuncia, è pronto al sacrificio, anzi lo cerca. Fa parte degli sviluppi dell’amore verso livelli più alti, verso le sue intime purificazioni, che esso cerchi ora la definitività, e ciò in un duplice senso: nel senso dell’esclusività – solo quest’unica persona – e nel senso del per sempre (n.6)”.

Il Nuovo Testamento, pur privilegiando il ricorso e l’uso del termine di amore di amicizia, o il termine di amore gratuito, rifiuta l’amore erotico? Tra queste tre espressioni dell’amore, c’è una base comune che il Papa ci spiega.
“Due cose emergono chiaramente da questo rapido sguardo alla concezione dell’eros nella storia e nel presente. Innanzi tutto che tra l’amore e il Divino esiste una qualche relazione: l’amore promette infinità, eternità – una realtà più grande e totalmente altra rispetto alla quotidianità del nostro esistere. Ma al contempo è apparso che la via per tale traguardo non sta semplicemente nel lasciarsi sopraffare dall’istinto”.

Se il comune denominatore delle tre forme dell’amore è il divino, perché ne è la sorgente, qual è la condizione grazie alla quale l’amore possessivo (eros) e l’amore oblativo (agape) non entrino in rotta di collisione ma in collaborazione? E’ l’educazione. La pulsione dell’istinto e del sentimento hanno bisogno di incanalamento, di purificazione e di autocontrollo.

“…Sono necessarie purificazioni e maturazioni, che passano anche attraverso la strada della rinuncia. Questo non è rifiuto dell’eros, non è il suo avvelenamento, ma la sua guarigione in vista della sua vera grandezza…(n.5) In realtà eros e agape – amore ascendente e amore discendente – non si lasciano mai separare completamente l’uno dall’altro. Quanto più ambedue, pur in dimensioni diverse, trovano la giusta unità nell’unica realtà dell’amore, tanto più si realizza la vera natura dell’amore in genere. Anche se l’eros inizialmente è soprattutto bramoso, ascendente – fascinazione per la grande promessa di felicità – nell’avvicinarsi poi all’altro si porrà sempre meno domande su di sé, cercherà sempre di più la felicità dell’altro, si preoccuperà sempre di più di lui, si donerà e desidererà esserci per l’altro….(n.7) L’uomo non può neanche vivere esclusivamente nell’amore oblativo, discendente. Non può sempre soltanto donare, deve anche ricevere. Chi vuol donare amore, deve egli stesso riceverlo in dono. Certo, l’uomo può – come dice il Signore – diventare sorgente dalla quale sgorgano fiumi di acqua viva. Ma per divenire una tale sorgente, egli stesso deve bere, sempre di nuovo, a quella prima, originaria sorgente che è Gesù Cristo, dal cui cuore trafitto scaturisce l’amore di Dio…(n.7)”
Dopo aver messo a confronto eros, amore possessivo ascendente e agape, amore gratuito discendente, il Papa si sofferma a riflettere sull’amore di Gesù.
Gesù dicendo: “Chi cercherà di salvare la propria vita la perderà, chi invece la perde la salverà”, descrive il suo personale cammino che, attraverso la croce, lo conduce alla resurrezione: il cammino del chicco di grano che cade nella terra e muore e così porta molto frutto. Partendo dal suo sacrificio personale e dell’amore che in esso giunge al suo compimento egli, con queste parole, descrive anche l’essenza dell’amore e dell’esistenza umana in genere”.
L’amore è l’esperienza di un cammino. Non è uno stato d’animo di un momento o di una stagione. L’amore ricorre a tutte le componenti della persona: affettività, razionalità, intuitività, libertà, volontà, genitalità. Tutto questo nella pazienza che è un patire in attesa del compimento.
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