famiglieincammino.org

  • Full Screen
  • Wide Screen
  • Narrow Screen
  • Increase font size
  • Default font size
  • Decrease font size

Ottobre: Incontro mensile

E-mail Stampa PDF
Incontro di ottobre 2004
 


Don Giancarlo. Sabato 16 ottobre un gruppo di Famiglie in cammino sarà presente al pellegrinaggio di Comunione e Liberazione a Loreto. Dalle 14,30 alle 16,30 esprimeremo la gratitudine allo Spirito Santo per il dono del carisma di don Luigi Giussani fatto alla Chiesa Cattolica. Si reciterà il S. Rosario, seguiranno poi la testimonianza di Carron, sacerdote di Madrid che si sta facendo carico della conduzione del Movimento e la celebrazione dell’Eucarestia.
Dopo l’attentato di Madrid dell’11 marzo ‘04, due musicisti della comunità di quella città e il cantautore italiano Claudio Chieffo di Forlì, hanno composto un’invocazione alla Madonna che sarà cantata a Loreto. Alcuni di noi che la conoscono ve la fanno ascoltare. Poi reciteremo il Magnificat pensando alla gioia stupita di Maria che, dopo l’incontro con l’Angelo, ha incominciato ad avvertire l’esito del soffio dello Spirito nella presenza embrionale di Gesù in lei. Nel far visita a Elisabetta, la cugina incinta per intervento divino, i due embrioni hanno incominciato a lanciarsi segnali di riconoscimento percepiti anche dalle loro mamme. E’ in quel contesto che Maria pronunciò il Magnificat.
Teniamo presente che il turbamento e il dolore psicofisico non sono impedimento alla letizia.
La letizia è una forma particolare di gioia; non è allegrezza o euforia ma pace del profondo che ci fa sentire nel vero e nel giusto.
Nel Magnificat ci viene svelata la sostanza della virtù dell’umiltà. L’umiltà è quell’ atteggiamento che non porta a nascondere ciò che si è e si ha ma a riconoscerli come grazia. Maria, infatti, dice: “Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente.”

Recita del Magnificat e canto di “Reina de la paz” e di “Pon tus manos”.

Ora diamo spazio agli interventi che, mi auguro, siano frutto di un confronto sui contenuti del testo di scuola di comunità. Spesso accade che concetti ascoltati per anni, in particolari circostanze ci colpiscano come risvegliandoci da un letargo. Il sapere una cosa è ben diverso dal conoscerla.
Viviamo in un mondo saturo d’informazione. Nonostante ciò la gente è sempre più scettica ed arida, demotivata e rassegnata. Alcune sere fa mi sono recato da un giovane di ventun anni che ha accoltellato un suo coetaneo ferendolo gravemente. Prima di lasciarci mi ha abbracciato con tale intensità da sentire ancora fisicamente la verità di quel gesto. Probabilmente si è reso conto di aver toccato il fondo.
Anche il nostro ritrovarci è fonte di grande aiuto. Personalmente esco sempre arricchito dai nostri incontri. Mi succede la stessa cosa anche con altri gruppi ma con Famiglie in cammino mi ritrovo sempre particolarmente scosso e commosso.
Ieri sera ho tenuto una fraternità dove era presente Mariangela Rotondi, una mamma che ha perso per leucemia la figlia suora di trentuno anni. Da venti anni la sua vita è un calvario. Ha subito vari interventi chirurgici, soffre continuamente per un’artrosi irrisolvibile ed ha assistito la mamma inferma per alcuni anni. Alla riunione era presente un avvocato che, alcuni giorni prima, aveva ricevuto nel suo studio una cliente cui era morto un figlio. Ha posto la domanda: “Come può coesistere il dolore con la capacità di tenace letizia?”
Mariangela ha preso la parola e, commovendo i presenti, ha raccontato l’ esperienza della sua fatica e della speranza che l’ha sempre sostenuta.

Elena Piatti (Galliate Lombardo). Don Giancarlo mi ha chiesto di raccontare quanto è successo di recente a mia figlia Elisabetta. Io non intendo dare nessun tipo d’interpretazione.
Mio figlio Matteo si è suicidato nel gennaio del 2002. Mia figlia Elisabetta, minore di tre anni, era profondamente angosciata e psicologicamente devastata da quanto accaduto. La depressione di Matteo si trascinava da anni.
L’anno scorso Elisabetta ha incontrato, del tutto casualmente, una ragazza che, attraverso l’amicizia, l’ha condotta a conoscere l’esperienza del francescanesimo. Come noi, non era molto religiosa. Ad un certo punto ha provato quella che lei definisce una vera e propria conversione che l’ha cambiata e l’ha resa più serena. Ha così scoperto che la vita non poteva essere ridotta al lavoro ma che aveva bisogno del significato della fede. Ha iniziato un percorso di vita ed è entrata a far parte di gioventù francescana e a frequentare una parrocchia di frati a Milano.
In una riunione nel settembre del 2003 ha incontrato un ragazzo che testimoniava l’esperienza appena conclusa a Calcutta lavorando come volontario presso le suore di Madre Teresa. Si sono conosciuti e si sono anche innamorati. Alla fine di giugno di quest’anno si sono sposati. Hanno deciso di donare il loro viaggio di nozze e le loro ferie ai poveri di Calcutta. Lì, per un mese, hanno assistito i moribondi e i bambini handicappati che le suore raccolgono per le strade.
E’ stata sicuramente un’esperienza psichicamente fisicamente molto pesante dalla quale è però tornata contentissima. Quando noi l’abbiamo rivista era raggiante. Lei ha trovato un significato per la sua vita molto più importante di quello che aveva prima. Adesso da’ molto meno importanza alle cose materiali ed è felice di poter aiutare le persone. Stanno anche pensando di tornare ancora in missione.
Quando è morto Matteo qualcuno mi ha assicurato che anche da un male può nascere un bene. Io avrei preferito che questo bene mi fosse risparmiato. Qualcuno potrebbe interpretare quanto è accaduto ad Elisabetta come la prova di un bene nato da un male. Probabilmente senza la nostra tragedia Elisabetta non avrebbe fatto questi incontri e la sua vita non avrebbe avuto lo sviluppo attuale. Però non mi pronuncio.

Don Giancarlo. Le interpretazioni di ogni vicenda umana possono essere molteplici perché legate alla sensibilità dei singoli. Attenzione però a non ridurre tutto a interpretazione. I fatti precedono le interpretazioni. Decisivi sono i fatti e non le interpretazioni. Ogni fatto che entra in noi è come un seme. Di fronte al seme occorre essere pazienti. Nel tempo lo si vedrà fiorire e dare frutti. Dai frutti poi si riconoscerà la qualità del seme.

Vito D’Incognito (Milano). L’altra sera, tornato da Mantova, sono venuto a Busto per l’incontro con la Fraternità. Utilizzo il tempo che trascorro alla guida per riflettere e per pregare. Di fronte alla drammaticità degli avvenimenti che stiamo vivendo e che accadono nei vari punti della terra, mi domandavo: noi quanto ci impegniamo a pregare e a perdonare?.
Nel libro che stiamo meditando leggiamo che il perdono è l’accoglienza del diverso.
Durante la settimana sono stato dai frati Cappuccini di viale Concordia per ascoltare un concerto di musica classica e per assistere alla Messa presieduta dal Cardinale Dionigi Tettamanzi. La cosa che mi ha colpito e rafforzato nella fede è stato il ringraziamento del Cardinale per i benefattori, per i volontari, ma soprattutto per i poveri, per i diversi che molte volte facciamo fatica ad avere vicino.
Sono ormai diventato il cuoco ufficiale alla mensa dei poveri tenuta dai frati e, mentre cucino, ho modo di parlare con queste persone che, per la gran maggioranza, provengono da paesi poveri. Succede che si parla anche della fede. Tra questi ho conosciuto Marco Faggionato, un poeta di strada che mi ha dimostrato di avere una grande fede. Capisco che da lui ho molto da imparare.
Se abbiamo la certezza che Cristo ha vinto la morte, che il perdono è accogliere il diverso e che ogni cosa che facciamo per i poveri la facciamo a Gesù; mi sorge la domanda: “Sto facendo abbastanza?”.

Don Giancarlo. La domanda di Vito è conturbante e ci obbliga a fermarci per una riflessione. Sul nostro testo, a pag. 35, troviamo una risposta liberante. “…A noi è capitato qualcosa che ci ha interpellato direttamente: vedere alcune famiglie già in cammino, già mature per fare un passo. E, fra la sorpresa e in fondo quasi una gioia, abbiamo detto di sì. A tante famiglie basterebbe una piccola spinta perché facessero questo passo, che può fare maturare la coppia e i figli. Ultimamente, alcune famiglie vicino a noi che hanno incontrato il Movimento da un paio di anni, affermano che, grazie a questo incontro, hanno ritrovato gioia e pace e hanno incominciato anche loro ad accogliere.
Occorre guardare, come ha fatto lui, con prudenza, se una famiglia è in una posizione favorevolmente interpretabile. E’ meglio esagerare in eccesso che in difetto, è meglio essere indiscriminati nel proporre piuttosto che essere troppo timorosi. Non si deve però creare sensi di colpa in chi non può. Perché questa disponibilità e questa sensibilità sono una grazia che Dio vi ha dato”.

Ho ascoltato con stupore e gioia la testimonianza di Elena .Una giovane coppia del ceto medio lombardo che decide di fare il viaggio di nozze a Calcutta e, anziché godersi la sognata luna di miele, alimenta l’amore nella cura dei poveri tra i più poveri, ha dell’incredibile. E’un fatto che ci rincuora e che ci fa dire di essere di fronte al miracolo del cambiamento. Incominciamo a prestare attenzione al dato e permettiamo alla nostra memoria di custodirlo. Io non sono stato sfiorato dalla questione se ne sarei stato capace! La domanda che Vito si è fatta cerco di evitarla poiché è astratta. E’ più realistico riflettere sulle testimonianze ascoltate e permettere che agiscano nel nostro profondo.
Anche la testimonianza di Vito è una cosa grande. Memorizziamo quello che ci ha raccontato e valorizziamolo perché è una cosa così vera e bella da suscitare in noi stupore e ammirazione. Il metodo educativo sta nel lasciarci stupire dalla bellezza che non è il vero che sorprende. Le nostre giornate siano ricche di volti e di ricordi di esperienze che aiutino ad alzare lo sguardo. Prestandovi la necessaria attenzione ci si rende conto delle doti e dei carismi diffusi ma in un’ottica di grazia e non di dovere morale. Ciò che si fa per dovere non regg, nel tempo. Al contrario, la bellezza stupisce e conduce alla gratuità.
Bisogna sempre pregare perché ci sia data questa capacità di sorpresa. La presenza del Signore sorprende attraverso incontri, persone ed esperienze. Permettiamo allo Spirito di Cristo di lavorare in libertà dentro di noi e tra di noi. Diventeremmo testimoni di cose grandi che, a suo tempo, daranno frutti oggi inimmaginabili.
Il problema posto da Vito riguardo ai terroristi deve aprirci di più alla preghiera. Occorre pregare per i terroristi, poveri uomini che amano di più morire che vivere; amano di più distruggere la vita altrui anziché curarla e istruirla. Un anno fa sul settimanale Tempi ho letto l’episodio di una kamikaze del Kazakistan che era stata portata in Cecenia per farsi esplodere. A questa ragazza, prima di arrivare sul posto stabilito, è stato permesso di attraversare il centro di Mosca nelle cui vetrine erano esposti manichini con abiti bellissimi. Non aveva mai visto cose così belle!.. Pedinata, camminava e sostava stupita davanti alle vetrine scintillanti. Quando si è imbattuta in un poliziotto russo gli si è consegnata. Il segno della bellezza affascina, stupisce e è in grado di cambiare il cuore. E’ importante pregare per ogni uomo e, in particolare,per questi giovani devastati dal un’ideologia fosca e crudele. E’ la potenza dello Spirito che cambia i cuori.
La mamma di Simona Pari ha risposto ad un giornalista: “In queste settimane di angoscia non ho mai smesso di pregare per questi terroristi perché anche loro hanno un cuore e una coscienza come la mia.”

Antonietta La Pescara (Busto A.). A Busto è andata in scena l’opera teatrale “Il traffico ha ripreso a scorrere regolarmente”. In essa era rappresentata anche la storia di mio figlio Michele morto in un incidente stradale. Ho appoggiato quest’iniziativa per sensibilizzare i ragazzi, per far loro capire che la vita è bella e che vale la pena di viverla appieno.

Don Giancarlo. Ho programmato un pellegrinaggio in Terra Santa dal 27 dicembre al 2 gennaio ‘05. I Vescovi del mondo ci invitano a non lasciare soli i nostri fratelli cristiani di Terra santa. Negli ultimi anni, a causa delle note vicende dell’ intifada, i pellegrinaggi sono cessati. I cristiani sono tra coloro che hanno subito le più gravi conseguenze. Col pellegrinaggio i pellegrini avranno l’opportunità di visitare i luoghi dove Gesù ha vissuto e di incontrare persone del posto.
Nel mese in corso cerchiamo di seminare nel terreno del dovere che spesso appesantisce la vita, la logica della gratuità. Impareremo a vivere l’accoglienza del diverso eleggendolo a nostro prossimo. Il legame anagrafico o biologico si trasformerebbe in un legame di gratuità capace di accogliere qualche frammento della carne di Cristo.
E’ anche importante avere amici cui guardare in modo che la luce che si sprigiona da certe loro iniziative possa investirci. Guardiamo l’umiltà della Madonna rivelataci dal Magnificat. L’umiltà è comunicare quello che l’amore di Dio ha suscitato in noi
La Chiesa è bella perché è dimora della nostra umanità e scuola di verità che ci aiuta a diventare più veri e liberi. Tutta la vita chiede l’eternità. Cerchiamo di viverla così.
You are here: Testimonianze Anno 2004 Ottobre: Incontro mensile