Sandro Cremona .sul Venerdi Santo

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Pensierino.. per il Venerdì Santo del 2009

Proviamo a meditare la domanda del ladrone “cattivo” crocifisso assieme a Gesù: Se sei Dio, salva te stesso ed anche noi, non ti costa poi così tanto!
Diventa facile questa meditazione, perché anche noi andiamo spesso davanti al Signore e gli chiediamo tante cose. Il risultato è che non vediamo apparire nulla e ci arrabbiamo, ma Tu Dio, da che parte stai?
Siamo soliti pensare al Dio onnipotente, che quindi può fare tutto, ma perché lascia che ci succedano certi misfatti atroci? È perché non siamo abituati a pensare al Dio che soffre, che patisce, proprio il centro del Venerdì Santo: se hai aperto gli occhi al cieco nato, puoi anche scendere dalla croce, così saremo sicuri che Tu sei ciò che dici di essere!  Queste parole più o meno le riportano tutti i Vangeli.
Non ricordiamo mai quello che Isaia aveva profetizzato sei secoli prima del Venerdì Santo, sulla figura del Messia: uomo dei dolori, che ben conosce il patire.

Non siamo capaci di capire che è questo l’Amore sconfinato che Dio ha per noi, non un esaudire tutti i nostri capricci, nemmeno noi lo facciamo con i nostri bambini!
L’Amore sconfinato accetta di soffrire per l’Amato: questo non ci piace, lo vediamo nei giovani (anche nei non giovani), che davanti ad una difficoltà si ritirano, non la affrontano, prendono una strada più facile e se ne vanno.
Possiamo leggere nella Storia Sacra un filo conduttore che parte dalla sfiducia che gli uomini (tutti, anche noi) provano nei confronti di Dio, fino al giorno in cui Dio di sua volontà si OFFRE agli uomini fino all’ultima goccia di sangue: Gesù avendo amato i suoi, li amò fino alla fine, scrive Giovanni, fino al tradimento di un amico ed alla morte in croce. Mai Dio abbandonerà l’uomo che ha creato col solo scopo di amarlo senza limiti.

C’è qualcosa che tutti dobbiamo imparare da questo giorno fondamentale della storia.

Aggiungo che S. Francesco d’Assisi, che è Santo perché aveva capito molto bene come funziona la vita, ci ha lasciato una delle prime frasi scritte in italiano, tanto è il bene che mi aspetto, che ogni pena mi è diletto: il mattino del primo giorno dopo il sabato c’è la Risurrezione, sempre e per tutti.