Milano, novembre 2013
LA TESTIMONIANZA DI GIULIA, RAGAZZINA CHE HA INCONTRATO L’AMORE DEL SIGNORE
NATALE: L’occasione per la tematica di questo incontro ci è stata offerta da Roberto, che ha invitato gli amici Sara e Antonio per una testimonianza. L’intento nostro è quello di essere sempre attenti e vigili soprattutto verso ciò che a mano a mano incontriamo. Prima di iniziare ricordiamo nella preghiera i nostri amici che non possono partecipare a questo incontro perché malati.
DON GIANCARLO: Prima però del gesto di orazione e di supplica, vorrei inquadrare la testimonianza perché il lavoro che ci siamo chiesti, non è quello di preparare una testimonianza, ma è quello di lavorare sull’enciclica “Lumen Fidei”.
Se non c’è questo lavoro di meditazione, di ascolto, di assimilazione delle categorie culturali che poi l’esperienza verifica e conferma, noi saremmo destinati a vivere di fragili emozioni. La nostra è una posizione adulta, quella matura del cattolico, che è quella del discernimento ragionevole, non emotivo. Non perché l’emozione sia uno sbaglio; senza di essa non avremmo l’affettività in azione. Oggi siamo in un’epoca “misera” in cui, quale estrema espressione dell’Illuminismo razionalista è emerso un razionalismo “sbrindellato” che non crede più nel valore della ragione e mette tutto sull’onda dell’emozione. Ci viene chiesto di lottare contro la dittatura del relativismo, che papa Benedetto XVI ha spesso stigmatizzato. Dove c’è la menzogna, dove c’è l’inganno c’è l’illusione e quando l’inganno si manifesta subentra la delusione e con essa il vuoto. Se noi oggi non continuiamo a vivere questa serietà di approccio ai testi, saremo sempre esposti alla fragilità di un Io che oscilla perché farà sempre fatica dove non interviene il giudizio della ragione: ci sono testi in cui la dottrina formalizza l’esperienza cogliendo alla luce della parola di Dio ciò che vale perennemente per noi; ci tende alla speranza quando tutte le speranze sembrano crollare. E’ necessaria una Fede adulta. E’ il caso di Abramo, di cui parla la “Lumen Fidei” al capitolo primo. La grande figura del Patriarca Abramo è il Padre della Fede riconosciuto da ebrei, da cristiani e da islamici. Abramo si è mosso sulla promessa del centuplo. E’ il rischio più irrazionale: se tu mi darai fiducia e mi seguirai, non ti dico dove ti porterò; ti farò capostipite di un popolo che sarà più numeroso delle stelle del cielo. Abramo si è fidato e ha continuato a fidarsi, anche quando Dio gli ha chiesto il sacrificio del figlio Isacco. Questo è l’orizzonte della fede: fidarsi di Dio. L’uomo fedele è colui che crede a Dio che promette. Il Dio fedele è colui che concede all’uomo ciò che ha promesso. Dio, e Gesù l’ha ribadito, ha talmente amato l’uomo da mandare il Suo Figlio Unigenito perché gli uomini abbiano la vita e l’abbiano in sovrabbondanza.
NATALE: Dopo questa puntualizzazione di don Giancarlo, chiedo a Roberto di presentarci Sara e Antonio.
ROBERTO: Ho invitato in particolare Antonio, che ho conosciuto per ragioni di lavoro e con cui mi sono trovato sempre bene, perché al momento della morte di mio figlio ha condiviso con me la sofferenza. Quando poi mi ha parlato della grave malattia di sua figlia Giulia ho condiviso con lui il suo dolore. Gli ho chiesto di venire con sua moglie Sara a parlarci della testimonianza che sua figlia ha lasciato prima di morire.
ANTONIO (papà di Giulia): Innanzitutto un grazie per questo invito che ci fa sentire in cammino con nostra figlia. Noi siamo genitori di Giulia ma anche di Davide che oggi ha undici anni. Innanzitutto la vera testimonianza è quella di nostra figlia. Siamo solo semplicemente testimoni e possiamo solo testimoniare quello che è il nostro vissuto con l’esperienza che Giulia ci ha fatto vivere. Vedremo di conseguenza un filmato di mezz’ora, che in tutta semplicità è nato perché Giulia aveva già in sé la coscienza di essere una testimone; aveva deciso quindi di scrivere un libro sulla sua esperienza. Parliamo di una ragazza che da due anni aveva vissuto l’esperienza di un tumore, un sarcoma, e che era ben visibile nel fisico. Nel timore di non poter completare questo suo sogno di poter scrivere questo libro,” Un gancio in mezzo al cielo”, nell’estate del 2011, esattamente due mesi prima che Giulia partisse per il cielo, insieme ad una giornalista si è pensato di fare una ripresa con delle domande che la giornalista poneva, che grosso modo corrispondono ai capitoli del libro che Giulia aveva già per buona parte preparato. Vedendo e rivedendo questo filmato ci è apparso in modo molto chiaro la sua grande capacità di andare oltre, con cui ci ha lasciato qualcosa di indimenticabile. Lasciamo la parola a Giulia che è la cosa migliore. Rivedendo questo filmato , non si può dire altro che è gioia, trasmette gioia.
GIULIA: Mi chiamo Giulia ho quattordici anni e sono nata il 3 marzo 1997 a Bergamo. Vorrei parlarvi della mia storia. Sono due anni che sto curandomi in una struttura ospedaliera della mia città poiché ho sviluppato un sarcoma sulla mano sinistra. E’ stato scoperto improvvisamente osservando la mia mano sinistra più gonfia dell’altra.
Domanda: C’è una canzone di Claudio Baglioni “Strada facendo” cantata nella versione di Laura Pausini, che ti trasmette emozioni. Che ne dici?
GIULIA: Questa canzone afferma che strada facendo vedrai che non sei più sola. Mi dice: “ Vai avanti, vedrai che ce la fai e strada facendo troverai anche tu un gancio in mezzo al cielo”.
Domanda: Parlami del tuo giardino magico.
Giulia: In un’avventura che ho raccontato, c’è un giardino perfetto proprio come era stata la mia vita. Ho avuto una famiglia perfetta, la possibilità di studiare, tanti amici; era proprio una bella vita quella che conducevo , proprio come il giardino che ho descritto. Solo che a un certo punto qualcosa cambia tutto da un giorno all’altro e questo Eden diventa una sorta di Ade degli antichi greci: da lì la vita diventa più dura, piena di sofferenza.
Domanda: Ecco, tu parli così serenamente della tua malattia, ma certe volte non ti fa paura?
GIULIA: Io penso di no, almeno io parlo della mia esperienza. A me parlarne fa proprio bene, a parte che a me piace parlare e parlando voglio sfogarmi per buttar fuori tutte le emozioni e poi anche per sensibilizzare altre persone.
Domanda: Domani sosterrai l’esame di terza media, i tuoi voti sono eccellenti e dovrai svolgere una tesina che è un po’ particolare. Parla degli orrori delle grandi guerre in particolar modo della seconda guerra mondiale e della Shoah.
Giulia: Io ho voluto approfondire questo argomento proprio per il fatto che le persone non devono dimenticare ciò che è avvenuto in quegli anni, perché non debba più succedere. Poi scrivendo la tesina e lavorandoci sopra, pagina dopo pagina, mi sono immedesimata sempre di più in quello che stavo scrivendo: parlava di me, della mia sofferenza.
Domanda: C’è un quadro di Picasso: Guernica …
Giulia: Appunto. In questo quadro, Guernica di Picasso, mi ha colpito in modo particolare la spada spezzata unita al fiore della speranza, perché a Guernica gli abitanti sono stati presi all’improvviso e non hanno avuto il tempo di combattere con le armi: erano impotenti e questo è quello che è successo a me con la malattia che è esplosa di botto e non ho potuto fare niente altro. In questo quadro oltre alla spada vi è un fiore e questo fiore simboleggia la speranza in un futuro migliore; la mia speranza è che in futuro si possa capire la causa di certe malattie, perché siano prevenute e curate in una maniera meno dolorosa.
Domanda: Parliamo un po’ della tua “scuola in pigiama” che è una realtà poco conosciuta.
Giulia: E’ una scuola che ha sede negli Ospedali Riuniti di Bergamo. E’ una scuola particolare, magica, perché oltre a istruire si instaura uno speciale rapporto umano tra studente e docente, che ti fa crescere e ti aiuta nelle emozioni di paziente.
Domanda: Dimmi che cosa è per te l’amore.
Giulia: L’amore è il più grande sentimento che esiste su questa terra perché racchiude altri sentimenti. E’ tutto in uno. Tutto sta nell’amore. Io faccio un pensiero d’amore, faccio un gesto d’amore, provo tanta allegria. E guarda caso, anche Dio si chiama Dio Amore. Tutto si ricollega all’amore. Direi che Amore è sinonimo di Dio, Dio Signore, Papà. E’ l’amore che dà la vita.
Domanda: Poi c’è la Madonna, ti senti sempre vicina all’amore della Madonna?
Giulia: Mi sono inventata una particolare immagine della Madonna a Medjugorie. E’ come se continuasse a soffiare in un palloncino: soffia amore e questo palloncino diventa tanto grande che scoppia, scoppia perché non riesce a contenere tutto l’Amore della Madonna; questo Amore si spande dappertutto e va a colmare ogni mancanza del nostro cuore. Tutti vanno a Medjugorie perché manca loro qualcosa. E’ bellissimo vedere quanta preghiera c’è, quante persone si rivolgono al Signore e dicono grazie per quello che fai per me.
Domanda: E’ grande l’Amore di Dio, ma anche quello di mamma e papà.
Giulia: Non riesco a trovare un’immagine che dica quanto è grande l’amore di mamma e papà. Mi viene in mente il palloncino della Madonna che soffia amore. Anche il loro palloncino a forza di soffiarci dentro finisce per esplodere. E poi c’è Davide, il mio fratellino che ama giocare a calcio; ha compiuto nove anni. Anche lui ci ha aiutati davvero tanto; non è facile per un bambino di questa età accettare che i genitori non siano concentrati su di lui, ma sulla mia malattia. I miei genitori sono stati bravi, non gli hanno fatto mancare affetto e si è dimostrato un ragazzino all’altezza della situazione. Ha capito che io avevo bisogno più di lui; infatti quando io sto male prende e se ne va dalla nonna, lasciandomi tutte le attenzioni di mamma e papà. E’ un bambino molto maturo e ci sta aiutando tanto.
Domanda: Hai anche una cugina.
Giulia: Sì, Marina. Abita nel mio stesso caseggiato. La cuginetta Camilla è però la mia preferita. Una mattina è andata alla scuola materna. Siccome prima di iniziare le attività si fa sempre un momento di preghiera, un giorno è sbottata dicendo: “Ma perché qui non si prega per mia cugina Giulia che è malata?”. Da allora la maestra fa recitare una preghiera per me. Da quel giorno tutti i bambini pregano per me. Un gesto bellissimo!”.
Domanda: Ci puoi parlare di quello che ha rappresentato per te la Cresima?
Giulia: Mi sono rimaste impresse le parole che don Luigi ci ha detto: “Quando riceverete lo Spirito Santo, anche voi dovreste fare come gli Apostoli: essere al servizio del Signore, fare la sua volontà”. Io mi sono chiesta cosa potevo fare per mettermi al servizio del Signore. E di lì a due mesi si è presentata la malattia. Ecco, sto vivendo la malattia con l’impegno di una ha ricevuto la Cresima, mettendosi al servizio del Signore”.
Domanda: Parlaci di quando ti sei messa in preghiera con i bambini ammalati dell’Ospedale. So che è uno dei tuoi sogni.
Giulia: Io amo in modo speciale i bambini malati dell’Ospedale. Insieme a don Luigi abbiamo organizzato alla Madonna dei Campi di Stezzano due bei momenti di preghiera. La prima volta in prossimità del Natale nel giorno di Santa Lucia. Abbiamo animato un’adorazione eucaristica con dei canti. Poi abbiamo letto le preghiere dei bambini. E’ stata una cosa bellissima vedere tanti bambini che vi hanno partecipato con gioia. L’abbiamo ripetuta anche il giorno delle Palme: è stata speciale anche quella volta. Il mio desiderio più grande è quello di poter realizzare un gruppo di preghiera di soli giovani che pregano per i bambini che soffrono in Ospedale.
Domanda: Ora parlaci di Chiara, la tua migliore amica.
Giulia: Chiara è tutto per me. Abbiamo insieme fatto asilo, elementari, medie e le vacanze. Abbiamo sempre condiviso tutto e la nostra amicizia sarà per sempre. Anche lei si chiama Chiara, come Chiara Luce. Sembra una coincidenza, ma io non credo alle coincidenze bensì ai segni. C’è una bellissima canzone che dice: “Corri, corri, accanto a me, vai avanti; non temere”. Chiara Luce Badano mi sta aiutando moltissimo. Anche lei ha avuto vent’anni fa un sarcoma. Solo che lei è Beata e ha saputo abbandonarsi alla volontà del Signore; era convinta che Dio le voleva bene e questo le bastava. Questa ragazza, come dico sempre, è la stella cometa che mi porta diritto verso il Signore. Lei è morta però ha saputo vivere questa esperienza in modo luminoso, e per me è di grande esempio.
Domanda: Anche tu hai vissuto momenti terribili. Non ti sei mai sentita abbandonata dal Signore?
Giulia: “Sì. Ho avuto momenti molto duri specialmente nel periodo in cui ho avuto una reazione di insofferenza ad un farmaco: ero arrabbiata. Dicevo al Signore: “Tu che dici di essere sempre con noi, puoi alleviarci qualche dolore? Tu che fai miracoli, perché non mi levi questi dolori ? Sto male, sto malissimo, non ce la faccio più, perché non mi fai niente, perché stai a guardare? “.
Domanda: Ma non sarà come nella poesia dell’anonimo brasiliano? “Ho sognato che camminavo in riva al mare con il mio Signore e rivedevo sullo schermo del cielo tutti i giorni della mia vita passata. E per ogni giorno trascorso apparivano sulla sabbia due orme: le mie e quelle del Signore. Ma in alcuni tratti ho visto una sola orma proprio nei giorni più difficili della mia vita. Allora ho detto: “Signore, io ho scelto di vivere con te e tu mi avevi promesso che saresti stato sempre con me. Perché mi hai lasciato solo proprio nei momenti più difficili?”. E lui mi ha risposto: “Figlio, tu lo sai che ti amo e non ti ho abbandonato mai: i giorni nei quali c’è soltanto un’orma sulla sabbia, sono proprio quelli in cui ti ho tenuto in braccio”.
Giulia: “No, no” dicevo tra me. “Se il Signore mi avesse tenuto in braccio io l’avrei sentito, avrei avvertito il suo calore, il suo affetto”. Invece mi sbagliavo e ne ho avuto la conferma quando sono andata in pellegrinaggio alla Basilica di Sant’Antonio. Vi ero entrata in lacrime e con una tensione assurda. Una signora mi si è avvicinata, fino ad allora mai vista, mai conosciuta, e ha messo la sua mano sopra la mia, quella malata, che in quel momento non era fasciata. Voleva dirmi incoraggiandomi: “Dai, vai avanti che ce la fai!”. Credo che il Signore abbia voluto parlarmi attraverso questa signora.
Domanda : Tu sei capace anche di sdrammatizzare. Dici che alcune volte bisogna anche riderci sopra.
Giulia: E’ molto importante, perché se continuo a pensare alla mia malattia sto male. Devi invece pensare che è andata come è andata. Mi godo questo momento e penso solo a stare meglio e a vivere così. Ciò che mi spinge ad andare avanti è l’incoraggiamento che trovo attorno a me.
Domanda: Parlami dei tuoi medici. Tu dici sempre che sono supereroi.
Giulia: Sì, sono dei supereroi perché, se ci fate caso, non c’è differenza fra un medico e un supereroe. Tutti i giorni salvano la vita a delle persone a loro sconosciute con le loro armi che sono le medicine.
Domanda: C’è un messaggio che tu vuoi trasmettere ai giovani?
Giulia: Sì, ne conosco tanti anch’io, anche se dopo la Cresima spariscono. Pensano di essere autonomi, di non avere più bisogno di Dio. Stanno facendo una sorta di caccia al tesoro, senza il tesoro. Io quando sarò guarita, se guarirò, vorrei fare qualcosa per i giovani che non hanno conosciuto l’amore del Signore e creare un gruppo di preghiera. Io sono felice con tutte le persone che mi stanno vicino e devo dire grazie. Anche la mia migliore amica Chiara è ok. Quando eravamo bambine ci divertivamo a scambiarci le scarpe facendo impazzire i nostri genitori. Anche durante la mia malattia mi ha sempre aiutata. E sono felice perché ora fra me e Chiara esiste anche un altro legame che unisce le nostre famiglie: siamo una sola famiglia. Oltre a Chiara vi è Emanuela, la mamma di Chiara che è una dottoressa che mi aiuta in ospedale. A tutte queste persone non posso che dire grazie, grazie, grazie. Purtroppo non posso dire di più.
Domanda: So che tu chiedi al Signore la grazia.
Giulia: Non sempre. Ci sono giorni in cui dico: “Sia fatta la tua volontà!”. Oggi no, vado un po’ a umore diciamo, però devo essere sincera: mi domando spesso come sarà la vita nell’Aldilà, cosa potrebbe succedere alla mia famiglia se io dovessi partire per questo viaggio.
ANTONIO (papà di Giulia): Giulia ha avuto la grande capacità di avvicinarmi a Dio che sotto l’aspetto di un papà. Mi ha insegnato veramente la preghiera della confidenza con il Signore. Mi diceva che noi sentiamo il Signore lontano, perché abbiamo in mente solo il Padre Nostro che fisicamente è nei cieli, non il Padre Nostro che Gesù ci ha insegnato come amore. Dobbiamo saper parlare con il Signore. Giulia è stata capace di coinvolgermi e di trasmettere quella grande gioia, quell’entusiasmo, quella grande Fede che non è fine a se stessa. Tante volte noi abbiamo tantissimi sentimenti, ma la difficoltà maggiore è quella di comunicarli agli altri. Giulia, benché fosse una ragazzina di quattordici anni, ha saputo coinvolgere noi e tanti altri con il suo vissuto, evitando a causa della malattia di isolarsi. Anche quando era una malata terminale era invece una sorta di porto di mare: c’era una viavai di persone. Giulia ci ha insegnato che la nostra vita va vissuta sino in fondo: questo per noi è una cosa bellissima.
Sara (mamma di Giulia): In alcune circostanze evitava di prendere dei farmaci che, addormentandola, le avrebbero impedito di comunicare. Era in grado di capire quale medicina andava meglio a seconda dei dolori; ci invitava a volte a recitare con lei il Rosario, perché, diceva, “questo è un dolore da Rosario”. Quando di notte non riusciva a dormire, pensava all’amore di Dio. Mi ricordo che quando andava alle elementari, le ho raccomandato di non fare mai agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te. E lei di rimando: “Mamma, ti ricordi che frase mi hai detto? Io non solo ho cercato di non fare agli altri ciò che non volevo fosse fatto a me, anzi l’ho ribaltata: ho cercato di fare agli altri quello che sarebbe piaciuto fosse fatto a me ”. Giulia faceva tesoro di ogni insegnamento che le davamo. Quando ha fatto la Cresima, quel domandarsi cosa posso fare per il Signore, era espressione di un cammino di fede che lei stava facendo.
ANTONIO: Come mi ha insegnato Giulia, per me la Fede è abbandonarsi alla volontà di Dio. Noi genitori abbiamo ovviamente accettato nostra figlia con la sua malattia; Giulia con la sua grande capacità di capire, l’ha accolta.
NATALE: E’ evidente che il Signore l’ha portata ad un punto di Grazia: una ragazzina di tredici anni da sola non può raggiungere tali pensieri, un tale vissuto di fede.
DON GIANCARLO: Mi rifaccio a una frase del teologo Guardini . Nell’ esperienza di un grande amore tutto diventa avvenimento: c’è una trasfigurazione della realtà. Il contenuto dell’amore diventa Dio, la sua presenza amore. Giulia è espressione di questo Amore, che viene verso di te e ti trasforma. Rende possibile la profondità, la pertinenza nel modo di vagliare la realtà e di riportare tutto all’essenziale a tredici anni!
SARA: Alcuni giorni dopo la realizzazione di questo filmato, Giulia ci ha detto come avrebbe voluto essere vestita per la partenza per il Cielo. Vi dico solo una cosa perché è molto carina: voleva essere senza scarpe per poter sentire sotto ai piedi quanto il Paradiso sia soffice. Voleva sentire le nuvole, perché lei lo immaginava come i film dell’era glaciale. Chi ha bambini piccoli forse lo sa. Il giorno in cui è partita per il Cielo è stato un giorno normalissimo. La mattina era solita fare un paio di ore di medicazioni; quando aveva dolori cantava, modulando la voce all’intensità del dolore. Così fece anche quella mattina. Nel pomeriggio sono venuti a trovarla il medico, l’infermiera, i soliti amici e verso sera è venuto il sacerdote, che le ha impartito la Comunione. Giulia ha voluto che l’ostia fosse intera, malgrado la sua difficoltà di deglutizione. “Tu me la dai intera” disse rivolto al sacerdote, che voleva darle solo un pezzettino. “Ci penserà Gesù, non è compito tuo quello. Tu fai quello che devi fare nel migliore dei modi, poi c’è qualcun altro che ci pensa” . Giulia recitava sempre la preghiera di Santa Faustina Kowalska; questa volta ha voluto che fossi io a recitarla, perché lei trovava difficoltà a parlare. Nel frattempo mio figlio Davide e mio marito Antonio erano andatati in soggiorno per assistere tramite TV alla Via Crucis della G.M.G. Verso il termine della trasmissione io vedo Giulia che con gli occhi chiusi fa tre segni con la testa e con il labiale, ma la voce non si sentiva; la guardo e a questo punto apre gli occhi, si gira verso di me dicendo: “Mamma è tutto rotto” e ha quindi recitato l’Ave Maria. Capisco quello che mi ha voluto dire, ma una mamma non lo accetta. Con me era presente la nonna e la dottoressa; abbiamo quindi pensato di pregare. Mi è venuta in mente la Coroncina del Rosario che Giulia aveva scritto sul diario. Non ho avuto il tempo di aprire il diario, che Giulia ha fatto tre respiri. Subito la dottoressa mi ha detto: “Abbracciala, abbracciala!” L’abbiamo abbracciata. Sull’uscio è apparso Davide e come il papà l’ha abbracciata; così Giulia è spirata.
MARIA ROSA: Questo messaggio di Giulia voi lo state trasmettendo come segno di speranza per tante altre persone.
ANTONIO: A tutti coloro che ce lo chiedono, perché la capacità di Giulia di trasmettere questo grande tam tam, riesce a farlo anche grazie al suo libro che ha avuto successo; tutti desiderano conoscere Giulia.
NATALE: Vuoi spiegarci la Coroncina, di cui Sara ha accennato?
ANTONIO: Prima del libro Giulia ha scritto questa coroncina perché lei pensava che non si ringraziasse a sufficienza il Signore. Quando recitiamo delle preghiere, l’Ave Maria, il Padre Nostro ecc. c’è sempre una richiesta “Dacci oggi il nostro pane quotidiano, prega per noi”. Lei voleva un puro ringraziamento e basta: le sarebbe piaciuto fosse recitato con la corona del Rosario. Si è quindi messa ad elencare tutti i motivi per cui noi dobbiamo ringraziare il Signore; poi ha creato una preghiera iniziale e una parte corale dove si sostituisce l’Ave Maria, il Padre Nostro con preghiere di ringraziamento. La parte finale l’ha dettata il giorno prima della sua partenza per il Cielo; ringrazia per la salute dell’anima. Ai primi di agosto Giulia aveva incontrato un pittore bergamasco, al quale ha chiesto di dipingerle un quadro con Gesù e la Madonna. Un quadro sereno, ha raccomandato, perché , lei spiega, noi li preghiamo ringraziandoli. Chiese anche che vi fosse una bambina che corre a braccia aperte per essere accolta. Non voleva ombre in primo piano, perché, diceva, la luce viene dal Signore.
Natale: E’ stato un pomeriggio intenso, ricco e sicuramente noi porteremo a casa qualcosa che conserveremo nel nostro cuore; è l’intento di ognuno di noi perché il fatto di ritrovarci costantemente, è, come suggeriva Giulia, quello dell’amore verso Gesù Cristo al di là di tutto.
DON GIANCARLO: Quest’anno nel direttivo si è fatta questa scelta. Il lavoro da preparare e poi da mettere in comune, quando mensilmente ci diamo appuntamento, è quello personale sull’enciclica “Lumen Fidei” che vogliamo conoscere e assimilare. Questo lavoro sarà favorito, come è accaduto oggi, da testimoni. in questa enciclica sentite cosa dice il Papa: “La luce di Dio brilla (sta parlando del cammino di Israele) per Israele attraverso la memoria dei fatti operati dal Signore ricordati e confessati nel culto trasmesso dai genitori ai figli. Impariamo così che la luce portata dalla Fede è legata al racconto concreto della vita, al ricordo grato dei benefici di Dio, del compiersi progressivo delle sue promesse”. E’ accaduto anche oggi. Non solo. Oggi creiamo dentro di noi e attorno a noi, con la testimonianza e la comunicazione, delle premesse perché anche attraverso di noi, e non solo, sia possibile arrivare a Gesù il Signore che salva, anche nei cuori appiattiti, più devastati; ma proprio per questo maggiormente bisognosi di una r









