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Gennaio: Incontro mensile

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Incontro di gennaio 2005

Natale Colombo (Usmate). Ci rivediamo dopo le vacanze natalizie, è una buona opportunità per condividere l’esperienza vissuta in questo periodo e per ascoltare la testimonianza di chi si è recato in pellegrinaggio in Terra Santa.
Ho ricevuto le telefonate di chi, oggi, non può essere tra noi. che leggeremo e I nostri amici di Roma hanno sempre nel cuore il desiderio di partecipare a qualche nostro incontro ci mandano i loro saluti. Nicoletta ha subito un delicato intervento al cuore e ci ha inviato questa lettera:

Carissimi tutti, sono Nicoletta. Desidero ringraziarvi per le manifestazioni d’affetto e solidarietà ma soprattutto ringraziare i vostri ragazzi che ho sentito a me vicino con la preghiera. Scusate se non ho ricevuto nessuno in ospedale. Mi conosco: sono un animale che tende a leccarsi le ferite nella tana e poi vi assicuro che mi stancavo anche ad ascoltare e facevo fatica a dire una o due parole.
Perdono, perdono, perdono. Non è purtroppo ancora finita perché sono di nuovo in fibrillazione e due interventi non sono valsi a farmi tornare in ritmo (è proprio vero che al cuore non si comanda).
Fra un mese dovrò tornare ma spero in Lui. Sofferenza fisica: tanta, ma Valeria mi ha insegnato “accetto e offro”. Sono stata isolata dal mondo senza Tv, che non ho voluto e senza telefono. Quando potevo fare due passi usavo quello a schede dell’ospedale. Ho ritrovato me stessa, ho pregato in solitudine con un colloquio quotidiano con il Signore.
Ho parlato anche di Famiglie in cammino con alcune mamme come noi e a loro ho fatto pervenire una “fiammella” e un fiorellino per i loro ragazzi il giorno del S. Natale.
Mi è stato regalato questo scritto che dedico a Famiglie in cammino, con l’augurio di un 2005 benedetto dal Signore. “Canta come cantano i viandanti.Canta e cammina! Non per cullare l’inerzia ma per sostenere lo sforzo.Canta e cammina senza smarrirti, senza indietreggiare, senza fermarti.Canta e cammina(S. Agostino).

Don Giancarlo. All’inizio d’anno è giusto far memoria del Padre che ha in mano il nostro destino. Egli ci ha resi suoi figli nel Battesimo e ci accompagna da padre buono e fedele. La sua è una presenza tenace assicurataci da Gesù durante l’ultima cena: “Nessuno può strappare dalle mie mani ciò che il Padre mi ha affidato”. Facciamo adesso diventare il cantare una preghiera

Canto: “Il seme” e “Prendi pure la mia vita”.

Spesso cantiamo senza riflettere e costruiamo così uno sbarramento tra il nostro io e il messaggio del canto paragonabile al muro che Israele sta costruendo attorno ai villaggi palestinesi. L’uomo pone in atto grandi resistenze quando ha timore che qualcuno possa prendere la sua vita. Riteniamo che l’essere presi voglia dire diventare prigionieri. Al contrario può essere l’inizio di una liberazione. Chi ne ha fatto esperienza capisce che l’unica scelta umanamente arricchente e è quella di affidarsi ragionevolmente.
Dio è una presenza che prende e sorprende l’uomo per arricchirlo. Occorre lasciarsi prendere e affidarsi. Tra braccia così robuste, nonostante difficoltà e problemi, l’uomo cammina più speditamente. Gesù non è venuto a togliere i problemi o a risolverceli ma a donarci le risorse e l’esempio che permettano a ciascuno di stare dentro in modo vero alle difficoltà.

Canto: Ave Maria splendore del mattino

Don Giancarlo. Tiziana, al termine del pellegrinaggio, sulla strada per Tel Aviv, ha distribuito una testimonianza scritta di quanto da lei vissuto. Certi scritti possono essere gli anelli di una catena che invade il mondo, soprattutto se sfruttiamo le opportunità di internet e se la catena è una catena di cuori.
Il mese scorso abbiamo ascoltato la testimonianza del dottor Guffanti che parlava della sua amicizia con Giorgio. Si erano conosciuti sui banchi di scuola. Poi le loro strade si erano separate per ricongiungersi nuovamente in seguito alla morte violenta di Lidia. E’ avvenuto il reincontro dei cuori. Una mano tesa è diventata un cuore. Questa è la nostra storia. Il nostro essere qui è da far risalire a qualcuno che ci ha preso per mano.La testimonianza di Nicoletta rende evidente che le prove riportano all’essenziale e affinano l’anima. Non dimentichiamo mai che l’anima è sempre assetata di affetto e di libertà.
E’ importante cogliere il suo costante lavoro di semina che in ospedale ha potuto fiorire. “Ho ritrovato me stessa, ho pregato in solitudine con un colloquio quotidiano con il Signore”.Una fioritura di se stessa e di altre persone. “Ho parlato di voi con alcune mamme come noi e a loro ho fatto pervenire una fiammella e un fiorellino per i loro ragazzi il giorno del S. Natale…Tutti i giorni veniva una suora per la Comunione. Nella mia camera parecchi vengono a chiedermi consigli per la loro serenità spirituale. Io ascolto molto tutti e nel mio piccolo cerco di essere di aiuto.”Nicoletta ci ha confidato il desiderio di tornare al più presto in mezzo a noi ma che ciò non dipende da lei. Per questo chiede a se stessa pazienza. La pazienza indica un patire nella pietà, cioè un amare con tenerezza Colui che ci ha presi.

Marcello Crolla (Busto A.). Si aspetta sempre il Natale come un periodo di gioia, pensato non solo per se stessi ma anche per gli altri. In questo periodo, invece, sono stato profondamente addolorato da quanto avvenuto col maremoto. Di fronte a quella tragedia, come papà che ha perso un figlio, non potevo non riflettere.
Dopo tale tragedia i miei sentimenti più profondi vanno a quanti sono periti tra le acque e le macerie e a quanti soffrono o sono rimasti senza l’affetto dei propri cari. Soprattutto ai bambini, a tutti i bambini scomparsi che ora si trovano al sicuro tra le braccia di Dio ed ai bambini rimasti soli. Questo evento li ha privati di tutto ma non della grande solidarietà umana esplosa nel mondo.
Tale solidarietà ha un nome: speranza. Speranza che non succeda più, speranza di continuare a vivere e poter vedere, un giorno, un avvenire diverso e più benevolo. Sono certo che Dio è più che mai vicino a tutti i sofferenti anche se loro non conoscono il volto paterno che Gesù ha rivelato a noi. Il Suo grande amore è riflesso e incontrabile nelle persone che si sono adoperate e si stanno adoperando per lenire la sofferenza di chi non conoscono.
Questa tragedia deve mettere in gioco ciascuno di noi. Di fronte al dolore siamo troppo piccoli e deboli. Per questo affiorano sulle nostre labbra drammatiche domande, quali “Dio dove sei, dove eri quando è successo questo disastro? Certamente so che ora sei nel cuore degli scampati e dei sopravvissuti, nel cuore di quanti in Te credono, nel cuore dei miracolosamente vivi che possono continuare ad aiutare gli altri. Dio aiutaci a risorgere. E’ difficile credere in Te quando succedono queste disgrazie. E’ più facile credere e vederti in momenti diversi da questi. Ma so che Tu ci sei e non ci abbandoni mai. Chi è passato come noi attraverso un dolore grande, può capire e condividere le difficoltà della sopravvivenza. E’ un nostro diritto-dovere l’amare la vita in tutte le sue fasi.

Don Giancarlo. Vorrei ripartire da ciò che ha detto Marcello e per aiutarci a declinare la speranza anche nelle circostanze più tragiche leggiamo il volantino “Il maremoto, il mistero e noi”.
Don Massimo Camisasca scrive: A causa del maremoto, si assiste ad un dramma più profondo e radicale: sembra che alla sua origine, infatti, non ci sia nessuna volontà cattiva da parte dell’uomo: è un fatto della natura. Un maremoto in mezzo al mare ha scatenato delle onde che hanno portato devastazione e morte. Sorge allora la domanda: e Dio dove sta? Quale posto ha l’uomo e quale posto ha Dio nella storia, in particolare in ciò che è accaduto? Non si possono eludere queste domande. Il fatto che in questi giorni esse siano state per lo più evitate lascia un contorno oscuro di fronte al dramma. Soprattutto lascia più solo chi vive la morte dei propri parenti, dei propri amici e dei propri vicini.
Ci sono delle risposte che sorgono alla mente e che vanno respinte. La prima è: Dio si è disinteressato del mondo. Noi sappiamo invece che Dio ha tanto amato il mondo da mandare suo Figlio. Il mondo che Dio ha creato è oggetto delle sue cure. E allora, come è potuto accadere ciò che è accaduto? Attraverso ciò che accade Dio vuole punire l’uomo che si allontana da lui? Anche questa risposta è negata dalla storia del dialogo tra Dio e l’uomo: Dio vuole il bene dell’uomo, la sua pienezza, vuole la vita.
Ma allora la tragedia cui assistiamo si può spiegare solo attraverso la considerazione di un terzo attore della storia, che è il Male, il Maligno è stato vinto da Dio, ma è ancora attivo. In particolare, viene accolto quotidianamente da noi uomini, da Adamo fino ad oggi, per la suggestività menzognera della sua proposta.
Un giorno si avvicinarono a Gesù gli apostoli e gli raccontarono di una torre che era caduta e che aveva sepolto sotto di sé alcune persone. La domanda degli apostoli è la nostra stessa domanda di oggi: esiste un rapporto tra colpa della persona e calamità che la colpisce? Gesù nega questo rapporto, ma aggiunge: “Se voi non vi convertirete, perirete tutti allo stesso modo”. Non si può evitare, di fronte alla catastrofe, di considerare quanto essa sia un richiamo di Dio alla vita di ogni uomo, perché torni ad ancorarsi a ciò che può dare solidità al tempo presente e che può permettere di affrontare con verità e con forza le lotte dell’esistenza.
Ma c’è da aggiungere ancora un rilievo: lo stretto legame che esiste tra il bene dell’uomo e quello di tutta la creazione, il male dell’uomo e quello di tutto il creato. La terra che oggi vive questi disastri è la terra non come Dio l’aveva voluta, ma come è stata rovinata dal peccato dell’uomo. Tutta la creazione è caduta nella corruzione e, dice San Paolo, nella Lettera ai Romani, attende di essere liberata.
Se noi usciamo dal male e aderiamo al bene, il bene che Gesù ha inaugurato nel mondo attraverso la sua vita, tutta la terra un poco migliora e ritorna al suo volto pensato dal Creatore.
Noi siamo le braccia di Dio, siamo la voce annunciante la bella notizia di Dio, siamo il cuore di Dio che ama tutto e tutti nel presente e nel futuro. Le domande di Marcello sono lecite. Occorre però non sbagliare la risposta. Non si può affermare che Dio abbia voluto punirci o che sia sia distratto o si stia disinteressando di una umanità che si allontana sempre più da Lui. Per il mondo Dio si è incarnato e ha dato la vita, ha abbracciato il mondo e lo ha redento. Certe disgrazie sono imputabili alla colpevolezza dell’uomo o a calamità naturali che non si possono fermare. Certi fenomeni naturali sono sempre esistiti e continueranno ad esistere. L’uomo è chiamato a prevenirli, a contenerli ma non potrà mai eliminarli. Gesù ha detto: “I poveri li avrete sempre con voi”. Nella parola povertà sono contenuti tutti i limiti dell’umano e “della valle di lacrime” che stiamo attraversando. Non possiamo neppure sottacere alle conseguenze portate dal peccato originale, sia quelle che, allora, il maligno ha scatenato, sia quelle che, tuttora, il maligno scatena. Satana è padre della menzogna, omicida fin dall’inizio, nemico dell’uomo. L’approccio integrale alla realtà chiede di tenere presente tre fattori: il disegno di Dio, la libertà dell’uomo e l’azione del maligno.

Gino Varrà (Milano). Non possiamo noi penetrare il disegno di Dio fino in fondo e capire perché permetta certe tragedie. Penso alla fuga del popolo ebraico dall’Egitto: Dio, davanti al loro passaggio, ha diviso le acque del mare per poi richiuderle sopra ai soldati del faraone.

Don Giancarlo. Questi dilemmi devono permetterci di constatare la nostra insufficienza di fronte al mistero. Di esso possiamo cogliere solo ciò che Lui ci ha svelato. Nelle parola mistero è contenuto anche il misterium iniquitatis: il maligno.
Don Giussani ci aiuta dicendo: “C’è un’unica spiegazione che dà ragione di tutto ciò che è accaduto: la croce di Cristo; la Sua morte è la risposta di Dio ai nostri limiti e alle nostre ingiustizie. Ci sarebbe un orizzonte di mancanza di ragione in tutte le cose. Qualsiasi evento capiti non troverebbe mai risposta adeguata, se non ci fosse Cristo: Lui segna l’ultima vittoria di Dio sulla realtà umana; qualsiasi cosa accada, è la misericordia che legge tutto ciò che è umano. La misericordia: Dio compie la vittoria sul male dentro la storia come positività, è questo che dà la ragione a ciò che accade.
Ma l’uomo non riesce a capire questa spiegazione. L’unica possibile spiegazione perché il danno e il male non siano il segno ultimo della storia. Allora avviene una cosa impossibile, la più impossibile: l’uomo si fa giudice di Dio. Mi mette le vertigine pensare al futuro, a quel che l’uomo può fare se giudica ingiusto Dio per qualcosa che accade e che egli non riesce a comprendere. L’uomo non può. Dio può fare e può permettere quello che vuole (è il mistero di Dio, in cui l’uomo non può entrare se Dio non gli apre la porta) e l’uomo che giudicasse Dio – per pura presunzione – compirebbe il vero cataclisma. La tragedia di Gesù è questa! Invece la morte e il destino di Cristo sono la resurrezione della vita: la vittoria sul male. Chi accetta questo fatto, partecipa della resurrezione della vita. Chi, non comprendendolo, non lo accetta, distrugge il mondo.

Anna Rimoldi (Busto A.). Il male agisce sempre e agirà ancora nella storia. Fatti come questo maremoto sono eventi del tutto eccezionali. E’ la creazione non rappacificata, stravolta dall’azione del maligno che si manifesta. E’ un momento della storia della terra che non è una realtà morta e fredda ma in continua trasformazione. Tale trasformazione, purtroppo, porta questi cataclismi. E’ una terra che, nei suoi elementi fisici soffre, le doglie del parto, come S. Paolo dice nella lettera ai Romani.
Vedo in trasparenza come il male ha agito anche sulle nostre vite. Anche la morte dei nostri figli è una manifestazione dello stesso disordine che esiste nella creazione. Occorre riportare la domanda che ciascuno si pone davanti a questo terribile male, all’interno di un’esperienza di fede e rispondere alla luce della Croce di Gesù. E’ bellissima l’espressione che Cesana suggerisce quando indica la posizione del bambino che non conosce la realtà, ma è tranquillo perché è introdotto al senso delle cose, piano piano dai genitori. E’ questo l’aiuto che è importante avere intorno a noi. E’ la meraviglia di Famiglie in cammino. Noi ci siamo perché dobbiamo essere quella fiammella che Nicoletta ha trasferito nel cuore di qualche altro genitore. Dobbiamo essere questo aiuto che avvicina gli altri a comprendere, nel modo giusto, il senso di ciò che accade.

Don Giancarlo. Ringrazio Anna che ci ha aiutati a cogliere il collegamento tra il maremoto e quanto è avvenuto nella vita di ciascuno di voi. Il disegno del Dio che dà la vita è l’orizzonte più misterioso ma anche più salvifico entro il quale collocare e giudicare ciò che ci accade.. Noi siamo coloro che portano nel mondo la certezza di Cristo, vero e unico salvatore dell’umano. pre.

Giovanni Rimoldi (Busto A.). La concezione che noi abbiamo di Dio è di un “idraulico” dell’universo, un Dio illuminista. Un cristianesimo adulto tiene al centro la Croce di Cristo. Il dramma del mondo di oggi è la mancanza di un senso. Noi dobbiamo porre al centro di tutto Cristo che è morto e risorto e, per questo, è Salvatore. Noi ci siamo perché siamo amati. S. Tommaso ha detto: “Poiché Egli è buono, siamo”. La vita e il male che c’è in essa, è un mistero. Ma Cristo è venuto a svelarci il senso della vita e, per questo ha voluto morire e risorgere. Noi dobbiamo avere la speranza che il mondo oggi non ha. Il mondo e la scienza hanno delle risposte che non appagano il cuore. Occorre che il cuore sia veramente salvato.
Raimonda Targa (Milano). Sono molto colpita dai fatti che avvengono nel mondo; dalle stragi del sabato ser, alla guerra in Iraq e in Palestina. Tutte queste morti si ricollegano alla morte dei nostri ragazzi che sono morti da soli quando noi non potevamo fare niente per loro.
Mi ha molto provocato il pensiero di mio nipote riguardo alla fuga degli Ebrei dall’Egitto: “Dio ha fatto una cosa bellissima per gli ebrei, aprendo loro le acque del mar Rosso. Ma che ne è stato di tutti gli Egiziani travolti dalle acque?”. Ho pensato a mio figlio, a tutti i ragazzi morti improvvisamente e che non pensavano alla morte. Che ne sarà di loro?
Se Cristo ha condiviso la natura umana fino alla morte perdonando chi lo aveva condannato, certamente si curerà di tutti. Il mondo è basato sulla precarietà perché l’uomo non si sieda mai sulla sua sicurezza ma senta la necessità di guardare ad un Altro, a Colui che è il padrone del mondo. Sono sicura che, per ognuno, il Signore ha una provvidenza speciale. Non c’è nessuna delle gocce del suo sangue che vada sprecata.
Mi sembra che l’eredità lasciatami da mio figlio è di avere nel cuore chi è vicino al momento della morte dopo la quale dovrà rendere conto al Signore. Io vorrei essere tra quelli che intercedono presso il Signore per tutti coloro che vanno incontro a questo momento senza essere pronti. C’è una realtà grande di Chiesa che prega, dai sacerdoti alle suore di clausura. Mi sento di fare parte di questo mondo in preghiera.

Giorgio Targa (Milano). Nel vangelo c’è una parabola in cui si racconta di dieci lebbrosi che corrono verso il Signore e Lui li guarisce tutti. Dopo la guarigione uno solo è tornato a ringraziare Gesù. Dieci sono stati guariti ma uno solo è stato salvato.
Il Signore, in questi anni, ha guarito anche noi di Famiglie in cammino ma il problema è la salvezza. Dobbiamo, quindi, leggere la nostra storia collocandola in un orizzonte di salvezza.

Pausa

Don Giancarlo. Il periodo di Natale ha visto qualcuno di noi partecipare al pelligranaggio in Terra Santa. Possiamo ascoltare le loro testimonianze.

Matteo La Pescara (Busto A.). Ho riflettuto su quanto detto da Raimonda. Io e mia moglie siamo sempre andati alla S. Messa. Nella nostra parrocchia è arrivato un nuovo sacerdote che organizza dei pellegrinaggi, ai quali anche noi abbiamo partecipato praticando con più frequenza la vita della comunità. Quando nostro figlio ha avuto l’incidente mortale era domenica e noi eravamo in pellegrinaggio. Qualche minuto prima o dopo l’incidente, stavamo proprio pregando la Madonna ringraziandola per tutto quello che ci dava da vivere.

Don Giancarlo. L’evento di Matteo e quello di Raimonda sono avvenuti in due contesti diversi. Raimonda ha posto delle domande; Matteo le rivive: “noi stavamo pregando mentre nostro figlio aveva bisogno delle nostre preghiere.”

Raimonda Targa (Milano). Il Signore fa tanti miracoli e forse noi non sappiamo quante volte ai nostri parenti e ai nostri figli ha salvato la vita. Io dico che il fatto che voi stavate pregando vi deve rasserenare. Non ha cambiato la sorte di vostro figlio. Quelle preghiere sono andate sicuramente a buon fine per l’anima di vostro figlio. Nel mio caso, quel giorno, non stavo proprio pregando.
Magari vostro figlio non era pronto per incontrare il Signore e, se si è salvato, un po’ è dovuto anche alle vostre preghiere. Dentro di noi c’è il desiderio di essere eterni. Lo saremo perché la nostra vita non finirà mai. Il nostro corpo vive un’esperienza di fine e di resurrezione futura. Il desiderio di eternità che Dio ha impresso nel nostro cuore non ci fa mai bastare il vivere su questa terra. Dobbiamo essere sereni perché c’è la Chiesa che ci aiuta con la preghiera.

Bettolini Tiaziana (Parabiago). Io e mio marito abbiamo partecipato al pellegrinaggio in Terra Santa. I luoghi sono molto suggestivi, coinvolgenti ed evocativi. Abbiamo avuto la fortuna di fare degli incontri con delle personalità che ci hanno introdotto alla realtà di questa terra molto travagliata. Abbiamo avuto la testimonianza del parroco di Betlemme, del custode della Terra Santa, del parroco di Nazareth, di alcuni Memores Domini che lavorano all’ospedale di Nazareth e lo stanno riorganizzando e del parroco di Cana. L’ultima e inaspettata ci è stata data dal nostro autista,palestinese cristiano che ci ha invitato a casa sua riservandoci un’ accoglienza commovente. Abbiamo cantato e pregato in italiano, in latino e in arabo. Abbiamo riscoperto il valore e l’efficacia del riconoscimento nell’unica Chiesa di Dio.
Durante il pellegrinaggio, don Giancarlo, ha tenuto una catechesi sulla vita di Gesù. Abbiamo avuto anche la fortuna di essere accompagnati dal commissario della Terra Santa per la Lombardia, don Pasquale, prete francescano. Ci invitava a non essere troppo maniaci nell’individuare esattamente il sito archelogico in cui si era svolto un certo fatto ma a quanto era accaduto lì. Abbiamo potuto apprezzare l‘opera dei Fancescani e dal 1300 sono presenti in Terra Santa, e grazie anche a loro, noi oggi possiamo essere accolti come fratelli, come presenza cristiana e non solo come turisti.
Abbiamo visto anche il muro, che crea divisioni e sofferenza e sembra essere una prigione. Ci siamo vergognati!!! Mi sono sentita a casa anche in Gerusalemme perché, pur nella divisione delle culture, ho condiviso con musulmani ed ebrei la familiarità con l’unico Dio. Al mattino presto, recandomi al Santo Sepolcro, ho potuto seguire la celebrazione della Messa greco-ortodossa. Per alcuni di noi, questo era motivo di confusione e distrazione. Invece io ho apprezzato anche quel momento e mi rendevo conto che il Signore c’è per tutti. E’ stata una grande emozione di ritrovarmi tra persone di religioni diverse che però condividevano un unico credo. E’ stata anche importante la condivisione con i partecipanti al pellegrinaggio. Mi ha stupito Gabriele, un ragazzino di undici anni che ha seguito tutti i momenti del pellegrinaggio e che poi abbiamo proclamato nostro capitano.

Don Giancarlo. Al Santo Sepolcro sono presenti cinque confessioni cristiane: maroniti, greco-ortodossi, copti, armeni, cattolici. Una sinfonia di linguaggi, di modulazioni canore e anche di flessione di cuori. Se le loro espressioni sono vissute con il cuore di Tiziana non appaiono una babele; se invece lette come momento dialettico o antagonistico allora suscitano disagio.

Giovanna Del Bello (Sovere). Ho aderito al pellegrinaggio perché catturata dalla compagnia e per un approfondimento di fede. Abbiamo anche potuto fare un’ esperienza di accoglienza perché con noi c’era una coppia che aveva perso un figlio da sette mesi. Siamo stati a loro vicini. Sono rimasta affascinata da questa terra perché la lettura dei Vangeli, fatta sul luogo, mi ha dato modo di calarmi maggiormente in quella realtà. Don Giancarlo ci ha aiutati nelle riflessioni e padre Pasquale ci trasmetteva tutto il suo entusiasmo.
La prima mattina mi sono sentita sconvolta. Mi sembrava tutto un gran mercato. Una sera, prima che chiudessero, sono entrata con mio marito al Santo Sepolcro. Ci siamo inginocchiati e un greco-ortodosso, indifferente al nostro raccoglimento, continuava a passare attorno a noi con un pennello per fare le pulizie. I francescani, da secoli, svolgono un ruolo importante. Sono persone carismatiche. Alla chiesa di S. Anna abbiamo incontrato padre Bianco, un frate di oltre ottant’anni. Con Ilde e Maria gli abbiamo parlato della perdita dei nostri figli. Ci ha talmente rassicurato sul loro destino che gli ho chiesto di celebrare Messe per noi genitori.

Maria Vallini (Bernate Arcore). Anche per me è stata un’esperienza bellissima. Camminavo in quei luoghi e sentivo Cristo vicino a me perché sono gli stessi luoghi in cui Lui aveva camminato e predicato. Non ci sono parole che esprimono quello che ho provato. Sono pronta a ritornare.

Don Giancarlo. Le testimonianze di Tiziana, Giovanna e Maria mi trovano in piena sintonia di giudizio.In quella terra, dai tempi di Elena, alla venuta degli arabi (V- VI secolo) che hanno distrutto le impronte della chiesa primitiva, all’arrivo dei Crociati e fino al dominio turco è stato un susseguirsi di distruzioni.Fino al 1850 il sottosuolo ha custodito tutto. Grazie all’archeologia, la passione amorosa a Cristo e alla sua vita terrena da parte dei frati francescani presenti in Terra Santa dal tempo dei Crociati, ha permesso loro di portare alla luce pietre, manoscritti e reperti oggi visitabili dai pellegrini. A Cafarnao abbiamo incontrato un frate, un archeologo fra i più famosi del mondo, che, a mezzogiorno, girovagava nei prati alla ricerca di cime di rapa. Siamo stati impressionati dalla sua semplicità e dal suo candore francescano.
Personalmente ho poi avuto la fortuna di cenare nella comunità internazionale dell’ Istituto biblico di Gerusalemme. Lì i professori parlano almeno cinque lingue e hanno una conoscenza profondissima della teologia, della scienza e della Bibbia. Mi ha colpito profondamente l’umiltà e la semplicità di queste persone innamorate di Cristo. Per far vivere la Chiesa lì e per trovare conferme archeologiche e storiche di ciò che la Bibbia afferma, vivono in quella terra senza mai lasciarla da circa otto secoli.
Questa terra, unica nel mondo e piena di contraddizioni, è diventata la culla della rivelazione di Dio all’umanità. Siccome questo è il punto sorgivo della speranza del mondo, non può che essere luogo di contraddizione. Le tre religioni monoteistiche se lo contendono da sempre. Simeone aveva detto a Maria che gli presentava Gesù nel tempio: “Costui diventerà segno di contraddizione perché siano smascherati i pensieri reconditi dei cuori”.
La contraddizione è il fattore costante della storia dell’Alleanza. L’ ha accompagnata dal suo inizio fino al compimento concretizzatosi nella Pasqua di Gesù Cristo. Il contenuto della Rivelazione è paradossale come il diritto e il rovescio di un arazzo. Spiega anche il coraggio, la tenacia e la fedeltà fino al martirio di molti francescani hanno dato la vita per la difesi dei luoghi santi. La novità dell’evento Cristo che ha aperto uno spiraglio di speranza per l’umanità l’uomo la capisce e vuole accaparrarsene una porzione, magari un frammento, un pezzo di roccia, una pietra, un incisione o un papiro. Nel tempo però, vince il suo io, la sua cattiveria e il suo schema mentale. Sarà così fino alla fine del mondo, a meno che il miracolo della redenzione di Cristo, attraverso l’azione misteriosa e potente dello suo Spirito, porti riconciliazione nella Chiesa, a meno che l’Islam non pensi più di essere il depositario della terza rivelazione, la più completa, dopo quella dei cristiani e degli Ebrei e a meno che gli Ebrei riconoscano nel più grande figlio dell’ebraismo, Gesù, il Messia.
Durante il pellegrinaggio davo degli spunti riflessivi agli amici presenti. Mi sono accorto con stupore che lo Spirito parlava in me e attraverso di me. Non ho mai preparato nulla. Ascoltavo anch’io i brani di Vangelo e mi accorgevo che dalle mie labbra scaturivano riflessioni di cui, il primo a stupirsi, ero io. Questo ha generato il miracolo della nostra unità.
L’ultimo giorno dell’anno abbiamo fatto un’ora di adorazione, dalle undici a mezzanotte, alcuni in abito da sera. Ci sono stati tanti momenti commoventi. Quelli più sentiti da me sono stati l’accoglienza ricevuta in casa del palestinese cristiano che ci ha fatto da autista, l’adorazione notturna davanti alla casa dell’Annunciazione, il rinnovo delle promesse battesimali sul lago e il rinnovo delle promesse nuziali nella chiesa di Cana in Galilea dove gli archeologi hanno trovato tracce di una chiesa domestica dei primi due secoli in cui cristiani ed ebrei pregavano insieme.
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