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Giugno: Incontro mensile

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INCONTRO DI GIUGNO 2004

Natale Colombo (Usmate). Riprendendo i nostri incontri salutiamo in modo particolare Zanavetti che è qui per la prima volta . Alcuni di noi sono già in vacanza e ci mandano i loro saluti.

Don Giancarlo. La preghiera è ciò che dà sapore e significato a quello che si è. Ci ricorda che siamo dei figli amati e da’ il senso anche a ciò che si fa. Quando la convivenza è radicata sul fondamento che ci accomuna, Gesù Cristo, diventa più facile ed libera dalle paure. Tendenzialmente diventa anche più vera perché mira al profondo.
Il senso del pregare è far memoria di Cristo riconoscendo di essere a una presenza che è l’origine di utto, si è incarnata e ha dato la vita per ciascuno di noi. Pregare è affidarsi a Lui, mettersi al suo ascolto e non viceversa. Un Dio che non fosse capace di ascoltare non sarebbe Dio. Noi spesso avanziamo delle pretese. E’ necessario mettersi in ascolto di Dio e chiedere il Suo aiuto riconoscendo di non essere sempre capaci di far tesoro di ciò che ci comunica perché distratti in mille altre cose. Nella preghiera che faremo insieme pensiamo alla comunione con la Chiesa celeste presso la quale vivono molti dei nostri figli. Essi gioiscono nel vederci assieme ed intercedono per noi presso il Padre. Per questo sul finale diciamo: “Adesso ci sei vicino in un modo diverso da prima ma infinitamente più vero e profondo di prima.”

Canto Il seme
Salmo 110
Preghiera di Famiglie in Cammino

Natale Colombo (Usmate). Riprendiamo il nostro incontro facendoci aiutare anche dal lavoro in corso sul libro Il miracolo dell’ospitalità. Lasciamo spazio alle testimonianze e su quanto ci è accaduto in questi ultimi tempi.

Don Giancarlo. Nel mese di marzo, durante il pellegrinaggio a Roma, avevamo tenuto un’assemblea che aveva come tema la gratuità. Il nostro testo, a un certo punto dice “ Dalle testimonianze mi è stato più chiaro che non sono capace di vivere la gratuità. Nelle azioni intraprese in cui mi vedo coinvolto, o in quello che mi capita, ho sempre delle ragioni che mi spingono a adottare diversi comportamenti. La gratuità è amore senza tornaconto e umanamente senza motivi, senza nessuna ragione, senza ragioni che l’intelligenza capisce e spiega, senza nessun diritto cui aderire” Quando ho capito il significato vero di queste parole mi sono sentito come un bambino che ha ancora tutto da imparare. Non per questo mi sono sentito umiliato. Me lo sono detto da discepolo, cioè come uno che avverte che la strada è lunga.
Vivere la dimensione della gratuità, cioè della grazia, è solo di Dio. Se apro il mio cuore a Dio, se sto nel solco che Lui mi indica, nel tempo imparerò. Questo mi dà speranza.
Albina di Roma, nel suo intervento ha detto: “La sofferenza viene normalmente censurata. Figuriamoci il dolore per la perdita di un figlio. Le difficoltà le incontro con gli amici più cari e con chi mi è vicino nell’ambiente lavorativo, quando mi rendo conto che non capiscono il mio dolore. All’inizio ho anche rifiutato di vederli, nonostante mi fossero molto cari. Quando si sta veramente male, si cerca aiuto. Noi lo abbiamo chiesto al nostro amico don Giorgio di Milano, e proprio nel giorno in cui lo abbiamo incontrato, abbiamo conosciuto Famiglie in Cammino. Pensando ai fatti occorsi in questi giorni a Madrid, mi sono accorta che si parla di tutto ma non della sofferenza dei madrileni. Si censura la causa del male e per questo non si fanno sorgere le domande più vere e profonde.Le domande vertono solo sulle cause del terrorismo quasi che, risolvendo questa questione, le centinaia di morti e feriti possano ritrovare la pace.
Il dolore non riusciamo ad affrontarlo da soli. L’amico don Paolo ci ha detto: “Ci sono piccoli luoghi nel mondo in cui si può fare esperienza che Cristo ha vinto la morte.” Questo ci ha fatto capire che, partendo da Cristo, l’umanità cambia. A me interessa andare fino in fondo a ciò e, per questo, affermo che Famiglie in Cammino e il mio gruppo di Fraternità sono per me dei punti luminosi. Desidererei che quanto è successo a me capitasse anche ad altri.
Ieri sera, quando abbiamo fatto la testimonianza ai seminaristi, ero commossa pensando che voi siete venuti a Roma per me. Questo è quello che vorrei comunicare alle persone che oggi non sono presenti. Abbiamo conosciuto diversi genitori. Non avrei mai creduto possibile che un genitore segnato dal dolore, andasse a cercare altri genitori che di norma si cerca di evitare. Il dono che abbiamo incontrato non possiamo tenerlo per noi.”
Io avevo chiuso l’assemblea dicendo che è vero che nella società ci sono, e si incontrano, luoghi paragonabili ad oasi nel deserto. Il mondo da’ l’impressione di essere impazzito perché sembra non aver più la voglia o la capacità di riconoscere ciò che è indispensabile a vivere. Spende le sue risorse per ciò che è marginale per la vita e per questo sta scivolando nel nichilismo. Famiglie in cammino, come altri gruppi, permettono di fare esperienza della vittoria sul male e , quindi, di rinascita. Vale la pena continuare. Cerchiamo di perseverare.
Nel nostro testo leggiamo l’affermazione di un ingegnere, amministratore delegato di una grossa azienda: “Leggere la polemica del “sabato” sui valori comuni aveva aperto alcune domande su di me: che cos’è il cristianesimo? Dopo che ho incontrato voi ho provato dolore e amarezza per come io avevo impostato la mia vita che, in nome di una generica dedizione agli ideali cristiani, aveva escluso Cristo. I giornali non riporteranno mai che Comunione e Liberazione, così come io lo capisco ora, è un movimento per la santità della persona, che ha il coraggio di piegare tutto a questo desiderio. Ciò che scandalizza nei vostri rapporti politici è che il criterio non è politico; sulla politica infatti ci si può mettere d’accordo con chiunque senza alcuna identità. Davanti alla vostra proposta ognuno deve rispondere per nome e non per l’etichetta che ha. Mi avevano insegnato che la vita è un Mistero, ma questo insegnamento era come se non contasse. Dopo che ho incontrato voi, non so dire esattamente cosa sia il Mistero, ma posso dire che io l’ho incontrato. Vi chiedo di accettarmi con voi per non perdere questo incontro. Vorrei iniziare a fare un po’ di apostolato nel mio ambiente di lavoro, ma sono così impacciato nell’iniziare che mi chiedo, dopo trent’anni di lavoro, che cosa abbia imparato a fare, visto che essere missionari è in fondo il significato del lavoro. Credo che dovrei iniziare nuovamente da zero; mi occorrono nuovi maestri. A questo livello non è sufficiente far carriera; occorre chi ti convince che un momento che stimi possa durare per sempre.”
Il segreto è appartenere. L’appartenenza a quei piccoli luoghi del mondo in cui si può fare esperienza che Cristo ha vinto la morte, piccoli luoghi paragonabili a oasi nel deserto. Quel piccolo luogo che è Famiglie in Cammino,da tredici anni,ricorda a tutti che quell’istante dura. Chi ha iniziato tredici anni fa è ancora qui.

Antonietta Lapescara (Busto A.). Dopo qualche anno dall’incidente di mio figlio, riordinando la camera e i cassetti, ho trovato degli scritti di Michele. E’ nata così l’idea di raccoglierli. Man mano passava il tempo, lo desideravo sempre più. Lo scorso anno, durante un viaggio in Russia, ho conosciuto Lidia, una professoressa cui ho raccontato quanto mi era accaduto e anche di questi scritti. Prima della fine del viaggio le chiesi di aiutarmi a riordinare il materiale che avevo trovato. Lidia acconsentì e, dopo il viaggio, ci siamo di nuovo incontrate. Quando lesse i pensieri di Michele mi incoraggiò a pubblicarli e mi ha aiutato fino alla realizzazione del libro. Si è coinvolta in questo progetto come se, da sempre, avesse conosciuto Michele.
Prima della pubblicazione ci sono sorti dei dubbi. Ci chiedevamo se Michele sarebbe stato contento e per farci guidare abbiamo invocato lo Spirito Santo. Don Giancarlo ci ha aiutato a pregare.
Il libro era già in stampa quando abbiamo trovato un quaderno dei compiti delle vacanze del 1986 con diverse poesie che siamo riusciti ad inserire. Altri scritti li abbiamo trovati dopo. Il libro è stato poi presentato nell’ Oratorio della Parrocchia dove Michele era cresciuto. C’è stata molta partecipazione e la sorpresa di un articolo pubblicato sulla Prealpina che è il giornale locale.
Lo scopo della pubblicazione è di far ricordare Michele a chi lo ha conosciuto, ma anche di offrire a tutti una testimonianza. Michele ha vissuto intensamente. Fino all’età di 20 anni è stato presente in Oratorio. Poi ha voluto fare altre esperienze. Il periodo in cui è rimasto legato affettivamente a una ragazza molto lontana dalla Chiesa, è stato molto tormentato.Tale rapporto si è concluso pochi mesi prima del suo incidente.
Dopo la presentazione del libro questa ragazza è venuta a trovarmi e mi ha detto che, dopo la morte di Michele, ha sentito il bisogno di una guida spirituale. Ora è sposata, ha un bambino e si sente in pace. Il cammino di questa ragazza mi ha riempito di tale gioia da volerla condividerla con voi.

Gino Varrà (Milano). Ieri sera siamo stati al Battesimo del bambino di Stefania, la secondogenita di Giorgio e Paola Macchi. L’atteggiamento iniziale era quello di chi pensava di partecipare ad una festicciola. Una volta presente al rito, durante l’omelia di don Pino, sono stato strappato dallo spirito festaiolo e proiettato in una dimensione più profonda.
Ho vissuto quel Sacramento come una passione. Alla fine del Battesimo molti dei partecipanti facevano a gara nel prendere in braccio il bambino; lo sentivamo come loro. Quello che più ci ha commosso è stato il leggere negli occhi di Stefania un’immensa felicità, come se quel bambino adottato lo avesse partorito lei. Quegli occhi sereni e felici erano un riconoscimento del dono ricevuto da Dio.La stessa gioia la vedevamo anche sui volti di Paola e di Giorgio. Li ringrazio per averci reso partecipi di questo dono.

Giorgio Macchi (Varese). Stefania, nostra figlia, ha avuto in adozione un bambino di pochi giorni, di nome Lorenzo. Noi, che abbiamo vissuto la croce dopo l’ uccisione di Lidia, ora riusciamo a intravedere la resurrezione con più chiarezza.
Diciotto anni fa è nato Alberto. Dopo qualche mese mi hanno ucciso Lidia. Oggi Alberto è un ragazzo che sta crescendo bene. Stefania, sposata da cinque anni, non riusciva ad avere un figlio suo e viveva una condizione di sofferenza, soprattutto se paragonata agli amici che di figli ne hanno tre o quattro.
Recentemente, con un gruppo di amici, abbiamo fatto un viaggio in Brasile e abbiamo visitato il santuario della Madonna Aparecida tra S.Paolo e Belo Horizzonte. Mentre con la cinepresa facevo il turista e cercavo di riprendere la statua della Madonna da varie angolature, Don Danilo, il sacerdote del gruppo, mi ha invitato a pregare e ad affidarmi alla Madonna.
Il giorno seguente al nostro rientro, Stefania è stata chiamata in tribunale per l’adozione. Sembrava incredula, impaurita e titubante. Era anche nervosa e, senza volerlo, abbiamo avuto una piccola discussione. Nell’occasione l’ho invitata ad affidarsi a questa Madonna. Guardando ora, gli amici di Famiglie in Cammino, abbiamo capito che per noi la Resurrezione si compie dentro la gioia per l’arrivo di questo bambino, Lorenzo, che fa di noi dei nonni felici.
Ciò che ci ha sorpresi durante il lungo viaggio, e specialmente in Amazzonia, è stato innanzi tutto il verificare quante persone o gruppi aiutano i missionari. Alcune famiglie, anche di amici che frequentano il nostro gruppo, hanno contribuito alla costruzione di scuole o di asili in nome dei propri figli deceduti. E’ molto importante perché il futuro di questi Paesi è strettamente legato all’educazione della gioventù. Nella scuola agricola di Manaus, ad esempio, ci sono circa 350 ragazzi provenienti dalle più varie realtà, soprattutto dalla foresta, che vengono educati allo studio o al lavoro. Abbiamo visto che il dolore non è solo pianto ma un fatto che genera realtà positive.

Nazzareno Pulitano (Tradate). Vorrei comunicarvi la mia gioia per gli avvenimenti che si stanno verificandosi nella mia parrocchia. Sabato prossimo ci saranno le ordinazioni sacerdotali di due ragazzi che conosco da lungo tempo. La potenza dello Spirito Santo non abbandona mai nessuno. La lettura dei Salmi mi è sempre di aiuto e posso dire che, se Cristo ci da’ la croce, è perché ci ama. Non ci abbandona mai.

Zanoletti. Quando è morto mio figlio Luca abbiamo scelto di aiutare le missioni. Anche a lui è stata dedicata l’aula di un asilo nel Sudan meridionale, nella zona in cui, da più di 20 anni, sono in corso continui conflitti tra cristiani e musulmani. Nella classe di Luca c’erano dei musulmani e, nonostante diffidenza di molti, Luca era loro amico.Questo legame, oggi, lo leggo come un segno. Quando abbiamo inviato le offerte ai missionari comboniani non sapevamo dove sarebbero state destinate. Il sapere che, in un asilo del Sudan, c’è un’aula dedicata a nostro figlio lo leggiamo come un filo di amore che continua la sua vita.
Quando Luca ha avuto l’incidente, prima che arrivassero i soccorsi, è trascorsa un’ora. Era quasi buio ed a me sembrava di morire. Improvvisamente ho visto comparire una figura vestita di bianco con una croce al collo che ha abbracciato me e Luca. Poi questo signore è scomparso e non sapevo più chi fosse. Durante un pellegrinaggio ad un Santuario ho scoperto che questa persona si chiamava Oscar. Quando l’abbiamo conosciuto ci ha raccontato che egli, quella sera, passava dal luogo dell’incidente per puro caso e si è sentito spinto a portarci conforto.Al funerale di Luca erano presenti anche i suoi compagni musulmani che pregavano con il Corano. In tanto dolore queste sono state le cose positive che abbiamo potuto cogliere.

Matteo Lapescara (Busto). Per me Famiglie in Cammino rappresenta una grande carica. Mia moglie ed io siamo responsabili di un gruppo parrocchiale. Questa sera siete tutti invitati alla cena.

Don Giancarlo. Prima dell’intervallo facciamo una sintesi di ciò che è emerso oggi.
Dopo i vostri interventi credo di poter affermare che il caso non esiste. Ciò lo capisce chi ha avuto la grazia dell’incontro con Cristo vivente e operante nelle circostante della vita e della storia. <personalmente sento compassione per quegli uomini che, non avendo la Fede come chiave di lettura della realtà, subiscono passivamente la vita e le circostanze. Per loro esiste il caso. Per loro la parola destino, anziché essere caricata di bellezza e di promessa, diventa sinonimo di una prova interpretata come castigo.
Come è diverso lo sguardo che abbiamo avvertito in alcune testimonianze. L’uomo investito dalla luce della Fede sa che tutto ciò che accade è guidato dalla Provvidenza, la presenza di Cristo risorto sulle cui mosse, però, non ci si può sintonizzare a priori. Tale presenza parla e fa capire attraverso la compagnia della Chiesa ciò che sta oltre la soglia del comprensibile. Allora accade il miracolo che permette di giudicare gli avvenimenti della vita in un’ottica provvidenziale. Questo ci sta educando al desiderio di capire sempre più a fondo il filo conduttore di tutto. Più passano gli anni più è chiaro il percorso della nostra vita.
Qualche settimana fa sono andato dall’amico Armando Bonicalzi perché mi occorrevano delle piastrelle. Facendo con lui il giro del magazzino della sua ditta ho potuto notare dei vani bagno e doccia costruiti con le pietre più disparate e da diverse e bellissime tonalità di colore.Camminando mi ha confidato una riflessione che mi ha molto colpito: “Mia figlia che era architetto e stava iniziando a lavorare in azienda possedeva una genialità che io non ho. A distanza di alcuni anni dalla sua perdita mi accorgo di aver acquisito qualcosa della sua sensibilità e, ogni tanto, ho delle ispirazioni che mi danno la certezza della sua vicinanza ispiratrice. Io, passando in mezzo a queste pietre la rivedo, la penso e la ringrazio. E questo poi mi rilancia...
Rimanendo fedeli alla Presenza buona ci accorgiamo che la vita è una vocazione, una chiamata continua. Ripetendo il sì della chiamata la vita acquisisce uno stile e un metodo. Si diventa più umani e più liberi.

Anna Rimoldi (Busto A.). Con mio marito sono stata a Roma per la canonizzazione della Beata Gianna Beretta Molla. Per noi questa Santa è un punto di riferimento importante. L’abbiamo conosciuta quando era ancora “ beata”.
La domenica prima che morisse nostra figlia eravamo andati sulla sua tomba a pregare e nel frattempo era arrivato lì il marito con l’ultima figlia. Abbiamo parlato con lui e poi lo abbiamo incontrato altre volte, anche come gruppo di Famiglie in Cammino. Gli abbiamo fatto un’intervista chiedendo di parlarci dell’esperienza di genitore che aveva perso una figlia. Dopo tre anni dalla morte della moglie aveva, infatti, perso Mariolina, una bambina di cinque anni circa..
Aver partecipato a questa cerimonia è stato molto commovente soprattutto nel momento in cui i tre figli hanno portato all’altare la reliquia della loro mamma, tenuta in mano da Gianna, l’ultima nata. Lì mi è divenuto evidente che il disegno del Signore va visti molto alla lontana. Questo uomo che, dopo sei anni di matrimonio, rimane vedovo con quattro figli, certamente non poteva immaginare questo sviluppo della sua vicenda. Sua moglie aveva vissuto una vita di consegna al Signore e di ricerca della Sua volontà. Adesso lei è un segno per tanti nel mondo, è un esempio di amore.
Giorgio Targa ci aveva chiesto se era possibile, per il nostro gruppo, un incontro con il marito. L’incontro con lui non è possibile, nonostante sia ancora lucido. I famigliari hanno dato la loro disponibilità qualora lo volessimo. Ci sarebbe la possibilità di celebrare la Messa nella cappella della famiglia aperta nella vecchia parrocchia di Mesero dove la Santa sarà trasferita dal cimitero.

Don Giancarlo. Ricordo a tutti, me compreso, l’importanza di approfondire il testo. Il lavorare su di noi deve avere come ancoraggio a una parola vera.
Il nostro testo, a un certo punto dice “Tra noi c’è una ricchezza che desta in noi un’irrequietezza divina, buona, sacrosanta; non abbiamo paura di seguire. Ricordiamoci che tutto può accadere. Se accade, la prima cosa a cui siamo debitori è alla grazia che ci ha fatti incontrare”.
I volti,le testimonianze e i giudizi ascoltati ci hanno permesso di capire anche oggi che qualcuno è più avanti di noi. Lì dobbiamo attingere e, alla sequela di quei contenuti, ci dobbiamo muovere. Il seguire dà la certezza di non essere soli. L’amore di Dio è su ciascuno di noi. Attraverso l’appartenenza a Famiglie in Cammino, nessuno di noi deve sentirsi abbandonato.
Affidarsi è l’esperienza più liberante. Ci si affida a qualcuno perché non si è risolti dentro. Non possiamo censurare o relegare ai margini della vita l’irrequietezza divina di cui ci parla il testo. Il punto sicuro e fermo è il Signore che da’ sicurezza.
Nulla va perso di ciò che è stato seminato. E’ solo questione di pazienza. Il tempo è maestro di verità perché la pazienza misura la modalità con cui il singolo sta dentro la sua storia. Il tempo di Dio è al di fuori della nostra misura. La pazienza ci educa a riconoscerlo, ad attenderlo e a domandarlo.
Un giovane di 28 anni della mia parrocchia non frequentava più la Chiesa dal tempo della Cresima e manteneva un pessimo stile di vita. E’ stato invitato da alcuni suoi conoscenti a fare un pellegrinaggio in Puglia. Durante una processione è stato incaricato di portare una statua di Gesù Bambino. Ad un certo punto si è sentito tramortire, è svenuto ed è caduto a terra. Tornato a casa ha iniziato a pregare, è ritornato a Messa, si è confessato.
Nella pazienza del tempo i semi che sembravano persi si risvegliano e diventano occasione di risurrezione e di cambiamento. La condizione è l’accettazione delle prove chiedendo aiuto allo Spirito Santo perché renda capaci di perseverare in esse.
Nel tempo si costruisce. La testimonianza di Giorgio ne è documentazione e conferma. La morte biologica può diventare un potente trampolino di lancio per una vita diversa che rivitalizza il mondo

Natale Colombo (Usmate). Anche quest’anno saremo presenti con uno stand al Meeting di Rimini che ha come titolo: “Il nostro progresso non consiste nel presumere di essere arrivati ma di tendere continuamente alla meta”. Invito tutti quelli che possono a parteciparvi e a mettersi al servizio per coprire i turni. Chi avesse delle pubblicazioni riguardanti la vita o le riflessioni dei loro figli può presentarle presso il nostro stand.
Domenica 27 giugno andremo in pellegrinaggio al Sacro Monte di Varese. La proposta è quella di un picnic a mezzogiorno, la salita meditativa e la S. Messa nel pomeriggio.
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