In alto arriva, dirompente e attonito
il grido in molti, ad implorar l’Altissimo.
Ma quale colpa in mè, per questo monito!
Ma cosa ho fatto, per soffrir tantissimo!
E’ la voce che sprigiona il cuore affranto,
haìmè, d’un gran dolore dentro al petto.
Persone come mè, che soffron tanto,
ma nulla posson far, questo l’ammetto!
Legate come anelli a una catena,
di un giogo molto duro da portare.
Ma qual prigion può dare tanta pena?
Ma quale affanno, può riempire il mare,
di lacrime versate a più non posso ,
d’allontanar da me la mia creatura?
Signore, fa che giunga almeno adesso,
un Tuo alleviar in mè, da quest’arsura.
Affranti e sconsolati o mio Signore,
a Te affidiamo sopra ad un altare,
il nostro sacrificio, ed il dolore,
quant’altro non sappiam che cosa dare.
Tu possa trasformarlo in tanto bene,
nel cuore di persone ancor lontane,
che ignorano il bisogno del vicino,
e pensano a se stessi in modo insano.
E aiutaci o Signore a camminare,
tenendoci per mano e sopportare,
l’altrui ingiustizia, l’egoismo e ‘l danno,
e portaci pian piano e senza affanno,
a riabbracciar i nostri amati figli,
nel regno Tuo, seguendo i Tuoi consigli.
Antonio Merlo.